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La grande battaglia per il centro è appena cominciata. Da sempre quello è lo spazio in cui si decidono le competizioni elettorali. E anche la prossima non farà eccezione. L’Italicum, però, con il premio alle liste anziché alle coalizioni, spingerà le forze politiche a unirsi. Perché, mai come con la nuova legge elettorale che verrà, l’unione farà la forza. Al momento due sono gli scenari. O i pianeti centristi che hanno scelto di stare a sinistra cercheranno accoglienza dentro il grande listone del Pd, oppure si metteranno assieme per superare la fatidica soglia del 3 per cento, eleggendo così una minoritaria ma agguerrita truppa parlamentare. Il problema, però, è che Renzi non potrà aprire la porta a tutti. Se lo stesso Alfano potrebbe essere maldigerito dal corpaccione dem, figuriamoci Denis Verdini.

Lo scenario che si prospetta in questi giorni, dunque, è un avvicinamento tra Ala e Scelta Civica, per dar vita a una lista comune da presentare alle elezioni. Verdini e il viceministro all’Economia Enrico Zanetti hanno diversi tratti in comune e potrebbero andare d’accordo. Agli osservatori più attenti non è sfuggito che i due non si attaccano mani, anzi a volte si sono elogiati a vicenda. Il tutto con la benedizione del premier, assicurano molti renziani. A Renzi, in effetti, farebbe molto comodo poter contare su un gruppo parlamentare di centro con cui giocare di sponda per mettere nell’angolo la minoranza del Pd. Un gruppo centrista fortemente renziano su cui l’ex rottamatore possa fare affidamento da utilizzare contro la sua minoranza interna. Del resto non è un mistero che Renzi s’intenda più con Verdini che con Bersani o Speranza, si dice in Transatlantico.

Nel prossimo Parlamento, infatti, Renzi dovrà preoccuparsi che la minoranza dem non detenga la golden share per condizionare l’esecutivo. In questo quadro si innestano i centristi: Ala e Sc insieme, se supereranno il 3 per cento, sarebbero utilissimi a questo scopo. Per questo il premier preferirebbe che si presentassero alle urne con una lista autonoma, e non all’interno del Pd.

Poi, però, c’è Angelino Alfano. A quanto dicono i boatos parlamentari, il ministro dell’Interno e il titolare della Salute, Beatrice Lorenzin, potrebbere preferire una quota di posti dentro il listone del Pd, su cui tratterà un discreto numero di parlamentari. Cosa che Renzi potrebbe anche concedergli se fosse sicuro che gli altri centristi supereranno il 3 per cento. Altrimenti gli chiuderà la porta in faccia, obbligando il leader di Area Popolare a far parte dell’aggregazione centrista, con Verdini e Zanetti.

Fuori, al momento, Raffaele Fitto, che con i suoi Conservatori e riformisti sembra orientato sempre più verso il centrodestra. A sinistra potrebbe invece guardare il Centro democratico di Bruno Tabacci che a Roma partecipa alla primarie di centrosinistra con il candidato Domenico Rossi. “Lo scenario è fluido, tutti stanno in attesa di vedere come andrà il referendum. Poi ci si organizzerà di conseguenza. E a quel punto anche Angelino dovrà decidere cosa fare del suo futuro e prendere una decisione. Finora le cose gli sono andate bene, anche grazie a una certa dose di fortuna, ma i sondaggi non salgono e restiamo inchiodati al 3-4 per cento…”, osserva un deputato di Ncd. Secondo cui il partito dovrebbe al più presto cambiare nome e presentarsi con un nuovo simbolo già alle amministrative. Poi, secondo i risultati, si deciderà se andare alle Politiche con una lista autonoma o farsi ospitare nel listone Pd.

A Verdini e Zanetti, invece, il lusso di questa scelta non sarà concesso: i due partiti, più qualche altra scheggia centrista, sono obbligati a stare insieme, rafforzando la barra di centro a sostegno del Pd renziano.

Che cosa succede al centro tra Alfano, Verdini e Zanetti

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