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Pubblichiamo un articolo di Affari Internazionali

In 146, tra Stati, organizzazioni internazionali e non governative, si sono dati appuntamento a Nayarit, in Messico, per trovare la strada della messa al bando del nucleare. Assenti i 5 grandi dell’Onu, gli altri presenti si sono confrontati sul tema, ma senza arrivare a una visione comune. Stabiliti intanto i prossimi appuntamenti in Austria e a New York.

DA HIROSHIMA A FUKUSHIMA
Le conseguenze umanitarie dell’uso dell’arma nucleare sono state al centro del dibattito tenutosi il 13 e il 14 febbraio. Non è la prima volta che un incontro internazionale viene dedicato a tale argomento e, al termine del meeting del 13 e del 14 febbraio, è stato già fissato un altro appuntamento.

Che l’impiego dell’arma nucleare possa avere conseguenze nefaste è fuori di dubbio. L’esperienza di Hiroshima e Nagasaki lo dimostra e il ricordarne ogni anno l’anniversario mantiene vivo il ricordo in un mondo che tende a dimenticare le peggiori esperienze. A ravvivare la memoria vi sono stati anche i tragici incidenti di Chernobyl e Fukushima i cui effetti non sono però minimamente raffrontabili a quelli dell’impiego dell’arma nucleare.

Il mondo della scienza puntò il dito sin dall’inizio verso questa minaccia: il manifesto di Einstein/Russel del 1955 ne costituì un primo forte segnale. Durante la guerra fredda, si cercò di mantenere in sordina un problema che tuttavia riemergeva periodicamente in occasione degli esperimenti nucleari che le potenze effettuavano nell’atmosfera e poi solo nel sottosuolo. Tutti i test nucleari sono oggi proibiti e anche i paesi che non hanno aderito al trattato che li vieta, con l’eccezione della Corea del Nord, da 16 anni hanno cessato di effettuarli.

LEGITTIMITÀ DEL NUCLEARE
Sulla legittimità dell’uso dell’arma nucleare si pronunciò nel 1996 la Corte Internazionale di giustizia. Fu un parere “pilatesco”. L’unanimità fu raggiunta sull’esistenza di un obbligo a concludere negoziati sul disarmo nucleare, ma la Corte non fu in grado di esprimersi in modo definitivo sulla legalità o meno dell’uso in circostanze estreme di autodifesa.

Dopo il verdetto della Corte, i paesi in possesso dell’arma nucleare continuarono a minimizzare la percezione del rischio. In ciò furono in parte coadiuvati dai Non Allineati che, originariamente fortemente contrari al nucleare, attenuarono il loro fervore dopo che anche alcuni di essi si dotarono dell’arma nucleare.

Il profilo si mantenne basso sino a quando, inaspettatamente, il Comitato Internazionale della Croce Rossa si fece promotore assieme ad un ristretto numero di paesi, di un’iniziativa volta a enfatizzare questa minaccia alla vigilia della Conferenza di Riesame del Trattato di Non proliferazione nucleare (Tnp) del 2010.

Il concetto delle “catastrofiche conseguenze umanitarie dell’uso dell’arma nucleare” fu accettato persino dai cinque paesi (N5) cui il Tnp concede di possedere l’arma nucleare. Difficile per loro fare retromarcia. Infatti, lo scorso anno è stato lanciato un processo – con una prima conferenza a Oslo – che mira a mantenere viva l’attenzione su questo problema.

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Carlo Trezza, già Rappresentante Permanente per il Disarmo e la Non Proliferazione a Ginevra è Presidente del Missile Technology Control Regime (Mtcr).

Ecco come il nucleare può aiutare le crisi umanitarie

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