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Matteo Renzi? Meglio che si impegni in Europa. Paolo Gentiloni? Deve continuare a governare il Paese. Marco Minniti non è esattamente un ministro mediatico che ami rilasciare interviste e commenti sui quotidiani o ai telegiornali ma quando parla – è il caso di dirlo – lascia spesso il segno. Come è accaduto oggi, in occasione della sua conversazione su Repubblica con Eugenio Scalfari.

Quasi una chiacchierata tra vecchi amici – “ci vediamo spesso e quasi sempre è lui a venire a casa mia“, ha scritto il fondatore del quotidiano oggi diretto da Mario Calabresi – nella quale Minniti ha tracciato quella che, a suo avviso, sarà la strada del post elezioni, tra un pronostico elettorale e qualche critica neppure troppo sibillina in merito alla composizione delle liste elettorali del Pd e, più in generale, alla gestione del partito. “Ho sempre suggerito a Renzi di non limitarsi a mettere nella lista dei candidati i suoi fedelissimi“, ha affermato il ministro dell’Interno. Che poi ha aggiunto: “Dovrebbe dare spazio a tutti, anche a quelli che lo criticano all’interno del partito perché hanno anch’essi il diritto di essere rappresentati“. Di nomi Minniti ne ha fatto uno solo – quello di Gianni Cuperlo, che dopo essere stato catapultato nel collegio di Sassuolo ha deciso di fare un passo indietro e non candidarsi per il Parlamento – ma non è escluso che il ministro si riferisca anche ad alcuni dei suoi fedelissimi non ricandidati dal Partito Democratico (qui il commento di Stefano Vespa).

Nelle risposte che ha dato a Scalfari, Minniti ha alternato pronostici e consigli vari, molti dei quali all’indirizzo del segretario dem. “Non credo che voglia diventare dopo le elezioni del 4 marzo il presidente del Consiglio. Preferisce restare leader del partito e occuparsi di Europa“, ha sottolineato ancora. Anche perché – ha aggiunto – a Bruxelles Renzi “può farsi sentire moltissimo” pure nell’ottica di sostenere il partito socialista europeo. Che “è in decadenza” ma che “continua ad essere fondamentale” per l’Europa, ha ricordato il ministro. Il quale – quasi per non correre il rischio di non essere ascoltato – ha poi ribadito: “Questo è un elemento che rende ancora più importante la presenza europea del leader socialdemocratico“.

E poi un altro consiglio, se possibile più esplicito: “Un altro suggerimento che ho gli ho dato è di non andare al governo“. Che invece – ad avviso di Minniti – dovrebbe continuare ad essere guidato da Gentiloni, anche nell’ottica di un sostanziale pareggio alle elezioni del 4 marzo che non renda possibile la formazione di un altro esecutivo. Ma il Pd – si è però detto sicuro il ministro dell’Interno – sarà “il partito di maggioranza” anche nel prossimo Parlamento.

Quanto agli equilibri del post-voto, secondo Minniti il centrodestra è destinato a dividersi presto: “È un’alleanza puramente figurativa: in realtà c’è una differenza di fondo e quasi una contrapposizione“. Nessun accordo però tra Forza Italia e Partito Democratico perché – ha sottolineato il ministro – “Renzi non si alleerà mai con Berlusconi. Semmai pensa che Berlusconi avrà un comportamento neutrale verso il Partito Democratico. È possibile che questo avvenga ma certo non di più“.

Minniti

Caro Matteo, dedicati all'Europa e lascia Gentiloni al governo. Il messaggio di Minniti a Renzi

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