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Il premier greco Samaras ha deciso di anticipare al 17 dicembre l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, per cercare di sbloccare un impasse con Bruxelles per l’erogazione della tranche del bail out e la successiva concessione di una linea di credito per assistere l’uscita del paese dal programma.

Poiche’ le negoziazioni con la Troika non portavano a nulla, Bruxelles ha concesso alla Grecia una proroga tecnica di 2 mesi per permettergli di ricompattare l’esecutivo. Infatti, la legge greca prevede che, nel caso le maggioranze qualificate non vengano raggiunte per l’elezione del Presidente (200 su 300 parlamentari alle prime 2 consultazioni e 180 alla terza), si devono indire nuove elezioni politiche.

Il problema è che al momento i sondaggi indicano Syriza, il partito di estrema sinistra il cui leader Tsipras vuole ripudiare i termini del bail out, in testa ai sondaggi di un buon margine. L’incombere delle presidenziali a febbraio rendeva impossibili le trattative tra la Troika e il governo greco, bloccando l’erogazione.

Il colpo di mano di Samaras mira a risolvere la questione a Dicembre, per poi negoziare l’assistenza a inizio 2015, senza più l’incubo delle politiche. Ma il rischio è che le maggioranze qualificate si rivelino irraggiungibili e quindi si vada alle politiche lo stesso. Samaras, il cui governo conta sul supporto di 155 parlamentari, sembra sperare che lo spettro delle politiche con le casse statali vuote convinca i 45 parlamentari indipendenti o di partiti minori a fornirgli in 25 voti mancanti. Oppure che convinca successivamente gli elettori a confermare l’esecutivo in essere.
I mercati non sembrano condividere la sua fiducia e ieri Atene ha perso il 12.7% e le principali banche greche tra il 13 e il 20%.
Inevitabile l’impatto sui mercati europei e sul settore bancario (rispettivamente -2.6% e -3.6% in chiusura). Pesanti anche gli effetti sui bond governativi greci, con il 3 anni balzato repentinamente sopra l’8% di rendimento (un rialzo di 180 basis points) con un inizio di inversione della curva.

Sicuramente quella greca è una discreta tegola per l’Ue. Peraltro era nota nella sostanza, e la mossa di Samaras non ha fatto che avvicinare nel tempo lo showdown che comunque doveva avvenire agli inizi del 2015. La mossa non mi pare mal congegnata, mettendo i parlamentari di fronte alla scelta se raggiungere la maggioranza subito o trovarsi in campagna elettorale con lo spettro di una rottura con Bruxelles. Ma ovviamente la situazione resterà incerta nelle prossime settimane e i mercati ne risentiranno a tratti. Prepariamoci a una vigilia di Natale e Capodanno col pallottoliere per contare i voti.

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