Skip to main content

Salvo nuovi rinvii per vere o presunte cause di forza maggiore, tra poche ore Mario Draghi e Giuseppe Conte si incontreranno per un faccia a faccia che a tener conto delle drammatizzazioni degli ultimi giorni in caso di mancato accordo potrebbe determinare l’uscita del M5S – ma meglio sarebbe dire di quel che ne resta – dalla maggioranza.

Drammatizzazioni peraltro acuite dai boatos secondo cui se da Palazzo Chigi arrivassero concessioni che impattano sul decreto aiuti all’esame del Parlamento, dal termovalorizzatore a Roma al Reddito di cittadinanza, allora sarebbe Salvini a dire addio alle larghe quanto strambe intese che da un anno e mezzo fanno da piedistallo all’esecutivo.

Si tratta di focolai di tensione non indifferenti che da un lato sono figlie della campagna elettorale di fatto già in corso per le elezioni della prossima primavera, e dall’altro di strappi come quello di Luigi di Maio, testimonianza di liquefazione del MoVimento ormai ridotto a brandelli rispetto all’Invincibile Armada del 2018 e degli equilibri interni al Carroccio, logorati dall’emorragia elettorale e di leadership subita dall’ormai ex Capitano.

Vedremo come andrà a finire. Il meno che si può affermare tuttavia è che mandare in crisi l’esecutivo in un passaggio delicatissimo sul fronte della guerra tra Russia e Ucraina e delle conseguenze politiche, economiche e sociali che ne derivano, oltretutto con il Pnrr in buona parte attuato ma ancora lontano dal raggiungere le meta di riforme necessarie per ottenere i 200 miliardi promessi da Bruxelles, sarebbe un atto di irresponsabile autolesionismo.

Come pure non può non suscitare sbigottita amarezza riandare con la memoria ai fasti di quanti hanno lavorato per impedire che Draghi salisse al Quirinale assicurando che, rimasto a guidare il governo, avrebbe avuto una marcia spedita, senza intoppi e positiva in quanto a risultati per il Paese. Un vero e proprio abbaglio, non si capisce quanto dovuto a imperizia o opportunismo.

Comunque andrà oggi, i prossimi mesi risulteranno assai accidentati. Se davvero ancora una volta prevalesse la melassa negoziale, Draghi andrà avanti sempre più ammaccato dagli interessi dei partiti e perdendo un pezzo della sua autorevolezza: viatico micidiale in vista della legge di Stabilità da predisporre entro settembre.

Se al contrario saltasse tutto, si spalancherebbero le porte della crisi e addirittura del voto anticipato con ripercussioni gravi sulla fiducia nei confronti dell’Italia da parte dei partner europei. Ed è forse questo secondo scenario che merita qualche approfondimento. Al di là degli sconquassi in ambito Ue, infatti, si fatica a comprendere in che modo le forze politiche si organizzerebbero in vista del voto.

Il Campo Largo inseguito da Enrico Letta è stato archiviato dallo stesso Pd nel momento in cui ha ammonito il M5S che lasciare il governo avrebbe significato dire addio ad ogni ipotesi di alleanza elettorale. Così facendo, ha imposto a Conte (senz’altro giustamente ai fini della governabilità e dell’interesse nazionale) un comportamento neanche da junior partner ma di netta subordinazione alle direttive del Nazareno a partire dall’adesione all’agenda Draghi che è proprio ciò che i Cinquestelle intendono contestare.

Al dunque se Conte accetta l’impostazione di Letta diventa ruota di scorta del Pd il quale gioca sul fatto che già oggi ha il doppio dei voti del MoVimento e nel prossimo Parlamento sarà forza prioritaria della sinistra o dei Progressisti, come piace dire all’ex premier pentastellato. Se invece stramba, si autoisola costringendo anche il Nazareno a un destino simile nel momento in cui si apriranno i seggi. In ogni caso, harakiri allo stato puro.

Ma neppure nel centrodestra andare subito al voto conviene. La partita della premiership dello schieramento è in corso e gli esiti non sembrano beneauguranti sotto il profilo della coesione dello schieramento. È vero che nella Lega sarebbe Salvini a stilare le liste, ma è altrettanto vero che allo stato il Carroccio ha dimezzato i consensi tornando alle percentuali di quattro anni fa, e forse il capo leghista avrebbe bisogno di tempo per tentare di risalire la china.

Quanto a Berlusconi, la sua capacità di tenere unite le varie anime del centrodestra è un lontano ricordo e un traumatico stop alla legislatura potrebbe produrre un rompete le righe dagli esiti indefinibili.

Come ha rilevato non senza stupore il presidente del Consiglio, l’Italia guadagna posizioni in Europa e la personalità di chi guida l’esecutivo è punto di riferimento accettato e valorizzato. Ma le beghe di cortine di un Palazzo ridotto ad un formicaio impazzito minacciano di far evaporare quei successi e quella fragile credibilità appena conquistata. A chi giovi tutto questo è davvero difficile capire.

Draghi-Conte, focolai di tensione che non giovano a nessuno. Il mosaico di Fusi

Comunque andrà oggi, i prossimi mesi risulteranno assai accidentati. Se davvero ancora una volta prevalesse la melassa negoziale, Draghi andrà avanti sempre più ammaccato dagli interessi dei partiti e perdendo un pezzo della sua autorevolezza: viatico micidiale in vista della legge di Stabilità da predisporre entro settembre. La rubrica di Carlo Fusi

Anniversari, le ferite dell'antimafia ancora aperte

Non solo a Palermo, ma in tutte le città epicentro della criminalità organizzata la ricorrenza degli anniversari dei delitti mafiosi e delle stragi di cosa nostra rilancia denunce, accuse e prese di posizione dei familiari delle vittime e degli esponenti della società civile. L’analisi di Gianfranco D’Anna

Fuga da Boris. Il premier è sempre più isolato

Due ministri lasciano il governo e diversi consiglieri si preparano alla fine cercando lavoro nel settore privato. Johnson prova a resistere ma il partito ormai è contro di lui

Nuovo gioco per nuovi tempi. Imprese e istituzioni a confronto

Due anni di pandemia hanno riscritto percezione e perimetro di un’industria che non è solo business, ma anche gettito e divertimento. I risultati dell’indagine Swg-IGT e il punto di vista di politica e istituzioni nell’evento organizzato da Formiche

La cybersecurity al servizio del Paese. Intervista a Galtieri (Cy4Gate)

Dalle opportunità poste dal Pnrr al Centro di valutazione e certificazione nazionale, dalla sicurezza della nostra Pa alla costruzione di una autonomia strategica nazionale nel campo delle tecnologie proprietarie e del know-how, quanto è cyber-resiliente il nostro Paese e quali sono i prossimi passi da compiere? L’intervista di Airpress ad Emanuele Galtieri, amministratore delegato di Cy4Gate

Madrid verso il 2% alla Difesa. La decisione dopo il vertice Nato

A pochi giorni di distanza dal vertice di Madrid, la Spagna annuncia lo stanziamento di un fondo da un miliardo di euro per permettere al Paese di raggiungere, entro il 2029, la soglia del 2% del Pil da destinare alla Difesa

Il discorso di Draghi in Turchia, tra guerra e commercio

Di Mario Draghi

L’incontro di oggi indica una volontà comune di rafforzare la collaborazione tra i nostri Paesi. Italia e Turchia sono partner, amici, alleati. Abbiamo davanti grandi sfide, a partire dalla guerra in Ucraina, e vogliamo lavorare insieme per affrontarle. Ecco cosa ha detto il premier al termine del vertice intergovernativo che si è svolto ad Ankara

Nato, firmato il protocollo di adesione per Finlandia e Svezia. Il video

Nato, firmato il protocollo di adesione per Finlandia e Svezia [embedyt] https://www.youtube.com/watch?v=0Buwxdme-uw[/embedyt] Roma, 5 lug. (askanews) - La Nato ha dato ufficialmente il via alla procedura di adesione per Svezia e Finlandia, con l'obiettivo di espandere l'Alleanza militare a 32 paesi, in risposta alla guerra della Russia in Ucraina. Questo è un giorno storico per la Finlandia, per la Svezia,…

Cambiamenti climatici, non possiamo più aspettare

Nel 2012 dall’ex ministro dell’Ambiente erano state presentate al Cipe le linee guida per la strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, che prevedevano misure per la prevenzione e la messa in sicurezza del territorio. Quasi dieci anni dopo l’Ue ha adottato la “Strategia per l’adattamento ai cambiamenti climatici”, con lo stesso criterio alla base delle linee guida approvate dal Cipe… L’intervento di Corrado Clini

Pechino contro i cattolici. L’avvertimento del Vaticano a Hong Kong

Dopo sei anni di missione, monsignor Javier Herrera-Corona, inviato speciale del Vaticano nell’ex colonia britannica, ha rilasciato un duro messaggio sulle limitazioni delle libertà imposte da Pechino

×

Iscriviti alla newsletter