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Gli Stati Uniti sono pronti a colpire il Venezuela e Donald Trump ha dato il via libera per procedere alle azioni militari all’interno del Paese. Potrebbe accadere già nelle prossime ore. Questo è quanto riporta il Miami Herald – rapidamente ripreso da Forbes e altri – citando fonti anonime. Le tensioni nel mar dei Caraibi tra gli Usa e il Venezuela di Nicolas Maduro sono salite rapidamente negli ultimi mesi e il dispositivo militare americano nella regione è da ritenersi in condizione di prontezza operativa. Sullo sfondo, anche i toni politici sono saliti negli ultimi tempi, con l’amministrazione Trump che ha apertamente indicato Maduro, che governa il Venezuela nonostante la sconfitta elettorale del 2024, come il capo di una rete di narcotrafficanti internazionali. La Casa Bianca continua a dichiarare che le operazioni riguardano la lotta ai cartelli, inseriti nella blacklist delle organizzazioni terroristiche internazionali, e che i narcotrafficanti sono classificati come unlawful combatants, il che autorizzerebbe il presidente a ordinare la conduzione di operazioni militari.

Cosa dicono le fonti

Secondo l’Herald, gli attacchi nel territorio venezuelano “sono questione di giorni, forse ore” e avranno come probabile bersaglio infrastrutture logistiche e portuali presumibilmente connesse al traffico di stupefacenti. Parte di queste installazioni è operata anche dalle Forze armate. Alla domanda se Maduro sia tra i bersagli delle operazioni che sono state approvate, le fonti citate dai media statunitensi non hanno voluto rispondere. Hanno però detto che “Maduro sta per ritrovarsi intrappolato e potrebbe presto capire che non riuscirà a lasciare il Paese neanche se lo volesse”. Sempre secondo le fonti, il supporto intorno al presidente non sarebbe solido, con più di un generale incline a consegnarlo agli Stati Uniti: “Sanno benissimo che una cosa è parlare di morte, un’altra è vederla arrivare”.

Cosa possono fare gli Usa

Se le indiscrezioni venissero confermate, gli Usa si trovano già nelle condizioni di lanciare, in qualsiasi momento, un ampio ventaglio di operazioni contro il Venezuela. La concentrazione di assetti bellici nella regione è iniziata alla metà di agosto e ha progressivamente ammassato capacità considerevoli, idonee a condurre diversi tipi di azioni. Da allora, la Us Navy ha affondato più di una imbarcazione, presumibilmente riconducibili ai cartelli della droga. Al momento, le incursioni aeree sono l’ipotesi più probabile, ma non si possono escludere lanci di missili da crociera e incursioni anfibie mirate. A questo bisogna aggiungere che la Cia – che avrebbe ricevuto luce verde per condurre azioni sotto copertura la scorsa settimana – potrebbe aver già schierato reparti operativi dietro le linee venezuelane. Stanti così le cose, le probabilità di almeno un attacco già nelle prossime ore sono elevate.

Il Venezuela potrebbe arrendersi al primo colpo?

Alle prime avvisaglie del concentramento militare Usa nella regione Caracas ha mobilitato le sue truppe, ma il dislivello è obiettivamente incolmabile. Le Forze armate venezuelane non sono in grado di opporre resistenza agli Stati Uniti. Senza scomodare il deterrente nucleare, gli Usa rimangono la maggiore potenza convenzionale del pianeta e l’opposizione militare di Caracas avrebbe breve durata.  La portaerei Ford, che ha ricevuto l’ordine di dirigersi verso i Caraibi, si trova ancora lungo la costa italiana e non dovrebbe arrivare prima di 10-12 giorni. Le voci che parlano di aria di diserzione tra i ranghi dell’Esercito bolivariano potrebbero essere il prodotto di psyops e stratcom ma, viste le condizioni, non è inverosimile che i vertici (e il resto) delle Forze armate possano valutare di voltare le spalle a Maduro per evitare un conflitto. 

I prossimi giorni – o ore – saranno centrali per determinare l’avvio effettivo delle operazioni e delineare eventuali scenari.

 

Gli Stati Uniti sono pronti a colpire il Venezuela. Ecco cosa sta succedendo

L’amministrazione statunitense avrebbe dato via libera per lanciare attacchi all’interno del Paese e fonti anonime parlano già di possibile diserzione tra i vertici militari. Porti e scali logistici i bersagli più probabili. Le incursioni aeree potrebbero iniziare già nelle prossime ore

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