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Il mio grande maestro e amico americano Joseph LaPalombara, per molti anni presidente di Scienze politiche a Yale e decano degli scienziati politici, avendo la stessa età del Presidente Napolitano (96 anni), di cui è sempre stato grande amico, sempre lucidissimo e sempre all’opera, ha scritto su queste colonne un articolo ben motivato in cui affermava che il miglior candidato possibile per il Quirinale sarebbe Giuliano Amato.

Amato è uomo di grande levatura, finissimo giurista e politico di grande esperienza al quale va tutta la mia stima e il mio rispetto. Personalmente, una volta tanto, mi sento invece di esprimere una preferenza diversa da quella del mio maestro americano (col quale abbiamo scritto anche un bel libro a quattro mani “Stati Uniti? Italia e Usa a confronto”, Rubbettino).

Dopo lunghe riflessioni, ho pensato che, alla luce del quadro politico in essere e delle variabili sul campo, il miglior candidato potrebbe essere Gianni Letta. Temo che quando lui leggerà questo articolo mi toglierà il saluto. Ma perché mi permetto di avanzare questa opzione? Gianni Letta, nei giorni scorsi, alla camera ardente di un grande italiano ed europeista come David Sassoli è venuto meno, una tantum, alla sua consegna del silenzio. Egli, infatti, è uno dei migliori “uomini del silenzio”, come sono la gran parte dei civil servant, non rilascia mai interviste e non contribuisce minimamente al dichiarazionismo e al cicaleccio dilagante. Stimolato da un giornalista, uscendo da quella camera ardente ha dichiarato: “L’ultimo contributo che David ha dato a questo Paese è stata la partecipazione corale, sentita, commossa attorno alla sua scomparsa. Il clima che si respirava in Parlamento quando è stato commemorato è stata di serenità e armonia, di desiderio di tutte le parti a guardare agli interessi del Paese e non agli interessi di parte. Se con lo stesso clima i grandi elettori procedessero all’elezione del Presidente della Repubblica, David avrebbe un grandissimo merito”.

Ovviamente, sono fiorite le interpretazioni, anche per il fatto che Gianni Letta è super consigliere di Berlusconi e questa dichiarazione sembrava in controtendenza alla linea seguita da Berlusconi, oggi per lo meno pre candidato al Quirinale. Questa dichiarazione coraggiosa che centra quale dovrebbe essere il modo migliore per l’elezione di un Capo dello Stato evidenzia tutta la vera personalità istituzionale di Gianni Letta.

Nonostante il legame con Berlusconi, egli si è sempre distinto come uomo del silenzio pubblico ma del dialogo riservato anche con tutte le forze e gli esponenti più autorevoli del centrosinistra. Non ha mai sostenuto posizioni settarie e sembra uno dei più “timidi” in questa avventura della candidatura di Silvio Berlusconi al Quirinale, perché è abituato a guardare agli interessi del Paese e credo che tema quella “divisività” che tanto male ha fatto al Paese, essendo a lui chiaro che un Presidente della Repubblica debba essere un uomo che unisce più che divide.

Nonostante questo, non c’è stata la minima rottura con Berlusconi, solo l’affermazione di essere, alla luce di quella che forse è la sua dimensione più propria, un civil servant anomalo. Ero capo di gabinetto e uno dei coordinatori della conferenza dei capi di gabinetto durante la legislatura 2001-2006 e, nonostante i capi di gabinetto non siano tenuti a partecipare al pre consiglio dei ministri, non ne perdevo quasi nessuno di quelli guidati sempre magistralmente da Gianni Letta.

I colleghi più anziani mi dicevano che, pur non figurando certo lui come un giurista insigne, era ancora più bravo di Giuliano Amato, finissimo giurista, (alla fine entrambi sono dottor sottili) a presiedere i preconsigli dei ministri, perché incarnava il suo ruolo di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio come servizio alla Repubblica. Inoltre, non ha mai ceduto ad alcun settarismo e se una critica gli è stata mostrata da esponenti del centrodestra, specie di forze diverse da Forza Italia è stata quella di tenere conto troppo spesso delle ragioni dell’opposizione quando è al governo il centrodestra o viceversa quando era il centrodestra ad essere all’opposizione. Perché Letta è uomo che unisce e non divide e ha dimostrato quel po’ di sapienza giuridica che si richiede a un Presidente della Repubblica quando appunto era Sottosegretario.

Conosce, inoltre, alla perfezione il gioco delle forze politiche ed è uomo delle tante relazioni e dei tanti dialoghi senza alcun clamore. Quando leggevo che la scelta che Salvini si tiene nel taschino come seconda ipotesi dopo quelle di Berlusconi e Letizia Moratti, pur avendo stima di una donna di grande autorevolezza e valore come Letizia Moratti, ho sempre pensato che a un Presidente della Repubblica è richiesta una fine sensibilità politica e una fine conoscenza del gioco politico che uno come Gianni Letta ha molto più della Moratti. Se non fosse che le forze politiche trovino un accordo tendenzialmente unitario su Mario Draghi pertanto è a uomini del silenzio e a uomini delle istituzioni, come Gianni Letta che bisognerebbe pensare.

Lui ovviamente non si candiderebbe mai e non farebbe mai uno sgarbo a Berlusconi, visto fra l’altro che mai ha pensato, nonostante le tante offerte, a candidarsi nemmeno al parlamento. Se così non fosse, potrei, come ha indicato tra le righe il mio amico Lamberto Dini, pensare ad una presidenza Casini, che ha tutte le doti di sensibilità istituzionale e di conoscenza politica e del gioco politico, essendo stato anche presidente della Camera, ma che credo trovi ostilità nel centrodestra visto che è stato eletto nelle liste del Pd.

Credo, infatti, che, ripeto, se non si trovasse un accordo unitario su Draghi, lo schema da seguire per rispettare gli equilibri politici in atto è quello che il Presidente della Repubblica debba essere indicato dal centrodestra che è tendenzialmente maggioritario in Parlamento e individuato in un uomo che possa trovare, specie dalla quarta votazione in poi, consensi anche nel centrosinistra. Mi scuso con Gianni Letta per aver fatto questa sorta di piccolo outing non essendo certo lui uomo che pensa di candidarsi a ruoli istituzionali, visto che ha sempre rifiutato qualsiasi tipo di elezione in Parlamento.

Perché Gianni Letta potrebbe essere un ottimo Presidente. Scrive Tivelli

Se non si trovasse un accordo unitario su Draghi, lo schema da seguire per rispettare gli equilibri politici in atto è quello che il Presidente della Repubblica debba essere indicato dal centrodestra che è tendenzialmente maggioritario in Parlamento e individuato in un uomo che possa trovare, specie dalla quarta votazione in poi, consensi anche nel centrosinistra

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