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Dal 20 luglio al 31 agosto si svolge il più importante festival dell’estate: quello di Salisburgo che tra breve celebrerà i cento anni dalla sua prima edizione realizzata nel 1920. Nacque, infatti, come un’iniziativa di un piccolo gruppo d’intellettuali dopo la prima guerra mondiale nella convinzione che la musica, le arti sceniche e la cultura avrebbero affratellato popoli e leader ed impedito nuovi sanguinosi conflitti. In vari luoghi di spettacolo, ci sono numerose rappresentazioni ogni giorno (sino a nove in certe giornate particolarmente richieste come quelle attorno al ferragosto) , non solo musicali (nonostante la musica abbia un ruolo prevalente) ma anche di prosa, danza e via discorrendo, in un luogo in cui musei e gallerie  danno un grande spazio alle arti visive. Il festival vero e proprio viene introdotto da una “ouverture spirituale” dedicata a spettacoli che trattano temi etici e religiosi, nelle loro varie declinazioni.

Non è un festival a tema o monografico (relativo, quindi, ad un singolo autore) ma da un’analisi del programma si può ricavare il filo conduttore che collega i numerosi spettacoli. Per l’edizione 2018, tale filo conduttore è la musica della passione umana, come sottolinea il direttore artistico della manifestazione, Markus Hinterhäuser. Lo si nota già dal grandioso concerto di apertura e del festival e della sua “ouverture spirituale”: “La Passione Secondo San Luca” di Krzysztof Pederecki (uno dei maggiori musicisti contemporanei) con Kent Nagano alla guida dell’orchestra sinfonica di Monréal, del coro della Filarmonica di Cracovia, e del coro di voci bianche di Varsavia.

Nel comparto operistico (forse il più richiesto) verranno presentati nell’arco di sei settimane otto nuovi allestimenti, più o meno tanti quanti in un’intera “stagione” di una fondazione lirica italiana. Quasi tutti questi nuovi allestimenti sono destinati ad essere ripresi da vari teatri nei prossimi anni: il noleggio di spettacoli, e la loro riproduzione in DVD spesso venduti a canali televisivi è un’importante forma di finanziamento del festival che conta su risorse pubbliche solo per il 30% del  suo bilancio, con il resto proveniente da biglietteria, sponsor, cessione di diritti e noleggi.

In quattro di questi allestimenti, l’orchestra è quella dei Wiener Philharmoniker. Apre la sezione operistica il Flauto Magico in una nuova produzione con la regia di Lydia Steier e Constantinos Carydis alla guida del golfo mistico. È stato creato un nuovo personaggio, quello (recitante) del narratore che verrà interpretato da Klaus Maria Brandauer  noto attore di cinema e di teatro. Nel cast oltre a nomi notissimi come Matthias Goerne (nel ruolo di Sarastro) e voci emergenti e già famose come Mauro Peter (in quello di Tamino). Il festival presenta una versione ridotta de Il Flauto Magico  destinata ai giovani ed ai giovanissimi. In questa edizione, il cast consiste in gran misura di cantanti che hanno completato con successo il Young Singers Project (YSP) che da circa dieci anni a Salisburgo perfeziona giovani voci, dopo una seria selezione molto competitiva. Sono nomi da ricordare: Ion Stancu, Hyunjai Lee, Emma Posman, Marie Perbost, Liviu Holender, Carina Schmieger, Gürkan Gider. Al pari dei loro predecessori (e di altri del YSP che appaiono in alter opere e concerti di questo festival) diventeranno famosi.

Il programma operistico include una Salome “molto italiana”: il regista è Romeo Castellucci e la drammaturgia è firmata da Piesandra Di Matteo. Annunciano uno spettacolo minimalista nel grande palcoscenico ricavato da quella che era un tempo la cavallerizza del Principe Arcivescovo e  della sua Corta, Concerta Franz Welser – Möst.

Tra le altre produzioni liriche per cui c’è una grande attesa e per le quali è molto difficile trovare biglietti: The Bassarids che il festival commissionò a Hans Werner Henze e che a Salisburgo ebbe la prima mondiale nel 1968 (un’edizione presentata all’opera di Roma nella stagione 2015-2016 ha vinto il Premio Abbiati, l’Oscar italiano della lirica; Der Prozess (dal romanzo di Kafka), lavoro a lungo dimenticata ed ora rivalutato, del compositore austriaco Gottfried von Einem; una Dama di Picche con la direzione musicale di Mariss Jansons e quella teatrale di Hans Neuenfelds; L’Incoronazione di Poppea  presentata da Sir William Christie e Les Arts Florrissants: ed , infine, L’Italiana in Algeri tagliata a misura per Cecilia Bartoli (reguia di Mosher Leiser e di Patrice Caurier, direzione musicale di Jean-Christophe Spinosi) che ha debuttato, sempre a Salisburgo al recente Festival di Pentecoste.

La lirica è solo una parte del ricchissimo festival. Nel settore prosa si va del sempre presente Jedermann (Ognuno di Noi) di von Hoffmannstall , “dramma sacro moderno” che inaugurò la manifestazione nel 1920 (e da allora viene ripreso ogni anno, cambiando ogni lustro l’allestimento) ai Persiani di Eschilo , da Penthiselea di von Kleist a Fame di Hamsun, ed altri titoli.

Foltissimo il programma dei concerti (anche di musica contemporanea ed elettronica) che include le migliori orchestre ed i più noti solisti internazionali.

Foto: © Salzburger Festspiele/Anne Zeuner

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Salisburgo 2018, la musica della passione umana

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