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Mistero in Libano intorno a una gigantesca operazione antidroga: nella zona del campo sportivo di Baalbek, e sotto di esso, sono state rinvenute 15 tonnellate di sostanze stupefacenti. Una squadra speciale delle forze del servizio investigativo libanese ha infatti identificato un enorme deposito di stupefacenti proprio a Baalbek, nel campo sportivo. Le voci che circondano le scarne notizie su questa gigantesca operazione anti-narcos sostengono che il rilievo dell’operazione sia anche un altro: stando a quanto sostengono queste indiscrezioni non confermate da fonti ufficiali il laboratorio scoperto a Baalbek consentiva la liquefazione della cocaina in modo da renderla esportabile. Se fosse vero sarebbe una notizia allarmante.

Poi c’è il mistero, che riguarda i responsabili. I social media e alcuni siti web hanno immediatamente identificato il nome della persona responsabile di questa organizzazione criminale in un chierico legato a Hezbollah, Chawki Zouaiter. Agli addetti ai lavori questo nome dice molto, visto che è un rampollo delle più forti e famigerate famiglie sciite di Baalbek, tanto che uno Zouaiter non è stato per poco eletto membro del Parlamento libanese. Costui, Hussein Zouaiter, da candidato, si è definito “uno schiavo di Hassan Nasrallah”, il leader di Hezbollah, ma tutti sanno che la sua famiglia dispone di una forza autonoma. Il fatto però è che il sito ufficiale delle forze del servizio investigativo ha smentito, sostenendo che il chierico arrestato sia Gh. Z. , nato nel 1964. Sulla sua identità non è stato detto altro. La questione è delicatissima non solo per il contesto politico libanese in cui arriva, subito dopo la grande vittoria elettorale di Hezbollah, ma anche per il momento regionale. Qualcuno ha voluto coinvolgere Hezbollah in questo traffico per motivi politici? E perché non rivelare la vera identità del responsabile?

Di certo le pressioni internazionali perché i pasdaran iraniani e i loro alleati di Hezbollah escano quanto prima dalla Siria cambiano il quadro dal punto di vista strategico per i khomeinisti, si tratti dei pasdaran di Teheran o degli Hezbollah di Beirut: se andasse così l’obiettivo principale non diventerebbe quello di consolidare la presa sul Libano? Ottenuto un Presidente della Repubblica amico, un governo amico guidato dal non più filo saudita Saad Hariri e con ruoli chiave direttamente nelle mani di Hezbollah, ora sarebbe l’economia libanese il vero obiettivo da conquistare. Per questo i critici di Hezbollah fanno notare che il Partito di Dio controlla il porto, l’aeroporto e i valichi di terra, sarebbe facile far entrare nel Paesi beni di vario tipo senza pagare dazi beni commerciali. Andando a scartabellare tra le vecchie carte non è difficilissimo trovare una vecchia riflessione di Khomeini in persona, che al riguardo di commercio lecito e illecito faceva presente che pagando ai chierici la tassa islamica, la famosa beneficenza, il problema sarebbe in gran parte risolto. “Il pensiero così – mi ha fatto notare uno studioso del mercato libanese- non può non andare a quella grande catena, ad esempio, che consente l’acquisto di telefoni a prezzi impossibili per altri”. Sarà forse un prodotto di questo teorema?

Volendo seguire questo plausibile bandolo si arriva a un altro punto inquietante. Chiunque sia dietro il caso di Baalbek, da dove arriverebbe la cocaina di cui si vocifera? È noto a tutti il rapporto tra Hezbollah e il vice del presidente venezuelano Maduro. Si tratta di un libanese, Tarek el Aissami, espatriato in Venezuela da bambino, al seguito del padre, e che secondo un’ampia bibliografia avrebbe stretti rapporti con il narcotraffico. Le inchieste giornalistiche internazionali, a cominciare dall’accuratissimo lavoro di Vice, che hanno riguardato lui e persone a lui legate indicano in particolare presunti collegamenti con il cartello de Los Zetas, uno dei più famigerati in Messico. Un narcotrafficante di cui il Venezuela ha voluto l’estradizione ne avrebbe fatto il nome agli inquirenti.

Armi e droga, si sa, vanno sovente insieme: e il petrolio, non potrebbe? “La domanda è d’obbligo – ha proseguito la fonte che predilige l’anonimato – perché il governo libanese ha già assegnato alcuni terminal per lo sfruttamento del gigantesco giacimento petrolifero scoperto al largo delle sue coste e alla cui attivazione già si lavora da tempo, con negoziati internazionali. La legge votata a Beirut qualche mese fa prevede che le grandi aziende mondiali interessate debbano agire a mezzo di una joint venture con ditte o società libanesi. Ma società libanesi con un adeguato know how esistono davvero? Molti qui ne dubitano”. E così a suo avviso l’influenza di Hezbollah andrebbe seguita e capita anche sull’economia oltre che sulla politica.

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