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Dopo gli annunci delle scorse settimane ecco le firme: Italgas si garantisce per 733 milioni di euro l’acquisto della greca Depa Infrastructure, player che detiene attualmente il 51% di Thessaloniki – Thessalia Gas Distribution, il 100% di Attiki Natural Gas Distribution Single Member Company e il 100% di Public Gas Distribution Networks, ovvero i tre principali soggetti della distribuzione in Grecia. Di fatto la mossa, dopo la scalata di Snam in Desfa, completa la strategia italiana legata al dossier energetico (anche in ottica balcanica) in un paese che è diventato il nuovo gas-hub del Mediterraneo.

ITALGAS

Italgas è da poco stata messa sotto i riflettori dall’agenzia di rating Fitch che le ha confermato il BBB+ con Outlook stabile in virtù di interessanti prospettive di crescita focalizzate nel periodo 2022-2027. Al netto della possibile riduzione del Wacc per il settore distribuzione gas a partire dal prossimo anno, come si legge nel paper ad hoc diffuso un mese fa da Arera, l’Autorità italiana per l’Energia, le Reti e l’Ambiente guidata da Stefano Besseghini, Fitch mostra fiducia per Italgas anche alla luce dell’acquisizione di Depa Infrastructure. Si tratta di un passaggio che porta in dote per l’Italia la possibilità concreta di diversificare la propria presenza all’interno di un mercato in crescita, “beneficiando di un framework normativo attualmente favorevole rispetto a quello italiano in termini di remunerazione prevista”.

GRECIA GAS HUB

Depa ha in pancia tre player che in Grecia gestiscono complessivamente 6.900 chilometri di rete e 509.000 punti di riconsegna attivi. Tanto è bastato a Italgas per tornare a investire fuori dai confini nazionali e farlo in un paese, la Grecia, che da cenerentola d’Europa ne è diventata soggetto attivo alla voce gas. Il paese è transito per tre gasdotti strategici come il Tap, il Tanap e l’Eastmed (quando sarà ultimato). Inoltre presenta due snodi che destano l’interesse anche di soggetti esterni in ottica di approvvigionamento e stoccaggio: l’isola deposito di Revithoussa, in cui sta aumentando l’arrivo dei gnl americano (sul punto è forte la partnership commerciale tra l’ex segretario al commercio Ross e l’oligarga greco Marinakis) e i porti di Alexandoupolis e Kavala, che si trovano nella parte settentrionale del paese proprio a pochi chilometri dalle pipeline del Tap.

Un ulteriore progetto di stoccaggio galleggiante è previsto a Corinto, per importare gas naturale liquefatto su cui stanno operando appunto Desfa, l’operatore del sistema di trasporto del gas greco privatizzata da Snam e terminal operator di Revithoussa con una capacità annua fino a 2,6 miliardi di metri cubi di gas.

GNL USA

Si tratta di dati che, per essere meglio compresi, vanno incrociati con il trend relativo agli Usa che sono pronti a superare Australia e Qatar (primi e secondi per capacità di esportazione di Gnl) entro la fine dell’anno. Un’ulteriore espansione della capacità di esportazione di Gnl degli Stati Uniti è all’orizzonte. Secondo la US Energy Information Administration (EIA) l’impianto Golden Pass LNG quando entrerà in funzione migliorerà ancora la capacità di esportazione fino a 16,3 Bcfd (verosimilente entro il 2024). E’ anche alla luce delle mutate condizioni di forza nel Mediterraneo legate al dossier energetico, quindi, che le singole relazioni tra paesi stanno subendo accelerate o frenate. Il riferimento è all’accordo di difesa tra Usa e Grecia, all’accordo relativo alla zona economica esclusiva tra Exxon Mobil e lo stato cipriota e alle firme giunte recentemente tra Italia e Grecia per la Zee jonica e tra Ankara e Tripoli per la relativa zona economica esclusiva.

@FDepalo

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