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Wang Yi e Antony Blinken, rispettivamente capi della diplomazia di Cina e Stati Uniti si sono parlati per sei ore. Tanto è durato il faccia a faccia a Washington. E la lunghezza — al di là dei tanti dossier sul tavolo — potrebbe essere servita per definire i guardrail del faccia a faccia che tra un paio di settimane potrebbero avere i leader Xi Jinping e Joe Biden — che saranno alla riunione dell’Apec a San Francisco, sovrapposizione che si sta cercando di sfruttare per un incontro che manca dal 2022 (l’occasione fu il G20 indonesiano).

Dopo Blinken, Wang ha avuto una conversazione più breve con il capo del Consiglio di Sicurezza nazionale Jake Sullivan, dalla quale esce un readout americano che indica come “abbiamo concordato sull’importanza di continuare a mantenere linee di comunicazione aperte sull’intera gamma di questioni”. “Dialogo” era stata la parola ripetuta tante volte, quasi in modo eccessivo da Wang al primo contatto con i giornalisti dagli uffici governativi di Washington.

Per Giulia Sciorati, docente al dipartimento di Relazioni internazionale della London School of Economy, il meeting è un passo avanti importante nelle relazioni tra i due Paesi perché mostra come oggi Cina e Stati Uniti siano disposte a dialogare.

“Qualcosa che l’ultima volta che Wang Yi era stato negli Stati Uni all’inizio della presidenza Biden (l’incontro di Anchorage, ndr) era stato un disastro e aveva irrigidito le posizioni dei due Paesi”. Secondo Sciorati ci sono anche due questioni centrali nel meeting: le limitazioni americane all’export di tecnologia e la situazione in Israele (nelle ore in cui Wang è a Washington, le forze israeliane hanno allargato le operazioni terrestre e sono iniziate a entrare a Gaza per distruggere Hamas).

“Pechino ha interesse affinché gli Stati Uniti ridimensionino le limitazioni imposte sull’esportazione verso la Cina anche alla luce degli sforzi interni che il governo cinese ha fatto per innalzare la propria posizione in ambito tecnologico. In secondo luogo, gli Stati Uniti cercano un dialogo con la Cina per arrivare a stilare linee rosse condivise sulla situazione a Gaza dopo il veto imposto all’Onu da Pechino e Mosca sulla proposta statunitense per momenti di cessate il fuoco a fini umanitari”.

Inoltre, continua Sciorati, “Washington cerca sostegno affinché Pechino usi la sua leverage con l’Iran per evitare che Teheran si proponga come mediatore nel conflitto”. Poiché la Repubblica popolare cinese si era già rivelata protagonista nel facilitare l’accordo tra Iran e Arabia Saudita e alla luce dell’ingresso dell’Iran nella Shanghai Cooperation Organization, “penso sia centrale per gli Stati Uniti avere il supporto cinese in questo senso”.

Per la docente della Lse, molto della possibilità di un incontro tra Biden e Xi dipende dal “se” il viaggio di Wang sarà giudicato positivamente da entrambe le parti.

Passi avanti verso il faccia a faccia Biden-Xi? Risponde Sciorati (Lse)

Per Sciorati (Lse), la possibilità di un incontro tra Biden e Xi dipende dal “se” il viaggio di Wang Yi a Washington sarà giudicato positivamente da entrambe le parti. Sul tavolo, innanzitutto le misure di controllo dell’export e la crisi in Medio Oriente

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