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Guai a considerare la vendita di Ntv agli americani di Gip (qui lo speciale di Formiche.net sul cda di ieri che ha sancito il cambio di proprietà) come l’ennesimo pezzo di industria made in Italy che vola all’estero. E comunque 2,4 miliardi, debiti inclusi, non sono pochi soldi per una società che ha a malapena dodici anni di vita, giunta a competere direttamente con Ferrovie e a un passo dalla Borsa. Per Confindustria, per esempio, la vicenda di Ntv dimostra che l’Italia, al netto dei suoi guai, è ancora un Paese in grado di suscitare gli appetiti dei grandi investitori internazionali.

Un primo endorsement è arrivato direttamente dal presidente degli industriali, Vincenzo Boccia (nella foto). “La nostra chiave di lettura è che l’Italia è un paese aperto e non dobbiamo lamentarci quando arriva un investitore dall’estero”. L’operazione degli americani su Ntv “significa che il Paese ha un suo perché dal punto di vista degli investimenti, che il Paese è appetibile e che dobbiamo perciò mantenere alcuni impianti importanti di politica economica e continuare su questa strada”.

Tradotto, il fatto che il più grande fondo mondiale di private equity, che con una dote di 40 miliardi ha in portafoglio tra gli altri l’aeroporto londinese di Gatwick, abbia deciso di puntare su una società al 100% italiana, è un ottimo segno per il Paese.

Per Licia Mattioli, vicepresidente di Confindustria con delega all’internazionalizzazione, “l’acquisizione in questione da parte degli americani è una bella novità. Perchè sicuramente porterà competenze e farà crescere l’azienda. Pensiamo per un momento a quanto fatto dalle grandi aziende che hanno rilevato alcuni marchi di moda in Italia. Quando l’investimento è finalizzato alla crescita, come sono sicura in questo caso, allora è sempre un bene. Questo è un Paese che merita questo tipo di cose”, chiarisce a Formiche.net Mattioli.

Sulla stessa lunghezza d’onda, Simone Crolla, consigliere dell’American Chamber of Italy. “Mettiamo subito in chiaro che questo non è un investimento speculativo, ma strategico. Con i suoi capitali il fondo potrà sviluppare la società come forse i precedenti azionisti non potevano fare. E questo è un bene. E poi, quando è un fondo a rilevare una società, persino la testa rimane in Italia. Semmai c’è un cambio di proprietà ma la testa e la qualità del servizio saranno italiani. Non è un caso che l’attuale management di Italo rimanga al posto suo”, spiega a Formiche.net Crolla. Che, allargando il discorso, sposa nella sostanza la tesi di Confindustria. “L’Italia, noi lo diciamo da sempre, deve essere un Paese open for business“.

Contenti persino i sindacati della Fit-Cisl, che per bocca del segretario aggiunto Salvatore Pellecchia fanno sapere di “aver appreso dai media di questa novità: dimostra che l’azienda è in salute e questo ci fa piacere”.

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