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Il matrimonio tra General Electric ed Alstom è vicino al via libera ufficiale dell’Europa: il colosso americano, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Reuters, riceverà probabilmente il disco verde dell’Antitrust Ue sulla transazione da 12,35 miliardi di euro con cui comprerà la francese Alstom. Per Ge si tratta del deal più costoso mai messo a segno. 

LA LEZIONE DEL PASSATO

Il gruppo francese Alstom opera in tre settori principali: Trasporti (treni ed infrastrutture ferroviarie), Power (centrali di produzione di energia) e Grid (trasporto e distribuzione di energia). L’anno scorso ha accettato l’offerta di General Electric per cedere le attività energetiche Thermal Power, Renewable Power e Grid. General Electric ha battuto le proposte delle concorrenti Mitsubishi e, soprattutto, Siemens, mostrandosi pronta a collaborare con il governo francese, preoccupato di perdere il controllo su un gioiello nazionale e timoroso di ricadute negative sull’occupazione.

In ottica antitrust, Ge ha anche promesso delle “concessioni” all’Europa per fugare i timori su una possibile riduzione di innovazione e concorrenza nel settore delle turbine a gas heavy duty. Il colosso americano non ha dimenticato la sonora bocciatura inflitta dalla Commmissione Ue nel 2001 alla sua proposta di takeover per Honeywell International, del valore addirittura di 42 miliardi di dollari, che pure aveva ricevuto il via libera delle autorità statunitensi.

Ge si è perciò detta disposta a vendere alcune attività nella manifattura e nei servizi e laboratori di ricerca e sviluppo, tra cui uno stabilimento in Svizzera e la divisione di Alstom Power Systems Manufacturing. L’offerta di concessioni sarebbe stata ulteriormente migliorata pochi giorni fa. Il Ceo Jeffrey Immelt ha anche fatto almeno due viaggi a Bruxelles per incontrarsi con il commissario Ue alla concorrenza Margrethe Vestager, secondo Bloomberg.   

“Abbiamo presentato un ‘remedy package‘ che cerca di risolvere i timori avanzati dalla Commissione ma preserva le ragioni economiche dell’accordo”, ha confermato il portavoce di Ge Jim Healy.

“Ge otterrà con ogni probabilità l’approvazione”, indicano ora le fonti di Reuters. La data fissata per la decisione definitiva dell’Antitrust europeo è l’11 settembre.

I TIMORI ANTITRUST

L’Antitrust europeo aveva mandato a inizio estate a Ge una lista in cui elencava gli elementi che potevano suscitare la preoccupazione del regolatore nell’ambito del deal con Alstom. L’alleanza industriale tra le due imprese potrebbe produrre l’effetto di ridurre il numero di operatori attivi sul mercato delle turbine heavy-duty gas. La presenza di importanti barriere all’entrata di tipo tecnologico e finanziario fa sì che il mercato abbia pochi player principali, ovvero le quattro multinazionali General Electric, Siemens, Mitsubishi Hitachi Power System-MHPS e Alstom che, secondo le stime di JP Morgan, detengono rispettivamente il 47%, il 26%, l’8%, e il 7% delle turbine a gas globalmente installate.

Poiché la MHPS è poco attiva nello spazio economico europeo, l’operazione, che eliminerebbe di fatto Alstom dal mercato, ridurrebbe in maniera significativa la concorrenza a due soli competitor: General Electric e Siemens. La Commissione europea teme quindi che potrebbero diminuire gli sforzi innovativi in Ricerca & Sviluppo e che Ge potrebbe cessare la produzione di alcuni modelli di turbine a gas heavy duty elaborati da Alstom, con conseguente aumento dei prezzi e riduzione della scelta per i consumatori.

 

I DIRITTI DI VETO DELLA FRANCIA

Mentre ha favorito il probabile sì dell’Antitrust Ue con “rimedi e concessioni”, Ge si è garantita il sì dello Stato francese accogliendo le richieste che Parigi ha avanzato, desiderosa di mantenere una forma di controllo su un’azienda nazionale e di evitare perdita di posti di lavoro. Per prima cosa il governo d’Oltralpe ha voluto comprare una partecipazione del 20% in Alstom, una decisione – chiariva Le Figaro – che ha permesso all’esecutivo francese di dire la sua nelle trattative con Alstom, Ge e Bouygues, da cui ha acquistato le azioni di Alstom (Bouygues ne aveva il 29,4%), insieme al diritto di selezionare due consiglieri di amministrazione nel nuovo gruppo. Parigi ha mirato a garantirsi che fosse realizzata “una vera alleanza tra Alstom e Ge, sul modello di quella tra Ge e Safran nei motori per aerei. Il ministro Arnaud Montebourg si è detto pronto a fare uso del decreto sugli investimenti esteri, ovvero a porre il suo veto sull’intera operazione” se Ge non avesse accettato le condizioni gradite a Parigi.

Le esigenze di Parigi sono state trasmesse nero su bianco da Montebourg a Ge e a Patrick Kron, Ceo di Alstom, in un documento di 50 pagine, con tutti i punti su cui lo Stato francese vuole il diritto di veto. General Electric ha risposto promettendo di valorizzare il ramo energia di Alstom a 12,35 miliardi di euro e di formare tre joint venture paritetiche alla chiusura della transazione: Grid (l’unione delle attività di trasporto e distribuzione di energia di Ge e Alstom), Rinnovabili (le attività eoliche e idriche offshore di Alstom) e Global Nuclear e French Steam (attrezzature Alstom per le centrali nucleari di tutto il mondo e le attrezzature Alstom per le turbine a vapore in Francia).

Le jv sono possedute al 50%; Ge esercita il controllo ma la sede di tutte queste aziende è in Francia e Alstom potrà riprendere il controllo di quella che si occupa di transizione energetica. Così la francese riceve un ruolo maggiore nel futuro di attività come la produzione eolica offshore e le turbine nucleari. Ge sul suo sito presenta l’offerta di acquisto come “una buona proposta per Alstom, per Ge e per la Francia” e anche come “un’alleanza per la Francia”; sottolinea che le tecnologie dei due gruppi sono complementari e conferma l’assunzione di mille persone.

Ecco come General Electric ha sedotto Parigi e Bruxelles su Alstom

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