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Un’era, per le banche italiane ma non solo, sta per finire. Anzi, forse è già finita. Sembrano lontani i tempi in cui il denaro si pagava a costo zero e gli istituti facevano il pieno di titoli pubblici. Ora che la Federal Reserve negli Stati Uniti e la Bce in Europa hanno cambiato il registro, aumentando i tassi a ritmi forsennati, anche per gli istituti è tempo di fare i conti con l’aumento dei costi dei portafogli finanziari. Ignazio Visco, nella sua relazione annuale sull’attività della Banca d’Italia, lo ha detto in modo chiaro.

EFFETTO TASSI SU BANKITALIA

Proprio colui che da mesi, in tandem con il membro italiano nel board di Francoforte, Fabio Panetta, chiede all’Eurotower di andarci piano con i rialzi dei tassi. E proprio colui che, il prossimo novembre lascerà la guida di Palazzo Koch, dopo dodici anni alla guida di Via Nazionale, una volta preso il testimone (era il 2011) da Mario Draghi. E dunque, per colpa dei tassi, Bankitalia “si troverà a fronteggiare risultati lordi negativi, prima che gli utili tornino gradualmente a crescere, dopo il biennio 2023-2024”. Come noto, al bilancio di Bankitalia concorrono le medesime banche italiane che partecipano al capitale, molte delle quali sotto pressione a causa dei tassi.

Più nel dettaglio, lo scorso anno il risultato lordo di bilancio della Banca d’Italia, prima di imposte e accantonamenti al fondo rischi generali, “si è significativamente ridotto, passando da 9,2 a 5,9 miliardi, a causa soprattutto della contrazione del margine di interesse per 1,5 miliardi e delle maggiori svalutazioni sui titoli valutati al mercato, soprattutto in dollari statunitensi, per ulteriori 1,5 miliardi”, ha spiegato Visco, subito dopo aver annunciato il suo addio a Palazzo Koch, tra pochi mesi. Di conseguenza l’utile netto è calato a 2,1 miliardi di euro, quasi dimezzato dai 3,9 miliardi del 2021.

D’altronde, “il rialzo dei tassi della Bce ha determinato un aumento immediato del costo delle passività di bilancio, rappresentate soprattutto dai depositi delle banche e dal saldo debitorio, a fronte del quale non vi è stato un corrispondente incremento del rendimento delle attività di politica monetaria, meno sensibili alla crescita dei tassi in quanto costituite prevalentemente da titoli a tasso fisso e scadenza a medio-lungo termine”. Questa asimmetria, alla fine, incide negativamente sul margine di interesse, che dopo la diminuzione del 2022 è destinato a ridursi ulteriormente nei prossimi anni.

OCCHIO ALL’ESTERO

Visco ha poi spostato l’asse sul difficile contesto internazionale, all’indomani delle crisi di Credit Suisse e Svb, oltre ai segnali inquietanti giunti da Deutsche Bank. “La situazione internazionale continua a essere caratterizzata da una profonda incertezza. Le tensioni geopolitiche e le ripercussioni dell’aggressione della Russia all’Ucraina hanno determinato un rallentamento dell’attività economica globale e contribuito al ritorno dell’inflazione. Alla Bce seguiamo con attenzione le tensioni in atto sui mercati. Il settore bancario dell’area dell’euro, grazie al rafforzamento patrimoniale e agli altri presidi prudenziali introdotti dopo la crisi finanziaria globale, estesi in Europa a tutte le banche, è ben capitalizzato. In ogni caso, ove necessario, l’Eurosistema è pronto a intervenire con tutti gli strumenti disponibili, in modo da mantenere l`efficacia del meccanismo di trasmissione della politica monetaria e preservare la stabilità finanziaria”.

 

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