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Maastricht sì, forse, anzi no. L’Europa post-pandemica continua a interrogarsi sul quando, e come, reintrodurre le regole del Patto di Stabilità, sospese nel 2020 e verosimilmente di nuovo operative nel 2023. Proprio questa estate, i Paesi frugali guidati dall’Austria, avevano chiesto un ripristino dei vincoli di bilancio, vecchia maniera. Il trattato di Maastricht, nella sua forma più pura.

Oggi la Commissione europea comincia il lungo viaggio che potrebbe portare a ritoccare le regole del Patto si Stabilità, che poggia sul contenimento del deficit al di sotto del 3% del Pil e su un rapporto debito/Pil entro il 60%. La crisi finanziaria del 2008, la conseguente crisi dei debiti sovrani e ovviamente la pandemia hanno però fatto saltare tutti gli schemi. Oggi praticamente nessun Paese rispetta questi criteri e la media del debito dei Paesi dell’eurozona si colloca attorno al 100% del Pil.

La consultazione avviata dalla Commissione parte da un documento di 14 pagine che analizza l’impatto della pandemia sulle economie europee. È previsto che il dibattito si sviluppi in diversi tipi di forum, più un sondaggio online che sarà chiuso il 31 dicembre. Entro il primo quadrimestre del 2022 la commissione fornirà quindi un’indicazione tenendo conto della situazione economica globale, della specifica situazione di ciascun Stato membro e di quanto emerso nel dibattito pubblico. Quindi l’esecutivo Ue fornirà un suo orientamento sulle modifiche al Patto di Stabilità, con l’obiettivo di ottenere un largo consenso entro il 2023.

Gli occhi, nemmeno a dirlo, sono tutti sulla Germania del dopo Merkel e alla prese con la formazione di un nuovo governo, all’indomani del voto del 26 settembre. Il futuro governo federale, ha raccontato oggi Handelsblatt, è sotto pressione e lo è anche il leader della Spd, Olaf Scholz, per il quale nessun’altra questione politica europea sarebbe così carica di emozioni come la disputa sul debito e su Maastricht. A Berlino si starebbe insomma ragionando sulla postura da tenere quando verrà il momento di valutare un reintegro dei vecchi vincoli, viste e considerate anche le voci contrarie come quella dei liberali (Fdp) che non ne vogliono sapere di allentare il Patto.

Anche in Francia c’è preoccupazione. Dal punto di vista del governo francese, il limite del 60% non è realistico, poiché la media nell’eurozona è attualmente intorno al 100%. Si parla, scrive ancora Handelsblatt, di escludere le spese per il clima dalle regole sul deficit.

Nei mesi scorsi Formiche.net ha ospitato il parere di numerosi economisti, interpellati in merito alla reintroduzione del Patto di stabilità. Secondo Innocenzo Cipolletta, per esempio, di regole stringenti bisogna farne a meno, ancora per un pezzo. “Abbiamo bisogno di politiche di sostegno all’economia e per lungo tempo ancora”. Non la pensa così l’economista Veronica De Romanis, per la quale “in Italia sta passando il messaggio che le regole verranno cancellate. Falso, le regole verranno riviste perché finché l’Ue è una unione monetaria ma non fiscale, delle regole che coordinano 19 politiche fiscali sono essenziali. Altrimenti succede come con la Grecia, un Paese con finanze allegre contagia gli altri Paesi, soprattutto quelli più vulnerabili”.

Infine, secondo Nicola Rossi, ” Tornare alle regole di bilancio oggi sospese mi sembra sconsigliabile essenzialmente perché si tratta di regole che non hanno funzionato. Sono regole che esprimono, per molti versi, la debolezza e la limitatezza delle nostre conoscenze macroeconomiche.”

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