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Anna Ascani è vicepresidente del Partito democratico e sottosegretaria al ministero dello Sviluppo economico del governo Draghi. “L’Europa rappresenta la nostra casa comune per storia, cultura e appartenenza geografica”. E questo vale anche per quanto riguarda la tecnologia, spiega.

Quale modello seguire per il cloud ?

Il cloud è un’architettura centrale nel processo di transizione digitale che stiamo sviluppando, un’infrastruttura strategica cui vengono affidati dati di elevata sensibilità pubblica, privata e naturalmente industriale. Per questo è necessario che l’Italia e l’Europa siano consapevoli dello sviluppo di tali piattaforme, sia per garantire elevati standard di sicurezza e privacy sia per presidiare un comparto tecnologico ad alto valore aggiunto. Ed è con questo approccio che stiamo realizzando il Polo Strategico Nazionale con Tim, Leonardo, Cdp Equity e Sogei, tassello centrale della Strategia Cloud Italia che permetterà al 75% della Pa di portare i suoi servizi su cloud entro il 2026.

Devono essere italiani i data center o le società?

Non credo che la nazionalità delle società di servizi debba essere l’unico criterio da perseguire. Tuttavia è innegabile che lo sviluppo dei data center rappresenti per l’Italia e per l’Europa una grande opportunità di crescita industriale e di posizionamento sul mercato globale delle tecnologie. Un processo di cui l’Italia può essere protagonista grazie alle sue eccellenze e che dovremo comunque presidiare.

La direzione intrapresa da Tim con il piano presentato dalla nuova gestione è quella giusta secondo voi?

Tim è un attore centrale nel processo di digitalizzazione del Paese e lo sarà anche in futuro grazie anche alle gare aggiudicate nei bandi Pnrr. La definizione del nuovo piano industriale è certamente un segnale di attenzione da parte dell’azienda alle dinamiche del comparto ed alle sfide da affrontare nel prossimo futuro. Da parte nostra pensiamo che sia centrale seguire con attenzione il processo nell’interesse dell’Italia sviluppo della Rete sul territorio nazionale e dei livelli occupazionali.

La regolamentazione delle Big Tech non è materia del Parlamento italiano. Ma come deve porsi l’Italia davanti ai vari provvedimenti della Commissione europea sui giganti americani e cinesi?

La linea guida da seguire è garantire il rispetto delle sensibilità specifiche dei cittadini italiani ed europei. Mi riferisco a tematiche come la tutela della privacy, la gestione dei dati personali verso terzi, il contrasto ai contenuti illeciti sul web ed alle responsabilità dei gestori delle piattaforme. L’Italia è in linea con gli orientamenti comunitari su questi dossier, in quanto abbiamo concretamente contribuito a definirne i contorni e contenuti. Credo che questo approccio collaborativo con le istituzioni comunitarie rappresenti il miglior modo per tutelare i nostri cittadini, una strada da perseguire anche nel prossimo futuro.

In questa campagna elettorale c’è stata una corsa della politica a cercare voti su TikTok. Che la piattaforma sia di proprietà cinese e che i recenti rapporti sui presunti legami con il Partito comunista cinese sono elementi di preoccupazione per lei?

Le piattaforme social come TikTok, e non solo, pongono all’ordine del giorno tematiche importanti come tutela della privacy, la gestione dei dati personali e la fruizione dei contenuti da parte dei minori. Sotto questi aspetti in ambito comunitario, ci stiamo dotando degli strumenti normativi più adeguati. Mi riferisco ai regolamenti Digital Service Act e Digital Market Act, strumenti che sicuramente consentiranno agli utenti di fruire delle piattaforme digitali con un maggior grado di tutela.

Parlando sempre di Cina, come dovrebbe muoversi l’Italia sul 5G con riferimento ai cosiddetti fornitori “ad alto rischio” cinesi?

L’Italia già da tempo si è dotata di strumenti efficaci di controllo degli asset strategici e di monitoraggio dei fornitori stranieri, comprese le nuove norme sul golden power. Ritengo che quanto fatto finora rappresenti il giusto approccio in un contesto di libera concorrenza, ma in grado di tutelare la sicurezza e la privacy dei cittadini ed evitare azioni di mercato “ostili”.

La Commissione europea sta accentrando molto anche il potere di legiferare in materia di antitrust. L’Italia deve mantenere una fetta di controllo oppure siamo in un mercato talmente globalizzato che la scala europea è ciò che serve per affrontare i grandi colossi digitali?

Sicuramente il nostro perimetro di azione deve essere quello europeo, in quanto l’Europa rappresenta la nostra casa comune per storia, cultura e appartenenza geografica. La forza delle istituzioni europee risiede però nella capacità di fare sintesi dei contributi apportati dalle diverse authority nazionali, un processo forse lento e non sempre facile, che però ha dato importanti risultati e che deve essere perseguito anche in futuro.

Nell’evento organizzato dal Partito democratico martedì scorso sono stati discussi temi come mobilità e robotica fortemente legati all’intelligenza artificiale, che ha inevitabili impatti sul lavoro. Come affrontarli?

L’evento di martedì è stato importante sotto numerosi aspetti, in quanto non solo ha riportato al centro del dibattito politico il tema dell’innovazione e della digitalizzazione, ma anche perché ha rappresentato un momento importante di confronto tra mondo della ricerca, aziende ed attori istituzionali. L’Intelligenza artificiale rappresenta una grande occasione di sviluppo per il nostro Paese, in termini di servizi ai cittadini e sviluppo industriale; a esso sono poi riconducibili sfide come la sostenibilità ambientale e lo sviluppo delle competenze. Possiamo e dobbiamo sviluppare un approccio aperto all’Intelligenza artificiale che veda l’Italia protagonista; abbiamo gli strumenti adatti, come la Strategia per l’Intelligenza artificiale, approvata lo scorso dicembre, e rafforzeremo nei prossimi anni i centri di ricerca grazie alle risorse messe a disposizione dal Pnrr. Possiamo inoltre contare su un tessuto imprenditoriale in grado di sviluppare e applicare soluzioni innovative. Quindi, come per tutti i processi complessi, dobbiamo adottare soluzioni di sistema, in modo di sviluppare una via italiana alla digitalizzazione in grado di valorizzare il nostro sapere e creare nuovi modelli di sviluppo che permettano di rafforzare la nostra competitività e creare nuove prospettive di sviluppo per il Paese.

Cloud, 5G e Big Tech. Ascani spiega il piano tech del Pd

La vicepresidente dem e sottosegretaria al Mise: “Il nuovo piano industriale di Tim è un segnale di attenzione da parte dell’azienda alle dinamiche del comparto”. TikTok e le piattaforme social “pongono all’ordine del giorno tematiche importanti come la gestione dei dati personali”. Sull’Intelligenza artificiale: “Possiamo e dobbiamo sviluppare un approccio aperto che veda l’Italia protagonista”

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