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Ora che il “semaforo” tedesco si è acceso, iniziano a svelarsi anche gli obiettivi nel campo della Difesa dell’esecutivo che sarà guidato dal socialdemocratico Olaf Scholz. Tra i punti più attesi c’era l’adesione al meccanismo di deterrenza della Nato, viste le posizioni anti-nucleari mostrate in precedenza dall’Spd e dai Verdi. Sembra però prevalsa la logica atlantista, con la conferma degli impegni.

LA “NUOVA” GERMANIA

Un documento di oltre 170 pagine, ampiamente circolato sulla stampa tedesca, regola l’accordo di governo che combina le priorità dei tre partiti coinvolti: i socialdemocratici della Spd, i Verdi e i liberal democratici della Fdp. Traguardo raggiungo dopo quasi cinque settimane di negoziati formali, successivi alle elezioni di settembre. Tali trattative hanno visto il coinvolgimento di circa 300 negoziatori coinvolti in 22 gruppi di lavoro, come racconta Politico. L’accordo sarà ora sottoposto all’esame dei partiti più ampi, e poi potranno essere prestati i giuramenti. Ancora non è definitivo il nome del futuro ministro della Difesa, che secondo alcune indiscrezioni potrebbe essere Marie-Agnes Strack-Zimmermann (qui il profilo).

Il patto di coalizione pare rassicurare in merito alla futura direzione che intraprenderà la Germania nella Nato e nella Difesa europea. L’intento che traspare è proseguire nella cooperazione attraverso questi canali, preparandosi al contempo a un “systemic contest” (concorso sistemico) con gli Stati autoritari. “La Germania sarà partner affidabile nell’Alleanza atlantica, nell’Unione europea e nel resto del mondo”, ha infatti dichiarato il prossimo ministro delle Finanze, nonché presidente della Fdp, Christian Lindner.

NELLA NATO…

Il nuovo governo tedesco post-Merkel ha affermato nero su bianco il suo impegno per il deterrente nucleare della Nato, come riporta DefenseNews. La Germania manterrà quindi i suoi impegni nell’Alleanza Atlantica, fra cui quello di ospitarne le armi nucleari entro i confini nazionali, almeno fino a quando l’arma atomica “avrà un ruolo nel concetto strategico dell’Alleanza”, ha puntualizzato Lindner. L’importanza della condivisione nucleare dell’Alleanza era stata sottolineata da Jens Stoltenberg che l’ha definita “la nostra ultima garanzia di sicurezza”.

BERLINO NON ABBANDONA LA DETERRENZA NUCLEARE

Come parte della strategia di deterrenza atlantica vi era appunto lo schieramento di armi nucleari nella zona geografica europea, presso gli alleati che non ne possedevano di proprie (Germania, Belgio, Italia, Olanda e Turchia). Così, in caso di conflitto, le forze aeree di questi Paesi potranno trasportare ordigni nucleari statunitensi. Infatti, in una zona della Renania, precisamente nella base aerea tedesca di Buechel dove è presente anche uno squadrone di jet da combattimento Tornado (equipaggiati per trasporto di ordigni nucleari), si stima vi siano immagazzinate circa una ventina di bombe nucleari americane. Considerato però che i Tornado sono in dotazione delle forze aeree tedesche fin dagli anni 80, e visto l’alto costo dei pezzi di ricambio, la Germania prevede di eliminarli tra il 2025 e il 2030, anno previsto per il loro “pensionamento”, come scritto anche da Swissinfo. La scelta per la sostituzione (ampiamente dibattuta) è ricaduta su un mix di Typhoon, trenta F/A-18 e di quindici EA-18G Growler, non senza dubbi sull’effettiva preservazione della capacità di deterrenza nucleare.

Intanto, paiono ora fugati i timori degli alleati Nato, scatenati dalle posizioni anti-nucleari della Spd e dei Verdi. La preoccupazione riguardava il fatto che potesse prevalere questa linea di opposizione alla condivisione nucleare, creando una spaccatura all’interno dell’Alleanza.

…E NELLA DIFESA EUROPEA?

Nell’accordo di coalizione ci sarebbe inoltre l’apertura all’uso di droni armati da parte della Bundeswehr, altro tema a cui i socialisti dell’Spd si sono opposti in passato. Come nota DefenseNews, la formula lessicale utilizzata (“possono proteggere i militari all’estero”) lascerebbe comunque aperto il dibattito. Aumentano così gli indizi sulla politica di difesa del prossimo nuovo governo di Germania. Sulla Difesa europea, alcuni spunti di risposta erano già arrivati dall’analisi del mese scorso di Pierre Morcos, diplomatico francese e visiting fellow del Center for Strategic and International Studies (Csis), autorevole think tank di Washington. La visita di Sholz a Parigi per incontrare Emmanuel Macron poche settimane prima del voto dimostrava di per sé che per la politica tedesca la collaborazione con la Francia rimane ai vertici dell’agenda europea internazionale. Simbolo dell’asse franco-tedesco sul fronte militare sono sicuramente i progetti del Fcas, velivolo di sesta generazione, e il carro armato del futuro Mgcs. Nonostante Morcos abbia parlato di “una radicata mancanza di fiducia reciproca” sul piano industriale e di “interessi geopolitici disallineati, traumi storici e culture politiche distinte”, Parigi e Berlino “sono riuscite a unire le forze per svolgere un ruolo trainante nell’integrazione europea in materia di sicurezza e difesa, in particolare con il Regno Unito fuori dall’Ue”. La Francia avrà bisogno, dunque, che la Germania prosegua nei progetti di armamenti congiunti.

Il semaforo tedesco è acceso e rassicura la Nato

Dal documento di 170 pagine che regolerà i rapporti tra i membri della coalizione semaforo arriva la rassicurazione che la Nato stava aspettando: il governo guidato da Olaf Sholz confermerà l’impegno tedesco sulla deterrenza nucleare atlantica. E sulla Difesa europea…

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