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Alessandro Pansa e Franco Gabrielli erano emozionati (il secondo più del primo). Il cambio al vertice della Polizia è stato forse più intenso del solito sia perché Pansa prosegue la carriera diventando direttore del Dipartimento informazioni per la sicurezza e dunque come capo dei servizi segreti avrà il suo bel da fare, sia perché Gabrielli arriva a guidare i poliziotti e la Pubblica sicurezza dopo aver ricoperto incarichi di vertice in tutti i settori: dalla Digos al Sisde, dalla Protezione civile alle prefetture di L’Aquila e Roma.

Pansa ha rivendicato con orgoglio i risultati dei tre anni di mandato «e oggi siamo un’amministrazione da prendere come esempio»: il debito più che dimezzato, maggiori risorse, l’intensa collaborazione tra tutte le componenti del comparto sicurezza per un ammodernamento e uno snellimento delle strutture. «Sarà una vera rivoluzione per le strutture e le carriere interne. Trovare da soli la soluzione è un vantaggio per tutti», ha sottolineato il neocapo del Dis. Riprendendo i dati forniti il giorno precedente dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano, il prefetto Pansa ha ricordato che tre anni fa si era nel pieno della crisi economica e alla vigilia delle grandi emergenze immigrazione e terrorismo, riuscendo ugualmente a «mantenere alto il livello di sicurezza, senza ostruzionismo nei confronti dei migranti e nel rispetto delle regole europee» così come la collaborazione tra polizie e servizi segreti ha tenuto «finora al riparo» l’Italia da atti di terrorismo. La sua parola d’ordine come capo della Polizia è stata “prevenzione” perché «la detenzione carceraria ormai continua a essere residuale». Residuale come l’uso della forza nelle manifestazioni di piazza: «Nel 2015 – ha detto Pansa – ce ne sono state oltre 10 mila, ma solo il 5 per cento con incidenti. E sono orgoglioso di quel 95 per cento».

Il Dis «è un grande onore» e Gabrielli «saprà completare la ricostruzione e dare un colpo d’ala», ha concluso. Molto emozionato, Franco Gabrielli, dopo un formale impegno al rispetto della Costituzione e un applaudito ricordo dell’indimenticato Antonio Manganelli, ha dato subito un avviso ai naviganti: invitando i sindacati di Polizia al dialogo e al confronto, ha aggiunto che «dovremo saper giudicare con severità chi infanga la divisa, che è la nostra divisa. Chi sbaglia deve pagare, a cominciare da chi ha maggiore responsabilità». Nello stesso tempo, ha assicurato al ministro l’esecuzione di ogni ordine «fatta salva l’irrinunciabile esigenza di manifestarle sempre il mio pensiero anche di contrario avviso» in un’amministrazione in cui «la chiave giusta va trovata nell’innovazione» e dunque nel cambiamento. Alfano ha spiegato senza giri di parole la decisione di nominare Pansa al vertice del Dis, pur essendo a un mese dal teorico pensionamento: «E’ stata una scelta libera e determinata del governo che ha deciso di continuare a giovarsi della professionalità di Pansa, una persona per bene, perché sarebbe stato uno spreco privarsene». E la nomina di Gabrielli, ha aggiunto, dimostra «la meritocrazia nella Ps», raggiungendo la vetta dopo aver cominciato tanti anni fa nel VI reparto mobile di Genova.

Polizia, che cosa si è detto al passaggio delle consegne fra Pansa e Gabrielli

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