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Si chiama Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il rischio però è che a diventare resilienti siano forze al di fuori dello Stato italiano. Mentre il governo si prepara a mettere a terre i fondi Ue per la ripresa, il Comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Teo Luzi suona un campanello d’allarme.

La criminalità organizzata ha messo gli occhi sul bottino da 209 miliardi di euro per rimettere in moto il Paese, avvisa Luzi in un’intervista al Messaggero. Nel mirino, spiega il comandante facendo sua una citazione di Draghi, c’è “il debito buono” degli italiani. “Siamo da tempo impegnati in complesse indagini patrimoniali, che sono parte integrante della “cultura investigativa” dell’Arma – assicura Luzi, che snocciola i numeri – lo scorso mese di giugno, i militari del Ros hanno eseguito una misura patrimoniale a carico del vertice del clan operante nel salernitano, a Sarno, sequestrando beni per 2 milioni di euro.

Negli ultimi 5 anni abbiamo sequestrato e confiscato beni per oltre 12 miliardi di euro: un valore enorme che ci dà la dimensione dell’infiltrazione mafiosa nell’economia legale del nostro Paese ”. Di qui la scelta italiana di aderire a un’architettura Ue preposta alla prevenzione di danni al bilancio dell’Ue, lo European Public Prosecutor Office (Eppo). Non è stata un’estate semplice per le forze dell’ordine italiane e l’Arma non fa eccezione, ammette Luzi.

Un imperativo alzare l’asticella della sicurezza alla luce dei nuovi fronti di rischio aperti dalla pandemia. È il caso delle minacce cibernetiche, culminate nell’attacco ransomware che ha mandato in tilt i server della regione Lazio toccando un nervo scoperto della Pubblica amministrazione. Insieme alla Polizia postale, i Carabinieri hanno dato il loro contributo per rafforzare le difese.

Racconta Luzi: “L’Arma si avvale di un’articolata struttura, costituita dal Reparto Indagini Telematiche del ROS a livello centrale e da sezioni e referenti specializzati a livello periferico”. Ma il primo rimedio per abbassare il livello di rischio è aumentare la consapevolezza delle vittime preferite degli attacchi hacker: le imprese italiane. “In quest’ottica abbiamo attivato alcune collaborazioni con Confindustria, Confapi e Confcommercio, che prevedono l’impegno dell’Arma anche in materia di security awareness, proprio per richiamare l’attenzione sulle esigenze di tutela del patrimonio informativo aziendale”.

Poi, non meno pressanti, ci sono le minacce di ordine pubblico. E dunque la vicenda Green pass, e le polemiche, talvolta sfociate in proteste violente, contro la carta verde introdotta dal governo per restringere l’accesso ai posti di lavoro e ai servizi a chi rifiuta di farsi il vaccino. “I controlli sono in corso – rassicura il Comandante generale – ci avvaliamo di dispositivi elettronici già in dotazione ai nostri equipaggi: tablet con funzionalità operative, sui quali è stata installata l’App governativa che consente l’immediata verifica dei certificati”.

La regola aurea nella fase dei controlli, nel caso dei Carabinieri affidati al Nas e alle Stazioni, è “il buon senso”, dice Luzi. Ma anche l’intransigenza con chi, da ora in poi, deciderà di violare apertamente le regole di contrasto al Covid. È successo in modo eclatante durante il rave party nel viterbese quest’estate, non dovrà ripetersi: “È stato potenziato il pattugliamento del web per intercettare per tempo spostamenti di masse di giovani”, chiude il comandante, “non esistono zone franche e gli sgomberi sono doverosi”.

Green pass, no-vax e hacker. L'agenda sicurezza vista dal comandante Luzi

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