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UN MOVIMENTO TRASVERSALE

Molti politici sono coinvolti nel movimento indipendentista catalano, ma pochi sono stati i leader. La complessità del caso Catalogna si capisce dalla loro trasversalità, dalla varietà di correnti politiche alle quali appartengono. Dall’estrema destra all’estrema sinistra, la sfida per l’indipendenza della Catalogna è condivisa da ideologie opposte. La leadership però proviene da quattro formazioni politiche: Partito Democratico Europeo Catalano (centrodestra), Esquerra Repubblicana di Catalogna (sinistra), Candidatura di Unità Popolare (estrema sinistra) e una frazione di Podemos (sinistra). Di tutto e di più.

ARTUR MAS: IL PADRE DEL REFERENDUM

Il padre del referendum del 1° ottobre è l’ex presidente della Generalitat, Artur Mas (qui il ritratto di Formiche.net). È lui il padre della sfida indipendentista contro Madrid. Cominciò il processo di negoziati a dicembre del 2010, quando è arrivato alla presidenza catalana, e passò il testimone al suo successore, Carles Puigdemont, attuale leader della regione. Mas è discepolo di Jordi Pujol, che è stato leader dei nazionalisti di destra e presidente della Catalogna dal 1980 al 2003. Sul quotidiano spagnolo La Vanguardia si leggono le ultime dichiarazioni di Mas sulle tensioni con il governo spagnolo: “Stiamo vivendo una repressione pura e dura […] che è indirizzata direttamente a distruggere persone e famiglie. È uno stato di polizia […] anche se non è successo ancora dal punto di vista amministrativo, la Spagna ha già perso la Catalogna”. La proposta indipendentista di Mas è arrivata dopo gli scandali di corruzione del suo partito (di centrodestra), Convergenza Democratica di Catalogna. È stato leader del movimento Junts pel Sí (Insieme per il Sì), una coalizione di Convergenza Democratica di Catalogna, Esquerra Repubblicana di Catalogna (sinistra) e altri piccoli partiti.

CARLES PUIGDEMONT: IL PRESIDENTE RADICALE

L’attuale presidente della Generalitat è Carles Puigdemont. È lui il volto del referendum considerato illegale dal governo di Madrid. Dall’anno scorso ha detto che è pronto ad andare in carcere pur che si faccia il referendum del 1° ottobre. Al sequestro del materiale elettorale e la chiusura di diversi siti internet, ha risposto con un’app: #1Oct. Gli elettori troveranno lì tutta l’informazione per esercitare il voto.

Puigdemont è stato proposto come candidato alla Generalit dall’ex presidente Mas. Era rappresentante della parte più radicale del movimento indipendentista. Giornalista e attivista politico da giovane, aveva dichiarato di essere laureato in Filosofia finché si è scoperto che non aveva portato a termine gli studi. È stato deputato del Parlamento catalano nel 2006.

ORIOL JUNQUERAS: L’UOMO DI SINITRA

Oriol Junqueras è il vicepresidente della Generalitat. Cattolico praticante, è famoso per il suo carattere affabile. Laureato in Storia ed Economia, è stato sindaco di Sant Vicenc dels Horts fino al 2015 ed è presidente del partito di sinistra Esquerra Repubblicana di Catalogna. È stato anche membro del Parlamento europeo fino al 2012. In quell’anno, firmò insieme ad Artur Mas l’Accordo per la libertà, con il quale il governo si impegnava nella realizzazione di un referendum sull’indipendenza catalana entro il 2014. Junqueras controlla oggi i conti del governo catalano ed è ministro dell’Economia in Catalogna. Il suo braccio destro, Josep Maria Jové, è tra gli arrestati del 20 settembre (qui l’articolo di Formiche.net).

CARME FORCADELL: L’INSEGNANTE DISOBBENDIENTE

Carme Forcadell (nella foto) è deputata del partito Esquerra Repubblicana di Catalogna e presidente del Parlamento catalano. Nata a Sabadell, è laureata in Filosofia e Scienze dell’Informazione. È stata insegnante di catalano ed ha pubblicato diversi libri sulla pianificazione linguistica e l’identità culturale. È una delle promotrici della proposta di legge per la realizzazione del referendum del 1° ottobre. La sua posizione è stata criticata dal Tribunale Costituzionale ed è stata accusata di prevaricazione e disobbedienza alla legge spagnola. È una delle fondatrici dell’Assemblea Nazionale Catalana, un’organizzazione che dal 2012 si occupa della mobilitazione sociale delle iniziative e manifestazioni a favore della secessione catalana. Nel 2014 ha ricevuto il premio “Joan Blanc” per la difesa della cultura e identità catalana.

ANNA GABRIEL: L’INDIPENDENTISTA NON CATALANA

Anna Gabriel è deputata dal 2015 ed è il portavoce del partito di estrema sinistra Candidatura di Unità Popolare nel Parlamento catalano. Laureata in Diritto, è stata consigliere municipale di Sallent fino al 2011. È professoressa universitaria di Storia del Diritto. Cominciò a fare politica ai 18 anni nella Piattaforma Antifascista ed è tra la fondatrice della Coordinazione delle Associazioni a favore della Lingua Catalana. Tuttavia, a casa non ha mai parlato catalano. La sua famiglia, che lavorava in miniera, è originaria della località di Murcia, ma lei e suo fratello hanno deciso di aderire al movimento indipendentista della Catalogna. È affiliata al sindacato anarchico Confederazione Generale del Lavoro.

ALBANO-DANTE FACHÌN: IL LEADER ANTICAPITALISTA

Dalla sua fondazione, Podemos ha sempre simpatizzato con l’indipendentismo catalano. Tuttavia, all’interno del partito c’è una divisione tra chi vuole tentare la strada di un nuovo accordo con il governo spagnolo e chi invece preferisce sostenere la strategia del governo catalano. Albano-Dante Fachín è segretario di Podem, la parte catalana di Podemos. È deputato del Parlamento catalano dal 2015. Nato in Argentina, frequentò la facoltà di Filologia Inglese a Barcellona, ma non si è laureato. I suoi primi passi in politica sono stati con 15-M, il movimento degli Indignados di cui faceva parte anche Pablo Iglesias. Dante-Fachìn è un attivista per i diritti dell’assistenza sanitaria ed è fondatore del Processo Costituente della Catalogna, che ha come obiettivo l’istallazione di un regime anticapitalista nella Repubblica Catalana Indipendente.

Il sindaco di Barcellona, Ada Colau, (qui l’articolo di Formiche.net) è sempre stata ambigua sul referendum indipendentista. Ora però sembra essere arrivata ad un accordo con il presidente Puigdemont e si è pronunciata a favore del voto. Non si conoscono però i dettagli dell’alleanza.

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