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La videoconferenza di fine gennaio, nel bel mezzo delle tensioni sull’Ucraina, tra il presidente russo Vladimir Putin e alcuni manager italiani ha prodotto almeno un risultato: una forte attenzione da parte delle autorità italiane, ma non soltanto, su tutto ciò che si muove sull’asse Italia-Russia.

Da quell’incontro la Farnesina aveva preso le distanze, mentre da Palazzo Chigi era partita una moral suasion con le partecipate pubbliche. Alcuni membri del Copasir avevano espresso forti perplessità anche alla luce del rischio che i grandi affari possano indebolire la politica italiana, e dunque quelle europea e transatlantica, nei confronti della Russia.

E così si arriva alle ultime ore. Quelle dei tentativi di dialogo sull’Ucraina, con l’annuncio russo di un ritiro delle truppe dalla Crimea. Ma anche quelle che precedono due appuntamenti organizzati dall’associazione Conoscere Eurasia di Antonio Fallico, presidente di Banca Intesa Russia e uno dei manager presenti alla videoconferenza con Putin: il IX seminario italo-russo di Milano, giovedì 17 febbraio (il giorno in cui Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, è atteso a Mosca per un incontro con l’omologo Sergey Lavrov alla ricerca di una soluzione diplomatica alla crisi) alla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli; e il V seminario italo-russo di Genova, venerdì 18 febbraio al Palazzo della Borsa.

Tra gli ospiti, oltre all’ambasciatore russo in Italia Sergey Razov, c’è Sergey Cheremin, ministro del governo di Mosca, capo del dipartimento degli Affari esteri e relazioni economiche internazionali, gran tessitore di rapporti con l’Italia, in particolare al Nord, assiduo frequentatore del Forum economico eurasiatico di Verona, città in cui Fallico è console onorario della Federazione Russa dal 2008. Presenti nei programmi i due presidenti di Regione, il lombardo Attilio Fontana e il ligure Giovanni Toti.

Il titolo è lo stesso per i due eventi: “Italia-Russia: l’arte dell’innovazione”. Ma i precedenti suggeriscono che faranno capolino altri temi d’attualità.

Durante il III seminario di Mosca organizzato giovedì 10 febbraio su “La cooperazione italo-russa per lo sviluppo di un’economia verde e innovativa”, Fallico ha fatto ampio riferimento all’Ucraina e alla situazione nell’Europa dell’Est nella sua introduzione (qui il discorso integrale). La Russia, che “in tutta la sua storia non ha mai attaccato per prima nessuno, si è invece sempre difesa” – e la Crimea? –, è un “alleato naturale e affidabile dei Paesi europei”, “immaginare un’architettura di sicurezza per l’Europa” senza Mosca “è un vicolo cieco”, ha detto. E ancora: “Occorre evitare i falsi pretesti del passato, che hanno avuto conseguenze tragiche”. Citando Vietnam, Kosovo e Iraq, ha auspicato: “Speriamo che per la odierna crisi in Ucraina non si escogiti qualche altro pretesto, un casus belli che potrebbe portare a una tragedia senza precedenti”.

È la linea della diplomazia russa, che omettendo l’ammassamento dei 150.000 suoi militari al confine con l’Ucraina parla di “pretesti” trovati dagli Stati Uniti per arrivare a un conflitto. “Pretesti” è una parola che spesso utilizzata anche da Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, nei giorni scorsi intervistata da Quarta Repubblica, il talk show condotto da Nicola Porro su Rete4. Di “aspettative” di scenari di guerra in Ucraina “gonfiate, con un intento preciso” ha parlato, invece, l’ambasciatore Razov, ospite di Porta a Porta, il programma di Bruno Vespa su Rai Uno.

In questa fase, è fondamentale “avviare una diplomazia del business e della economia”, ha detto Fallico durante il suo intervento a Mosca.

Ma attenzione. Commentando l’incontro tra Putin e gli imprenditori italiani di fine gennaio, Nona Mikhelidze, ricercatrice dell’Istituto Affari Internazionali, aveva spiegato su Formiche.net che “per Mosca c’è un’importanza politica che si connette al contesto economico”. Il presidente russo, scriveva l’esperta, “cerca un’interlocuzione diretta con blocchi di potere che possano fare pressioni sui governi e spingerli a prendere posizioni più sfumate”.

Ecco perché, dopo quella videoconferenza discussa (pure all’estero), anche appuntamenti ciclici come i seminari di Conoscere Eurasia hanno attirato l’attenzione delle diplomazie straniere in Italia. Tanto che non si escludono defezioni dell’ultimo minuto.

Dopo quello manager-Putin, occhi puntati su altri due incontri italo-russi

L’associazione Conoscere Eurasia organizza due seminari a Milano e Genova sull’innovazione (ma c’è da scommettere si parlerà anche di Ucraina). Dopo la videoconferenza con il leader di Mosca, grande attenzione da parte delle autorità italiane, ma non soltanto. Tanto che…

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