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In questi giorni, i tg e, più in generale, i servizi giornalistici rievocano la grandi battaglie ostruzionistiche del passato, gli argomenti in questione, gli scontri anche fisici, le maratone oratorie a tenuta di vescica. Così sono state ricordate le vicende dell’adesione al Patto Atlantico nel 1949, della legge maggioritaria del 1953, contrastata con l’epiteto di “legge truffa” (e pensare che era molto più garantista dell’Italicum), dell’istituzione delle Regioni, fino al filibustering dei Radicali contro le leggi speciali antiterrorismo degli anni ’70. Non si spiegano i motivi di una grave dimenticanza: l’ostruzionismo del Pci e degli ascari della Sinistra Indipendente contro il decreto di S.Valentino con il quale, nel 1984, il governo Craxi mise in moto quel processo che una decina di anni dopo avrebbe liberato l’economia del Paese da quella fabbrica dell’inflazione costituita dalla c.d. scala mobile (il meccanismo di aggancio automatico delle retribuzioni al costo della vita).

E’ purtroppo una battaglia persa quella che si sta combattendo in difesa della Costituzione. Quando per anni si assiste passivamente allo svillaneggiamento delle istituzioni; quando si lascia passare nell’opinione pubblica l’idea che i “costi” della democrazia siano soltanto spese inutili; quando le differenze finiscono per limitarsi alla cabala dell’elezione diretta o indiretta dei futuri senatori o al prevedere o meno le preferenze (oscurando il rapporto perverso che lega il sovvertimento del Senato all’Italicum); quando l’establishment – per motivi a me incomprensibili – si è schierato all’unisono con Pier Matteo Renzi e il governo dei Puffi; quando si aderisce all’arresto di parlamentari quasi con entusiasmo, non è possibile salvarsi, in corner, con l’ostruzionismo nel momento il gioco si fa duro. Molto meglio un bell’Aventino. Che si assumano gli altri la responsabilità di violentare la Costituzione.

Anni or sono, candidandosi alla guida del Pd, Dario Franceschini, ministro non Puffo del governo dei Puffi, iniziò la sua campagna giurando pubblicamente fedeltà alla Costituzione, sul testo che era appartenuto al padre partigiano. Allora, il gesto, pateticamente teatrale, voleva essere polemico con il governo Berlusconi accusato – chissà perché? – di violare la Carta. Oggi l’ex Cav è il socio occulto di Pier Matteo Renzi, colui che riuscirà a manipolare davvero la legge fondamentale dello Stato.

Angelino Alfano ha convocato l’Assemblea nazionale del NCD. Pare che si confronteranno due linee strategiche differenti. Da un lato, coloro che guardano ad un’intesa con l’ex Cav in una coalizione di centro destra, dall’altro quanti pensano a consolidare l’alleanza di governo, raccogliendo in gruppi parlamentari unici (e anche in un unico partito?) i resti delle formazioni centriste (NCD, UdC, Popolari per l’Italia, scampoli di Scelta civica). Che dire? La politica impone delle soluzioni che, se non quello della coerenza, abbiano almeno il crisma della logica. Se il Ncd ritiene che l’azione (discutibile) del governo dei Puffi sia, tutto sommato, utile e positiva, fino a metterci la faccia e di lasciarcela il più a lungo possibile, non si capisce perché dovrebbe fornicare con forze di opposizione, per di più ostili e destinate alla sconfitta, ripresentarsi da Silvio Berlusconi – ora redento – con il capello in mano ed intessere alleanze con partiti, come la Lega e FdI, divenuti avversari nelle scelte di fondo. Certo, le intese con Casini e gli altri vanno realizzate al più presto. Sono in ritardo dal 26 maggio. E i motivi che le impediscono sono beghe da condominio.

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25 luglio 1943-25 luglio 2014 – E se anche nel Gran Consiglio dei Puffi ci fosse un Dino Grandi pronto a presentare il suo ordine del giorno?

I "berlusconiani" del governo Renzi e le beghe di condominio in Ncd. Le punture di spillo di Giuliano Cazzola

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