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La bocciatura a Strasburgo della procedura d’urgenza sulla proposta sull’obiettivo climatico 2040 segna un altro risultato nel nuovo aproccio al Green Deal dopo l’accelerazione imposta da Timmermans nella passata commissione. Al momento l’indicazione politica porta a meno ideologia e più pragmatismo, a poche ore dal voto sulla mozione di sfiducia a Ursula von der Leyen. La proposta era stata avanzata dai Verdi, dai socialisti e da Renew Europe e ha trovato un argine nella strategia del meloniani di Ecr/FdI, fautori di un approccio diverso su cui si è coagulata un’ampia maggioranza di centrodestra.

I conservatori parlano apertamente di “un risultato importante, un successo significativo nel difendere le nostre posizioni e i principi di responsabilità e realismo sulle politiche ambientali”, oltre che di “un chiaro segnale che il percorso del Green Deal deve essere rivisto e calibrato meglio, ascoltando le esigenze di tutti gli attori e mantenendo un equilibrio tra tutela ambientale e sviluppo economico”. Una posizione che è stata espressa dagli europarlamentari di FdI-Ecr Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo dei conservatori al Parlamento Europeo e Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia a Bruxelles, che definiscono il voto la “caduta di un altro argine rosso su politiche ambientali”.

Un voto che si lega alla possibilità, spinta dai partiti di sinistra, che venisse eliminato il riferimento al memorandum d’intesa Italia-Albania dal report del Parlamento Europeo sull’Albania. Invece a Strasburgo 546 sì (contro 94 no), hanno deciso che il richiamo all’accordo del Governo di Giorgia Meloni dovesse essere mantenuto in quel documento. “Nessuno ora può dire che il Parlamento Europeo è contro l’accordo”, commenta Alberico Gambino (Ecr) vicepresidente della Commissione affari esteri, secondo cui “il mandato che i cittadini europei hanno dato sull’immigrazione è chiaro, è importante inoltre sottolineare che i Balcani rivestono una funzione strategica nella lotta all’immigrazione illegale e per quanto riguarda la sicurezza europea”.

In precedenza la posizione sostenuta dai Verdi era che fosse “inaccettabile che il Parlamento europeo si limiti a prendere atto” del protocollo Italia-Albania in materia di migrazione, nell’ambito della relazione della Commissione sul paese che ha fatto richiesta di adesione all’Ue. Per bocca di Cristina Guarda, in riferimento alla Risoluzione sulle relazioni 2023 e 2024, avevano sollevato dubbi sui “diritti umani derivanti dal tale accordo, che potrebbe violare il diritto europeo”, aggiungendo una serie di osservazioni sulle gravi carenze in settori fondamentali come la libertà dei media, la qualità dell’amministrazione pubblica e la lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione. “Esprimiamo inoltre preoccupazione per le crescenti pressioni politiche sul potere giudiziario. Riteniamo che sia giunto il momento di superare l’elevata polarizzazione politica che caratterizza la scena politica albanese, una condizione che frustra i cittadini e danneggia la cultura democratica del Paese”.

Ma la plenaria a larghissima maggioranza ha preferito mantenere nel report sull’Albania il riferimento al memorandum d’intesa con l’Italia. Una scelta che, come commenta a Formiche.net Carlo Fidanza, “rappresenta un esempio di successo e di cooperazione tra Italia e Albania che si configura come un modello da seguire per tutta l’Europa, oltre a configurare un isolamento in Europa del Pd e della sinistra italiana”.

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