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La battaglia dei dazi tra Stati Uniti ed Europa potrebbe essere alle sue ultime battute. Perché, alla fine, anche il Vecchio continente non ha tanta voglia di una stillicidio che finirebbe con l’affossare quel poco di economia che ha resistito a pandemia e guerre. E così, accettare tariffe al 10% su tutti i prodotti europei in entrata negli Stati Uniti, più acquisti di Gnl e materie critiche, tra cui il combustibile per il nucleare, così come prevede la controproposta americana che ha spiazzato Bruxelles, potrebbe non essere una pessima idea. La mette giù più o meno così l’economista e saggista Carlo Pelanda, quando gli si chiede se, alla fine, un’intesa commerciale tra Washington e Bruxelles arriverà, prima che scatti la tagliola del 9 luglio, giorno in cui la moratoria di tre mesi concessa dagli Usa, scadrà.

Ad oggi un accordo viene considerato fattibile, ma ovviamente bisogna essere in due. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, vorrebbe comunque un’intesa, anche di massima, entro quella data anche per dare chiarezza alle imprese e rimuovere l’incertezza che dura da mesi. Le posizioni all’interno del Consiglio europeo, però, sono distanti e si possono esemplificare con la polarizzazione tra Germania e Francia. La prima per un accordo al più presto, la seconda per un’intesa ma non a ogni costo.

Pelanda, partiamo dalle probabilità: Europa e Stati Uniti, alla fine, troveranno un accordo che ponga fine all’incertezza?

Le probabilità di un’intesa sono molto elevate, ma c’è un negoziato ancora in corso. Gli europei vogliono chiudere al più presto questa partita e lo vuole anche Trump, il quale però ha messo dei paletti che per l’Ue sono un po’ più problematici.

In effetti non tutti sembrano voler accettare tariffe al 10% sui beni importati sul mercato americano. La Francia, per esempio…

Non è questione di chi ha ragione e chi ha torto. Parigi da sempre ha divergenze con gli Usa e in più oggi ha qualche problemino interno. Germania e Italia vogliono subito un accordo, l’Olanda è a metà strada. Ma alla fine ci sarà un nocciolo di Stati che assumerà una posizione forte per poi cercare il compromesso con la Francia e negoziare con gli Stati Uniti.

Supponiamo per un momento che l’Europa accetti dazi al 10% sulle proprie esportazioni. Le sembra una soluzione svantaggiosa per il Vecchio continente?

Facendo due conti non tanto, mi sembra accettabile. E comunque, se questo fosse il compromesso, il punto di caduta, per evitare una guerra commerciale, direi che è un costo e un rischio sostenibile. Vede, trovo molto più pericolosa una svalutazione del dollaro, piuttosto che accettare di pagare il 10% in più per ogni bene esportato sul mercato statunitense. Germania e Italia, non dimentichiamolo mai, hanno modelli economici imperniati sulle esportazioni, hanno tutto da perdere da una guerra commerciale. Il 10% mi pare gestibile per questi due Paesi. E poi c’è un altro aspetto.

Quale?

A Trump non piacciono molto gli europei, ma sa bene che l’economia americana non può farne a meno. E poi, nel momento in cui molti Paesi dell’Ue hanno accettato di portare al 5% del Pil la spesa militare, andando dunque incontro alle richieste americane, mi pare improbabile che si vada incontro a una guerra commerciale di lunga durata.

Parliamo della Cina. Qui l’accordo sembra essere stato raggiunto: è una vittoria degli Stati Uniti?

Non proprio, semplicemente ambedue si sono fatte i conti: per il Dragone questa guerra commerciale è stato un massacro, ma anche per gli Usa. Non è amicizia, non è affetto, semplicemente Cina e Stati Uniti hanno capito che i dazi non se li possono permettere: è realpolitik, ma non certo un segno di pace. semplicemente un bagno di realtà.

Byd, il costruttore cinese di auto elettriche, sta conquistando i mercati di mezzo mondo, Europa inclusa. Secondo lei c’è la possibilità che alla fine l’Ue venga travolta dall’offerta del Dragone, non solo di auto green, finendo per comprare solo dalla Cina?

C’è una diversità di opinioni in materia. La mia è che la Cina è disperata, è in sovraccapacità e deve per forza di cose esportare, facendo un dumping enorme. Per molti questa aggressività verso l’esterno va arginata, per altri no. La verità è che l’Europa appartiene al blocco americano, aprirà alla Cina nella misura in cui gli Stati Uniti glielo concederà.

L'Unione europea accetti la proposta americana sui dazi, conviene a tutti. Parla Pelanda

Piuttosto che andare avanti con questo stillicidio, Bruxelles dovrebbe dire di sì a tariffe al 10% sulle proprie esportazioni verso il mercato americano. La Francia alla fine si accoderà a Germania e Italia. L’accordo con la Cina è puro realismo, altro che amicizia. Byd? L’Europa non finirà con il comprare solo dal Dragone. Intervista all’economista e saggista Carlo Pelanda

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