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Una terrazza che guarda la città eterna, più di cinquecento volti delle istituzioni, della politica, della diplomazia e dell’economia che si ritrovano per dirsi che, nonostante tutto, c’è ancora qualcosa che tiene insieme. La “Festa delle Istituzioni. Per celebrare ciò che ci unisce”, firmata da Formiche, ha provato a indicare un sentiero: quello del confronto, del dialogo, del riconoscimento reciproco. Sul palco, il presidente del Senato Ignazio La Russa, che lancia un invito alla responsabilità: “In un momento così complicato per il mondo, serve mettere tra parentesi le divisioni per cercare un linguaggio comune”. Una riflessione che si fa appello, ma anche gesto politico.

(Guarda la gallery di Umberto Pizzi)

L’immagine scelta da Ignazio La Russa per parlare della sicurezza è quella di un insetto, anzi di una comunità: “Le formiche, che nella stagione buona si preparano per quella cattiva”. Sullo sfondo della “Festa delle Istituzioni”, la seconda carica dello Stato richiama il senso del tempo lungo della politica. “Non c’è un supermercato dove comprare un F15 o un cannone. Le strutture della Difesa si costruiscono in pace, non quando scoppia il conflitto”, ha detto, rivolgendosi alla platea. Non un discorso sulla guerra, ma sul dovere. Quello della lungimiranza e della responsabilità strategica.

Sul palco insieme al padrone di casa, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, cinque ministri del governo italiano. Elisabetta Alberti Casellati (Riforme), Eugenia Maria Roccella (Famiglia), Daniela Santanché (Turismo) Luca Ciriani (Rapporti con il Parlamento) e Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente). Tutti intervenuti e moderati nel corso della serata dalla direttrice della rivista Formiche, Flavia Giacobbe.

E così, tra strette di mano e brindisi, tutto allietato dalle note di un’orchestra dall’anima elettronica e dalla vista mozzafiato sui Fori Imperiali, l’occasione è stata più utile che mai sia per festeggiare l’Italia e le sue istituzioni, civili e militari, sia per ribadire, in un momento storico e geopolitico che più complesso non potrebbe essere, l’importanza della buona politica ispirata ai principi su cui si fonda l’essenza stessa del Paese: democrazia, sicurezza, rispetto dei valori atlantici.

(Qui le foto con Casellati, Ciriani, Gualtieri, La Russa, Pichetto, Roccella e Santanché.)

Il là lo ha dato proprio Gualtieri, il quale ha messo in risalto l’importanza del fare squadra per il bene di Roma e del Paese. “Oggi viviamo sfide epocali, in un contesto dove in molti tendono a, passatemi il termine, dare i numeri. Ma gli italiani hanno dimostrato di saper fare bene le cose quando vogliono”, ha sottolineato Gualtieri. “A tutti i livelli il dialogo ha sempre pagato, anche quando abbiamo chiesto allo Stato di aiutare Roma. In questi tempi così difficili abbiamo bisogno, più che mai di buone istituzioni e di buone idee, da tradursi in altrettanti buoni investimenti, non solo per la nostra amata città”. Anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento Ciriani ha fatto sua la filosofia dello spirito di squadra, per superare e vincere le sfide epocali di questi anni. “Questo governo ha dimostrato di aver messo sempre al centro le istituzioni, specialmente in politica estera. E di lavorare tutti insieme, senza lasciarsi indietro nessuno. La prova è nel rapporto tra governo e Parlamento, che c’è ed è anche molto consistente.”

Gli interventi successivi hanno affrontato questioni più specifiche e settoriali, ma sempre connesse al senso della serata. Il ministro Roccella, per esempio, ha posto il tema della natalità, che da decenni affligge l’Italia. Ma non solo. “La crisi delle nascite è un problema che riguarda tutto l’Occidente e in generale i Paesi avanzati: sembra quasi un paradosso, ma più c’è sviluppo, più c’è innovazione e meno figli si fanno”, ha spiegato il titolare della Famiglia. “Non voglio sempre ricordare che si facevano più figli sotto le bombe che ora, ma la crisi c’è. Viviamo in tempi di ansia collettiva, ansia da transizione demografica, adesso è tempo di una reazione vitale a questo declino, con politiche all’altezza della situazione, che questo governo sta costruendo”.

Anche l’ambiente ha trovato spazio sulla Terrazza Caffarelli. E qui la parola è passata al ministro Pichetto Fratin. “Credo proprio che sia arrivato il momento di guardare avanti, di cercare il futuro energetico dell’Italia. Bisogna potenziare le rinnovabili, l’energia pulita, certo, ma non possiamo pensare di vivere di solo questo. In un futuro non troppo prossimo avremo tutti bisogno di più energia e per questo la strada del nucleare va percorsa, basta solo trovare i giusti meccanismi. Il contesto geopolitico e le condizioni eccezionali che attraversiamo ci obbligano ad alzare lo sguardo più in avanti e discutere in maniera franca di ciò che serve per essere credibili quando assumeremo impegni comuni. Non possiamo permetterci di farlo in assenza di un progetto che tenga conto di tutte le condizioni abilitanti, delle specifiche circostanze nazionali e dei necessari meccanismi di flessibilità.”

Il ministro Alberti Casellati ha invece messo al centro delle proprie riflessioni il premierato, una delle riforme più importanti per questo governo. “Un esecutivo e un Paese debbono prima di tutto profondere credibilità agli occhi degli altri. E il premierato va esattamente in questa direzione: non è un provvedimento per il centrodestra, questo deve essere chiaro, ma per il Paese”, ha chiarito Casellati. “Come potremmo affrontare uno scenario avverso come quello attuale senza la stabilità e la credibilità di cui abbiamo bisogno? Oggi premierato vuol dire esattamente questo: fiducia delle istituzioni estere verso l’Italia e fiducia dei mercati.” Quanto al timing parlamentare, “penso che per la fine di luglio le audizioni saranno terminate e mi auguro di arrivare a una seconda lettura (dopo quella del Senato, ndr) entro l’autunno.”

Se si pensa all’Italia e alle bellezze contemplate dagli ospiti che hanno popolato fino a tarda sera la Terrazza, non è possibile non pensare al turismo. Una leva su cui il ministro Santanché ha battuto il colpo, non senza una punta di sano patriottismo. “Questo è un momento geopolitico drammatico, ma sono e voglio rimanere ottimista, è arrivato il momento di rilanciare le nostre imprese, di credere nel nostro turismo e, cosa più importante, credere nel nostro essere italiani. Sono sicura che oggi avremmo tutti bisogno di sentirci non solo più attaccati alle nostre istituzioni, ma anche fieri di essere italiani.”

L’ultimo intervento è stato affidato a La Russa e ha avuto per cuore, la Difesa come mezzo per una maggiore sicurezza nazionale e internazionale. “Se si vuole investire nella Difesa, lo si deve fare in tempo di pace. Perché un F-15 o un cannone non si comprano al supermercato, serve del tempo.” La Russa ha, in tal senso, citato l’esempio in natura delle stesse formiche. “Non è che esiste un supermarket dove vai a comprare gli F-15, i cannoni, i fucili, strutture di difesa del singolo soldato. Tutte queste cose vanno preparate durante la pace. Così come le formiche vanno a raccogliere il cibo per immagazzinarlo durante la stagione buona, per poi utilizzarlo durante quella cattiva. Proprio come le formiche, bisogna preparare nel tempo di pace. Magari speriamo che non serva mai, ma ben venga la preparazione proprio per impedire che ci sia la guerra”, ha chiosato il presidente del Senato.  Per il quale “oggi abbiamo tutti bisogno di più sicurezza e aumentare la spesa militare vuol dire esattamente questo, innalzare il livello della nostra sicurezza. Si parla di aumentare al 5%, ma non vuol dire fucili e cannoni, bombe, aerei… vuol dire tutto, vuol dire soprattutto sicurezza.”

C’è una ritualità non scritta nella vita pubblica: quella del riconoscersi nei simboli condivisi. La “Festa delle Istituzioni” organizzata da Formiche è stata anche questo: uno spazio in cui le distanze si sospendono e le differenze si accolgono. Ministri, parlamentari, imprenditori, ufficiali, ambasciatori – insieme, senza gerarchie. La Russa, Santanché, Roccella, Ciriani, Casellati, Gualtieri. “Trovare ciò che ci unisce” non è una formula retorica, ma una postura. Una serata romana che ha dato corpo a un messaggio sottile: in tempi incerti, la forza delle istituzioni è anche sapersi parlare. Nonostante tutto.

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