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Italiani, popolo di risparmiatori. Non servivano certo conferme sulla propensione del Bel Paese a mettere i soldi nel materasso o in banca o nel mattone. D’altronde, se c’è un’arma contro la recessione, il declino e pure la pandemia è proprio il risparmio, specialmente se si trasforma in investimento. La tradizionale Giornata del risparmio organizzata dall’Acri (l’associazione delle fondazioni bancarie), la seconda dell’era Covid e in streaming, è partita proprio da qui. A fare un quadro della situazione, il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, il ministro dell’Economia, Daniele Franco, il presidente dell’Acri, Francesco Profumo e il numero uno dell’Abi, Antonio Patuelli.

TEMPO DI RISPARMIO

Gli italiani, secondo la consueta indagine Ipsos diffusa alla vigilia dei lavori, investono di più rispetto agli anni scorsi, rivelandosi più propensi al rischio, in un contesto in cui però il filo rosso principale delle scelte resta il risparmio. Un “Paese polarizzato”, per dirla con le parole di Profumo: “chi poteva risparmiare prima lo fa ancora adesso, mentre chi è andato in crisi non riesce a risalire”.

Le evidenze del rapporto sono tutto sommato confortanti, pur entrando in quadro in cui è sempre la componente del risparmio a farla da padrona. La propensione all’investimento, ad esempio, ha visto una crescita rispetto al 2020 di 2 punti (dal 35% al 37%); scorporando il dato, però, si vede come il 28% degli intervistati dedichi all’investimento solo una piccola quota dei suoi risparmi, contro il 9% (in aumento dall’8% del 2020) che vi destina la maggior parte. Il campione analizzato predilige inoltre strumenti meno rischiosi: per il 90% (dato invariato sul 2020) il conto corrente è la strada maestra, mentre diminuiscono tutte le altre voci: le azioni passano dal 10% al 9%, i fondi comuni d’investimento dal 15% all’11%.

INVESTIRE PER SOPRAVVIVERE

Come detto, il risparmio non può essere fine a se stesso. Occorre che si trasformi in spesa, possibilmente produttiva. Ignazio Visco lo ha detto senza giri di parole nel corso del suo intervento. In Italia “vanno create le condizioni affinché il risparmio, non solo nazionale, possa trovare adeguati sbocchi negli investimenti privati. Così pure le risorse pubbliche, comprese quelle europee, vanno impiegate per porre solide basi per il ritorno su un sentiero stabile di crescita sostenuta”, ha spiegato Visco, rimarcando come “i depositi di famiglie e imprese presso le banche sono aumentati di oltre 200 miliardi”.

“Il nostro paese  un ritorno ai livelli di attività registrati alla vigilia dello scoppio della pandemia non costituisce un obiettivo sufficiente. La crisi lo ha infatti colpito quando non erano ancora stati riassorbiti gli effetti della doppia recessione dovuta alla crisi finanziaria globale e a quella dei debiti sovrani, precedute da un lungo periodo di bassa crescita”.

L’ORA DEL DEFICIT

Gli avvertimenti del governatore non si sono esauriti così. Un altro tema è la crescita. Se l’Italia cominciasse di nuovo a macinare Pil (Bankitalia stima un +6% nel 2021, allineandosi alle previsioni del governo) in modo strutturale, allora sarebbe tempo di iniziare a lavorare sui conti, riducendo il deficit esploso con la pandemia. “Se l’andamento dell’economia continuerà a rivelarsi migliore delle previsioni sarà importante trarne vantaggio per ridurre il disavanzo”, iniziando a risanare i conti pubblici.

Il governo “programma di utilizzare larga parte dei margini di manovra derivanti dal miglioramento del quadro tendenziale per nuove misure espansive, delineate nel Documento programmatico di bilancio approvato due giorni fa, con effetti in parte permanenti sul disavanzo pubblico. Nei programmi governativi grazie alla più elevata crescita del prodotto il peso del debito diminuirebbe comunque più di quanto si prevedeva solo pochi mesi fa”.

IL REBUS BOLLETTE

Attenzione però ai prezzi, all’inflazione, che può divorare stipendi e, appunto, risparmi. Il ministro dell’Economia Franco ne è ben consapevole. Sull’economia “siamo consci che ci sono rischi al ribasso legati all’evoluzione della pandemia e alla domanda mondiale ma anche ai prezzi dell’energia” il governo “è già intervenuto due volte” ma si valutano “ulteriori misure e ulteriori interventi sui prezzi energia”.

Meno male che “il punto di picco del debito determinato dalla recessione legata alla pandemia l’abbiamo superato l’anno scorso ed entro la fine del decennio contiamo di riportare il rapporto debito-Pil dove era prima della crisi pandemica”.

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