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Sta facendo molto discutere, in questi giorni, il disegno di legge Cirinnà in materia di unioni civili, con riferimento in particolare alla stepchild adoption (ossia alla possibilità, da parte del partner in una coppia gay, di adottare il figlio dell’altro).

È probabile che la minoranza cattolica del Pd, non voterà la legge. E Matteo Renzi si ritroverà ancora una volta a dover cercare una «stampella», una maggioranza trasversale.

Ma quale è la vera posta in gioco? Si prevede una modifica alla legge sull’adozione dei minori, in modo da consentire l’adozione – da parte del partner dello stesso sesso – del figlio biologico dell’altro partner. Grazie a tale modifica, diventerebbe pertanto possibile l’adozione anche in Italia: (a) del figlio di uno dei due partner di una coppia omosessuale maschile, nato all’estero mediante il ricorso a procedure di maternità surrogata («utero in affitto») che pure resta vietata in Italia; (b) del figlio adottato all’estero da una coppia omosessuale (laddove, infatti uno dei due partner che ha adottato un minore in uno Stato che consente tale adozione si trasferisse in Italia e contraesse un’unione civile con un partner dello stesso sesso, questi potrebbe adottare il minore). Il fraintendimento è facile, ma deve essere evitato. Il vero effetto del Ddl, infatti, non è tanto quello di riconoscere il diritto delle coppie omosessuali all’adozione. Non è questo il punto.

La reale conseguenza della legge, è quella di introdurre la possibilità di far adottare dal proprio partner un figlio reso intenzionalmente orfano del rapporto con l’altro genitore biologico, dando così sostanzialmente ingresso a un modello famigliare improntato al concetto di omogenitorialità. Si introduce, cioè, il principio che il rapporto di genitorialità (genitore/figlio), grazie agli sviluppi delle biotecnologie e alle possibilità economiche di chi vi ricorre, non presuppone più genitori di sesso diverso né un legame genetico, essendo sufficiente la volontà (e la capacità economica di ricorrere a a pratiche costosissime pratiche) di un solo soggetto per dar vita a un figlio che diventerà poi figlio adottivo del partner. La differenza è evidente. Il punto non è, pertanto, negare che un genitore omosessuale possa essere un «buon genitore». È, diversamente, quello di mettere in questione il fatto che il solo desiderio di paternità/maternità si trasformi in un diritto alla genitorialità.

È evidente, allora, che si tratti di una innovazione epocale, che trasformerà profondamente il concetto di famiglia, di genitore e di figlio nel nostro Paese, tra l’altro non conforme all’idea di famiglia che ancora emerge dalla nostra Costituzione. Ed è altrettanto evidente che i cattolici del Pd non potranno certo votare un disegno di legge del genere, anzi: i cosiddetti cattodem hanno già spiazzato la maggioranza Pd presentando un emendamento che prevede l’estensione della punibilità delle pratiche di maternità surrogata, anche se realizzate all’estero da cittadini italiani, emendamento considerato irricevibile dai loro, imbarazzati, colleghi di partito.

La conseguenza di tutto questo, come dicevamo, è che Renzi si troverà nella necessità di ricorrere ad una maggioranza «trasversale», destinata probabilmente ad appoggiarlo anche per tutte le altre riforme sui diritti civili che ha annunciato per il 2016 testamento biologico, eutanasia, utilizzo di morti cerebrali a fini di ricerca, ius soli, eccetera). Dei diritti sociali infatti è meglio non parlare, della disoccupazione giovanile che non accenna a diminuire neppure, allora meglio spostare l’attenzione sui diritti civili per aumentare i consensi.

E chi farà da «stampella» a Renzi, se non il M5S, attirato dalle vedute «moderne», in sintonia con il tempo del capo del governo? La trappola è perfetta. E i cinque stelle ci son caduti dentro in pieno, dichiarando il proprio sostegno incondizionato – anzi: oltranzista e massimalista – all’intero impianto di un Ddl che Renzi non riuscirebbe mai a fare passare con il sostegno della sua maggioranza. Dopo aver tolto le castagne dal fuoco a Renzi nel rebus dei giudici della corte costituzionale, l’inciucio prosegue sulle unioni civili. Renzi sta giocando sul terreno dei «valori» per sviare l’attenzione su quello che veramente gli interessa.

(Estratto di un articolo più ampio pubblicato sul Giornale)

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