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Nella tarda serata di giovedì 14 luglio a Nizza un grosso camion è piombato a 80 chilometri orari sulla folla inerme che stava assistendo la fine dello spettacolo pirotecnico in onore della festa nazionale francese per la ricorrenza della presa della Bastiglia. Il bilancio parla di un’ottantina di morti e un centinaio di feriti, alcuni in modo grave. È stato un attentato, e secondo le dichiarazioni del presidente François Hollande potrebbe avere matrice nell’estremismo islamico, probabilmente legato all’Isis, anche se ancora non ci sono rivendicazioni.

LA TECNICA

La tecnica utilizzata è spietata, ma non nuova. L’automezzo pare abbia percorso circa due chilometri del famoso lungomare nizzardo, muovendosi a zig zag per massimizzare l’effetto; pare che l’autista avesse anche un’arma automatica, e mentre falciava la folla sparava. L’azione ripercorre un messaggio audio lanciato anni fa dal portavoce dello Stato islamico Abu Mohammed al Adnani, che si ritiene la mente progettuale degli attacchi che hanno colpito nel novembre del 2015 Parigi e di quelli successivi, a marzo 2016, a Bruxelles. Al Adnani è un kunya, un nome da combattimento, in realtà il siriano si chiama Taha Subhi Falaha e viene da una città della provincia di Idlib. Il suo ruolo nelle operazioni estere travalica la pianificazione diretta, ossia la progettazione dei grandi attentati come quello di Parigi, in cui una cellula è stata mandata in missione speciale, perché al Adnani con le sue predicazioni, con i suoi messaggi riesce a muovere quelli che vengono definiti i “lupi solitari”, ossia coloro che affascinati dalla retorica jihadista fino all’indottrinamento, colpiscono senza la necessità di vistose e rumorose organizzazioni.

I PRECEDENTI

L’uso delle macchine come proiettili da lanciare contro passanti indifesi, a cominciare da ottobre dello scorso anno è stato più volte riporta in Israele: in totale ci sono stati 34 morti per attentati di questo genere; alcuni casi in Cisgiordania c’erano stati già alla fine del 2014. Due episodi del genere si sono verificati in Gran Bretagna (uno di questi è quello in cui è stato ucciso Lee Rigby, che dopo essere stato investito è stato decapitato in strada) e un altro in Canada (dove nel 2014 è stato ucciso un soldato soltanto un mese del discorso di al Adnani). L’ultimo, prima di Nizza, c’è stato mercoledì in un chekpoint a nord di Gerusalemme: un militare al controllo s’è visto piombare contro un’auto con a bordo due giovani palestinesi e ha aperto il fuoco uccidendo il guidatore. I primi in senso assoluto a suggerire l’uso dei mezzi di trasporto per compiere attentati furono gli uomini di al Qaeda nella Penisola Arabica (Aqap), nel 2010.

I MESSAGGI

Chiunque abbia a disposizione un camion, o una qualsiasi altra arma, può decidere per conto proprio di lanciarsi in mezzo a persone inermi e compiere una strage. L’unico precetto: dedicate il gesto a Khalifa Ibrahim. Su questo ruotano molti degli audio-sermoni del portavoce. È storico il discorso del settembre del 2014. Siamo a poco più di due mesi dalla proclamazione del Califfato a Mosul, gli Stati Uniti hanno iniziato a bombardare l’IS in Iraq e di lì a pochi giorni avrebbero allargato la campagna sulla Siria. Il discorso si intitolava “Davvero il tuo signore vede tutto” e contiene all’interno un manuale pratico applicativo per ogni jihadista fai da te. È un messaggio diretto ai fedeli, o meglio a quelli che lui ritiene tali: “Alzatevi e difendete il vostro Stato, dovunque voi siate. Se potete uccidere un infedele americano o europeo, specialmente gli schifosi francesi, o un australiano o un canadese o un qualsiasi infedele, inclusi i cittadini delle nazioni che ci stanno facendo la guerra, allora abbiate fiducia in Dio e uccidete in qualsiasi modo. Uccidete il militare e il civile, sono la stessa cosa. Se non potete trovare un proiettile o una bomba, usate una pietra per rompergli la testa, o un coltello, o investitelo con l’automobile, o gettatelo dall’alto, o strangolatelo, oppure avvelenatelo”. È la pianificazione globale: al Adnani spiega ai proseliti che non è necessario organizzarsi in cellule e progettare attentati, anzi, è meglio farlo per conto proprio, anche se in modo più limitato. Nell’ultimo messaggio di metà maggio, il portavoce del Califfo ha aggiunto: “Se i tiranni vi hanno sbarrato la porta per raggiungere lo Stato islamico, aprite la porta del jihad in casa loro. Davvero, apprezziamo di più un’azione piccola commessa da loro che un grande gesto compiuto qui, perché così è più efficace per noi e più dannoso per loro. Terrorizzate i crociati, notte e giorno, fino a che ciascuno non avrà paura del suo vicino”.

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Una passaggio di un video di propaganda dello Stato islamico, indirizzato ai francesi, in cui si richiama esplicitamente l’uso delle auto per colpire

 

PASSARE SOTTO TRACCIA, SEMINARE IL TERRORE

La strategia è evidente: colpire in modo continuo, non lasciare il freno al terrore, utilizzando iniziative personali e dunque difficilmente tracciabili dalla polizia. Dalle informazioni in possesso del Figaro pare che il camion di Nizza fosse stato affittato regolarmente e senza procurare sospetti qualche giorno prima nel piccolo comune di Saint-Laurent-du-Var. Questo genere di azioni è cresciuto negli ultimi periodi, e anche la narrativa propagandistica ne ha fatto scorta: gli ultimi attentati, queello di Orlando (in Florida), per esempio, o il duplice assassinio di Magnanville (un comune pochi chilometri a nord-ovest di Parigi), sono stati celebrati da poster diffusi online dai fanboy del Califfo, in cui si calcava sulla retorica del “lone wolf”.

"Lanciatevi con la vostra auto contro gli infedeli". I consigli del portavoce del Califfo

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