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Dentro o fuori l’Italia, l’inflazione non fa prigionieri, dal caffè, ai libri di scuola, passando per le immancabili bollette. Mentre l’Europa cerca di serrare i ranghi sulla fissazione di un tetto al prezzo del gas (qui l’intervista al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Bruno Tabacci) arriva una combo in grado di stroncare anche il più ferreo ottimismo. Partendo proprio dall’Italia, sono i dati dell’Istat a tracciare la mappa del costo della vita.

Secondo le stime preliminari dell’Istituto di statistica, infatti, ad agosto l’indice nazionale dei prezzi al consumo ha registrato un aumento dello 0,8% su base mensile e dell’8,4% su base annua (da +7,9% del mese precedente). Naturalmente, sono l’energia elettrica e il gas che producono l’accelerazione dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (in parte mitigata dal rallentamento di quelli dei carburanti) e che, insieme con gli alimentari lavorati e i beni durevoli, spingono l’inflazione a un livello che non si registrava da dicembre 1985, quando fu pari a +8,8%.

Per le imprese, piccole o grandi che siano, c’è poco da scherzare, visto che con il caro energia da qui ai primi sei mesi del 2023 sono a rischio 120mila aziende e 370 mila posti di lavoro in Italia. A suonare l’allarme è Confcommercio per la quale tra i settori più esposti ai rincari energetici ci sono il commercio al dettaglio, in particolare la distribuzione tradizionale e moderna del settore alimentare, la ristorazione, la filiera turistica, i trasporti che, a seconda dei casi, registrano rincari delle bollette fino a tre volte nell’ultimo anno e fino a cinque volte rispetto al 2019, prima della pandemia da Covid-19.

“Intere filiere, dall’alimentare ai trasporti, che stavano provando a ripartire dopo le difficoltà causate dalla pandemia si trovano a fronteggiare un aumento dei costi energetici che abbatte qualsiasi possibilità di ripresa della marginalità”, ha affermato il vicepresidente di Confcommercio, Lino Stoppani, precisando che il secondo rischio è quello di un calo dei consumi che si trascina con sé l’impossibilità di gestione del debito pubblico. Da qui la richiesta al governo di “interventi di natura emergenziale oltre a misure strutturali”.

Valicando il confine, la musica non cambia, dal momento che è ancora record per l’inflazione dell’area euro. L’indice dei prezzi nel blocco a 19 membri nel mese di agosto, ha calcolato l’Eurostat, è salito del 9,1% su base annuale, superando le attese del consenso degli economisti poste a +9%. Il dato, secondo la stima preliminare dell’Eurostat, è in accelerazione rispetto all’8,9% di luglio. Si tratta di un nuovo record storico da quando viene calcolato il dato aggregato per l’area euro.

Il tasso più elevato è anche in questo caso.  quello dei prezzi dell’energia. Per quanto riguarda le principali componenti dell’inflazione dell’Eurozona, infatti, gli esperti stimano che l’energia sia la componente con il tasso annuo più elevato nel mese di agosto (38,3%, rispetto al 39,6% di luglio), seguita da prodotti alimentari, alcol e tabacco (10,6%, rispetto al 9,8% di luglio), beni industriali non energetici (5,0%, rispetto al 4,5% di luglio) e dei servizi (3,8%, rispetto al 3,7% di luglio). Guardando, infatti, l’indice dei prezzi core, che esclude le componenti dell’energia, degli alimenti e dell’alcool, la crescita in agosto è del 4,3% su base annuale, comunque in accelerazione rispetto al +4% anno su anno di luglio.

E pensare che secondo gli analisti di Commerzbank, è improbabile che l’inflazione dell’Eurozona abbia già raggiunto il suo picco. Al contrario, è probabile l’indice salga ancora a settembre. Un dato ancora più alto il mese prossimo non farebbe altro che aumentare le pressioni sulla Banca centrale europea, aumentando la probabilità di un rialzo ancora più consistente la prossima settimana, vale a dire 75 punti.

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