Skip to main content

Dopo la morte del giovane Nahel M. per mano di un agente di polizia, di fronte alle proteste che montavano in tutta la Francia il presidente Emmanuel Macron aveva pensato a un’idea che ha fatto piuttosto rumore. “Considero la possibilità di sospendere i social media. Bisogna riflettere sul loro utilizzo trai più giovani e sui divieti da mettere in atto. Quando le cose sfuggono di mano, forse bisogna mettersi nella posizione di regolamentarli o bloccarli”. Parole che si erano trascinate dietro non poche polemiche, come inevitabile che fosse. Reprimere le proteste bloccando i social network è infatti una misura forte, che sfiora i limiti della democraticità. Ma su una cosa la Bbc sembra dare ragione al capo dell’Eliseo: i social network possono far proliferare la rabbia e incitare a comportamenti antisociali. E per darne prova si è preso come esempio TikTok, il cui algoritmo e design incentivano le persone a vedere video o altri contenuti che normalmente non verrebbero consigliati, incentivandoli a replicare o a prender parte di ciò che osservano.

Di casi che dimostrerebbero questa tesi ce ne sono diversi. Nel novembre dello scorso anno, a Moscow nell’Idaho, quattro studenti vennero trovati morti, uccisi a coltellate nella casa in cui vivevano in affitto vicino al college. Chi fosse l’omicida non è stato chiaro fin dal principio, così sono emerse teorie speculative per cercare di trovarne uno. Il livello di engagement di TikTok su storie come queste aumenta infatti l’interesse degli utenti a creare contenuti collegati.

Il caso è montato in modo differente in base al canale: se su YouTube le visualizzazioni dei contenuti creati erano arrivate a 80mila, su TikTok si aggiravano su due miliardi. Questo perché sul social cinese, quel video non viene solo sponsorizzato ad amici e followers, ma spammato a tutti gli utenti che potrebbero esserne interessati, con maggiore velocità rispetto agli altri social. Con risultati anche drammatici. Chiedere a Jack Showalter, “il ragazzo con la felpa con il cappuccio”, accusato ingiustamente di essere l’assassino – non lo era.

Un altro caso di cronaca è montato su TikTok: la scomparsa di Nicola Bulley, avvenuta nel piccolo villaggio di St Michael’s on Wyre nel Lancashire. Molte persone hanno iniziato a pubblicare video su questa vicenda, compresa Heather che aveva inventato un racconto sulla migliore amica della donna sparita nel nulla. Nonostante ciò, nel giro di tre giorni ha raggiunto 3,6 milioni di visualizzazioni. Nelle prime settimane della sua scomparsa, l’hashtag su Nicola Bulley è stato ottenuto 270 milioni di visualizzazioni sul social di ByteDance, un’enormità rispetto alla concorrenza. Per la cronaca: Bulley è stata ritrovata in un fiume non troppo lontano dal luogo dove era scomparsa, morta probabilmente per cause accidentali.

Da tenere dentro al discorso c’è anche la protesta che ha montato in diversi college inglesi, quando al Rainford High School nel Merseyside erano state misurate le lunghezze delle donne indossate dalle studentesse. Sentendosi umiliate, hanno protestato pubblicizzando il loro dissenso – pacificamente e non – su TikTok, facendolo diventare virale: da una scuola si è passati a sessanta nel giro di tre giorni e poi a cento dopo una settimana. Il motivo è semplice e riguarda il fatto che agli account di giovani utenti venivano sottoposti i soliti video di sport e videogiochi e, subito dopo, delle proteste in corso.

Sempre per colpa di TikTok sono montati anche i saccheggi nei negozi di Oxford Street, nel cuore di Londra. L’algoritmo che ha iniziato a circolare invitava a radunarsi nella celebre via della capitale alle ore 15 e derubare i prodotti del negozio sportivo JD robbery e di quelli limitrofi coprendosi il viso ma senza portarsi dietro armi. Il che ha portato a scene di panico e scontri con le forze dell’ordine.

Di questo racconto c’è un punto di fondo che forse spiega il perché TikTok diventa megafono di certe storie. La sicurezza del social network riguarda i contenuti dannosi, ma non è preparata per prevenire episodi come quelli sopra descritti. Un portavoce della società ha anche tentato di minimizzare, sottolineando la normalità che certi temi rivestono. Il problema è che la velocità di diffusione è totalmente differente rispetto ad altri canali.

Questi rappresentano uno strumento utilissimo per l’attivismo sociale, coadiuvato nella sua fase preparatoria. Senza social network, magari, il movimento Fridays for Future non avrebbe avuto la stessa popolarità. Ma allo stesso tempo rischiano di fomentare rivolte, delle volte anche insensate come quelle londinesi. Ecco, è lì che bisognerà intervenire.

Ecco come l'algoritmo di TikTok fomenta le proteste

La Bbc ha preso in esame diversi casi di cronaca e ha notato che la piattaforma di ByteDance riesce a raggiungere molti più utenti rispetto alle altre. Il social cinese ha avuto un ruolo di primo piano nelle proteste degli ultimi mesi: non solo nelle manifestazioni più naturali, come quella per la morte del giovane Nahel in Francia, ma anche quelle più assurde, come i saccheggi a Oxford Street

Come e perché i libri fanno volare le idee

Di Luigi Tivelli e Francesco Subiaco

“L’Oasi dei Libri. Lezioni sulla contemporaneità in vista del futuro” è la rassegna andata in scena a Sabaudia questa estate. Un ciclo di “lezioni” ed “incontri con l’autore” che ha cercato di rilanciare l’importanza del binomio cultura e politica, di fronte alle sfide della crisi dei poteri. L’intervento di Luigi Tivelli, presidente dell’Academy di cultura e politica Giovanni Spadolini e Francesco Subiaco, vicesegretario generale dell’Academy di cultura e politica Giovanni Spadolini

Fire-eye, così la Cina vuole controllare la corsa sulla genetica

Il Fire-Eye cinese, un laboratorio portatile rivoluzionario progettato per identificare infezioni da coronavirus e analizzare il Dna umano. Scopriamo le implicazioni geopolitiche di questa tecnologia nell’ambito della medicina di precisione

La Cina spia e attacca i porti. L’allarme Usa

Report della Sicurezza interna: “Lo sviluppo delle capacità logistiche marittime di Pechino e l’uso di tecnologie logistiche commerciali cinesi aumentano il rischio di spionaggio e di potenziali disagi”

La portata globale del patto Riad-Gerusalemme secondo il gen. Avivi

“Ogni giorno ci avviciniamo” alla normalizzazione dei rapporti, ha detto il principe ereditario bin Salman. Secondo il presidente dell’Israel Defense and Security Forum la firma è necessaria anche a Biden prima delle elezioni e aprirebbe altre opportunità per rispondere anche a Cina, Russia e Iran

Nucleare, realismo sul come e trasparenza contro i no. La ricetta del prof. Zollino

Nucleare, realismo sul come e trasparenza contro i no. La ricetta del prof. Zollino

Con l’avvio della Piattaforma nazionale per il nucleare sostenibile, governo e stakeholder della filiera dell’atomo hanno iniziato a lavorare sul piano per il rinascimento nucleare. In questa intervista a Formiche.net il professor Giuseppe Zollino (Università di Padova e responsabile energia di Azione) legge l’inizio del processo e sviscera gli interrogativi sul percorso, dalle tecnologie più idonee alle resistenze culturali

Fedifrago e defenestrato. Sul ministro Qin cala l’ascia morale di Xi

Il mistero della scomparsa dell’ex ministro degli Esteri di Pechino trova risposta nelle sue “dissolutezze morali”. L’ennesimo colpo della scure di Xi, che di recente si è abbattuta anche sui militari, volto a rafforzare il controllo del segretario sul Paese

La risposta per le Europee (e non solo) è al centro. Parla Marcucci

Sostegno alla nascita di una lista unica tra Più Europa, Azione, Italia Viva. Se non sarà possibile, va comunque messo in campo un contenitore, il più forte possibile, sotto l’egida di Renew Europe. Meloni è confusa sui migranti e sul rapporto con l’Europa. A Schlein non va tanto meglio… Conversazione con il presidente di Libdem Andrea Marcucci

La Casa Bianca chiede all’ambasciatore in Giappone di ammorbidire la linea anti-Cina

Washington vuole evitare di creare i presupposti di una nuova rottura dei contatti con Pechino. Gli Usa temono che Xi Jinping si chiuda, isolandosi. Per questo chiedono a Rahm Emanuel di limitare la sagacia contro la Cina

Alluminio e riciclo degli imballaggi, l'Italia sul tetto Ue. I numeri di Cial

I dati di Cial, il Consorzio del sistema Conai, fotografano una situazione in cui l’Italia è al top europeo in termini di riciclo di imballaggi in alluminio. Il 73,6% dell’immesso al consumo viene avviato a riciclo (60 mila 200 tonnellate), un traguardo che ha già consentito di superare con largo margine gli obiettivi comunitari fissati per il 2025 (50%) e il 2030 (60%)

×

Iscriviti alla newsletter