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Canali finanziari del Vaticano sarebbero stati usati dai vertici della banca Finnat per operare in modo irregolare in Borsa. È l’ipotesi di reato contestata al banchiere cattolico Giampietro Nattino (in foto), presidente di Finnat. La Guardia di finanza, per ordine del gip Antonella Minunni, gli ha sequestrato martedì in via preventiva beni per 2,5 milioni di euro. Identiche contestazioni per due ex alti dirigenti vaticani, Paolo Mennini e Piero Menchini. Tutti e tre sono indagati per manipolazione del mercato e ostacolo alle funzioni di vigilanza della Consob.

L’INDAGINE PARTITA IN VATICANO

L’indagine è condotta dal nucleo di polizia valutaria delle Fiamme gialle, coordinata dal pm romano Stefano Rocco Fava. Tutto era cominciato nel 2015 quando il banchiere finì sotto la lente delle autorità vaticane per alcuni conti che aveva all’Apsa. L’ufficio del Promotore di giustizia vaticano, a seguito di un rapporto dell’Aif – l’Autorità di informazione finanziaria voluto da Benedetto XVI e aggiornato da Francescopassò il Tevere per chiedere la collaborazione delle autorità giudiziarie italiane e svizzere. Gli 007 della Santa Sede ipotizzavano diversi reati: “eventuale riciclaggio di denaro, insider trading e manipolazione del mercato”. Operazioni condotte utilizzando la cassaforte del Vaticano. Apsa, appunto. I fatti risalirebbero a prima del 2011, quando – poco prima dell’avvio dell’azione di trasparenza finanziaria – Nattino chiuse i suoi conti oltretevere aperti nel 2000. Un saldo di circa due milioni, euro che sarebbero poi stati trasferiti in Svizzera. Secondo un dossier di 33 pagine curato dagli ispettori vaticani e pubblicato da Reuters nel novembre 2015, si sospetta che clienti laici, estranei al Vaticano, ma con la complicità di personale Apsa, utilizzassero l’ente in violazione dei propri regolamenti.

CHE COSA SCRIVE IL SOLE 24 ORE

“Le operazioni di compravendita dei titoli – scrive oggi Stefano Elli del quotidiano Il Sole 24 Ore – sono state conclude dal febbario 2007 sino al marzo del 2011 (…) La maggior parte delle operazioni sarebbe stata posta in essere da Nattino utilizzando il conto cifrato numero 339 a lui stesso intestato. Un’intensa attività di trading su quel conto, che oltre alla banca da lui stesso presieduta, avrebbe riguardato anche due altri titoli quotati: Tecnologia avanzata di sistemi e Apulia Prontoprestito”.

RETROSCENA E RAPPORTI SECONDO “DON 500”

A tirare in ballo il banchiere romano era stato, nel 2013, monsignor Nunzio Scarano, ex addetto contabile dell’Apsa, coinvolto in presunti illeciti finanziari. Secondo il monsignore – soprannominato “don 500” per la consuetudine con le banconote di grosso taglio – Nattino realizzava operazioni finanziarie con banche italiane ed estere servendosi dello schermo dell’Apsa.

COSA DICONO I MAGISTRATI

Secondo l’accusa, Nattino avrebbe usato i suoi conti in Vaticano per comprare e vendere titoli della Finnat “con modalità ritenute ingannevoli, artificiose e idonee ad alterare sensibilmente il prezzo del titolo sul mercato”. Il banchiere avrebbe “fittiziamente attribuito le transazioni all’Apsa” con l’aiuto dei due dirigenti che nel 2011 ne erano alla guida, a loro volta oggi indagati. Inoltre, il banchiere avrebbe comunicato alla Borsa e alla Consob “dati non corrispondenti al vero, affermando di aver acquistato dall’Apsa azioni della Finnat laddove tali titoli risultavano già propri”.

CHI È NATTINO

Ottant’anni, Nattino in passato è stato consultore della Prefettura degli affari economici. Già a 23 anni risultava nell’annuario pontificio come addetto all’anticamera di Sua Santità. La Finnat, di cui Nattino è amministratore delegato, ha sede in piazza del Gesù, nel prestigioso Palazzo Altieri, storica dimora della famiglia di papa Clemente X. Banca Finnat Euramerica nasce nel 1998, ma la storia del gruppo affonda le sue radici nel 1898, quando nasce come Studio professionale di agenti di cambio. Fondata da Pietro Nattino, è oggi presieduta e gestita dalla quinta generazione dei fondatori.

GLI INTRECCI CON L’APSA

Un passato all’Apsa per Paolo Mennini, che ne è stato amministratore della sezione straordinaria dal 2003 al 2013. È uno degli undici figli di Luigi, morto nel 1997. Anche il padre ha avuto rapporti con le finanze vaticane, come numero due dello Ior ai tempi di monsignor Marcinkus. Il fratello, Antonio, è arcivescovo. Già nunzio in Gran Bretagna, oggi è officiale della Segreteria di Stato. Il figlio di Paolo, Luigi, come il nonno, è amministratore delegato di Finnat Fiduciaria Spa, partecipata al cento per cento da Banca Finnat di Nattino. Ha lavorato per l’Amministrazione del patrimonio della Santa Sede anche il terzo protagonista dell’inchiesta, ora iscritto nel registro degli indagati, Piero Menchini. Lui di Apsa è stato direttore amministrativo. Monsignor Scarano, interrogato nel luglio 2013, ha parlato diffusamente di tutti e tre gli attuali indagati e di quanto, a suo dire, avveniva grazie all’Apsa. Nattino dichiarò all’Espresso di non avere mai conosciuto Scarano.

LA REPLICA DEL BANCHIERE

In una nota, Nattino precisa che il provvedimento lo interessa personalmente “e non riguarda Banca Finnat” e si riferisce alle “medesime vicende già emerse in passato e sulle quali valgono le posizioni già assunte a suo tempo”. Il banchiere ribadisce quindi “la propria totale collaborazione con gli organi preposti, confidando nella rapida e positiva conclusione della vicenda”. Già nel 2015 Nattino aveva replicato alla notizia delle indagini vaticane di avere agito nel “pieno rispetto delle norme” e con “la massima correttezza e trasparenza”.

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