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Sono ore di alta tensione in Catalogna. Il governo di Mariano Rajoy ha chiesto al Senato l’attivazione immediata dell’articolo 155 della Costituzione spagnola per assumere le funzioni del governo regionale catalano. L’obiettivo è fermare la deriva indipendentista che sta sprofondando la Catalogna – e anche la Spagna – nell’incertezza politica, giuridica ed economica (qui l’articolo di Formiche.net sugli effetti economici dei venti secessionistici in Catalogna). “Via Puigdemont, non c’è scelta. Ci vuole una decisione eccezionale per rispondere ad una situazione eccezionale. Elezioni in Catalogna entro sei mesi”, ha detto il presidente del consiglio spagnolo davanti ai senatori durante l’intervento con cui ha chiesto poteri speciali per gestire la crisi catalana. “Siamo davanti ad una violazione evidente delle leggi e anche della democrazia e dei diritti di tutti – ha precisato Rajoy -. Tutto questo ha delle conseguenze […] Non è una decisione contro la Catalogna ma per proteggere e difendere i catalani”. Il commissariamento della Catalogna sarà autorizzato dalla Camera alta oggi pomeriggio. È la prima volta in 40 anni di democrazia spagnola che il governo di Madrid prende il controllo diretto di una delle 17 regioni con autonomia.

LA MOZIONE DI JXSÌ E CUP

La risposta del governo catalano è stata immediata. A Barcellona, i deputati indipendentisti del Parlamento hanno presentato una mozione per votare sulla formazione di una repubblica catalana indipendente dalla Spagna e la successiva dichiarazione unilaterale d’indipendenza. La proposta, presentata dalle formazioni politiche Junts pel Sì (coalizione che rappresenta i partiti indipendentisti catalani) e la Candidatura Unità Popolare (CUP) vorrebbe attivare le leggi transitorie in vista di un processo costituente.  I parlamentari dei due movimenti secessionisti hanno una risicata maggioranza. La mozione richiede l’apertura del processo costituente per la redazione di nuove leggi in Catalogna e l’apertura di negoziati “in condizioni ugualitarie” con le autorità spagnole, “a beneficio di entrambi le parti”.

LE AMBIGUITÀ DI PUIGDEMONT

Il presidente Puigdemont si è giocato l’ultima possibilità di avviare i negoziati quando ieri pomeriggio ha detto in conferenza stampa che non avrebbe convocato elezioni anticipate nella regione, come da condizione del governo centrale per avviare il dialogo. In un editoriale pubblicato dal quotidiano El Pais si legge che l’ulteriore ambiguità del presidente catalano ha fatto precipitare la situazione. “Convocati i media in tre orari diversi con messaggi contraddittori sul contenuto dell’annuncio all’opinione pubblica – si legge nell’editoriale – Puigdemont ha scelto, ancora una volta, di inondarci con una retorica vuota, mezze verità e falsità manifeste. Ma, soprattutto, un’altra volta, cerca di guadagnare tempo e consegna la responsabilità ad un’altra istituzione: il Parlament”. Sul quotidiano si legge che è radicalmente falso, come ha detto il president che si siano esaurite le vie del dialogo: “Il suo intervento al Senato, che avrebbe dovuto esserci nello stesso momento in cui faceva la conferenza stampa, è la più recente prova che il dialogo – inteso dal presidente – può solo capirsi come lo sforzo dello Stato ad accettare l’indipendenza della Catalogna, con le buone o con le cattive”.

“UN PRESIDENTE SENZA GIUDIZIO”

Sul quotidiano La Vanguardia di Barcellona è stata pubblicata una dura critica all’atteggiamento del presidente catalano intitolata “Un paese alla deriva”: “Giovedì pomeriggio Puigdemont ha prestato un povero servizio all’immagine di serietà che dovrebbe sempre mantenere la Generalitat. Le sue incertezze provocano perplessità. Ai catalani non è difficile capire che lui prenda una decisione, in un senso o in un altro. Ma sì che reagisca come una barca vela e si lasci influire con facilità da chi ribadisce le sue opinioni fino a invertirle. Insomma, che non eserciti il proprio giudizio né l’autorità che gli conferisce il suo incarico”.

LA POSIZIONE DELL’UNIONE EUROPEA

Secondo Carlos Moedas, commissario europeo alla Ricerca e le Scienze, l’Unione europea difenderà la posizione della Spagna, in rispetto della Costituzione spagnola: “Dobbiamo tutti rispettare i nostri Paesi, tali quali sono, dobbiamo rispettare la Costituzione e questo è estremamente importante per l’Europa […] Penso che quanto sta accadendo sia di difficile gestione per tutte le parti, ma noi, in quanto Unione europea, dobbiamo difendere l’ordine costituzionale della Spagna”.

“CHE IL CONFLITTO RESTI NELL’AMBITO POLITICO”

Joan Rigol i Roig, ex presidente del parlamento catalano, ha dichiarato all’agenzia Associated Press che “oggi è il giorno in cui si esaurirà il vecchio desiderio di molti catalani, ma domani arriverà la cruda realtà con lo Stato spagnolo armato dalla sua interpretazione dell’articolo 155 […] Possiamo solo sperare che il conflitto resti nell’ambito politico”.

Catalogna, le ultime corridas tra Mariano Rajoy e Carles Puigdemont

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