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“La sfida è orientare l’Unione europea in direzione dell’autonomia o, come si sente sempre più spesso nei circoli europei, della sovranità strategica e, soprattutto, costruire il necessario consenso interno sul quale fondare questa sovranità”. Così ha riferito il rappresentante permanente d’Italia presso l’Ue, ambasciatore Pietro Benassi, sentito ieri in audizione nella commissione Difesa della Camera, nell’ambito dell’indagine sulle prospettive della pianificazione, della ricerca tecnologica, della produzione e degli investimenti funzionali alle esigenze del comparto difesa europeo.

ALLA RICERCA DI UNA SOVRANITÀ STRATEGICA

“Di fronte a situazioni di crisi che mettono in gioco la sua sicurezza, pensiamo al Sahel, alla Libia, al Corno d’Africa, allo stesso Vicinato orientale – ha continuato Benassi – l’Unione europea dovrà essere capace di dispiegare e al tempo stesso proiettare la propria forza in preminente modalità collaborativa, se possibile, ma anche da sola, se necessario”. I temi della sicurezza e della difesa sono stati, storicamente, poco presenti sui tavoli decisionali dell’Unione europea, in parte perché percepiti come afferenti ad altre autorità, principalmente nazionali o della Nato.

LO STRATEGIC COMPASS

Tuttavia, l’evolvere della situazione geopolitica internazionale sottolinea ogni giorno di più la necessità per l’Unione europea di occuparsi in prima persona della sua sicurezza. È soprattutto l’eventualità di dover far fronte da sola alla tutela della propria sovranità strategica che ha fatto emergere tutta l’importanza rivestita dal lavoro in corso a Bruxelles sulla definizione dello Strategic compact, il documento che ambisce a creare una cultura strategica condivisa che ancora manca nell’Ue. Questa “bussola strategica”, che dovrebbe venire presentata al Consiglio europeo il prossimo marzo dall’Alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, servirà anche a definire le capacità industriali di cui l’Unione avrà bisogno per sostenere questa sua sovranità strategica.

I PROGETTI PESCO

Ancora, Benassi ha voluto ricordare che: “L’Italia fa parte del gruppo di Stati membri propulsori della cooperazione rafforzata (Pesco), e assieme a Francia, Germania e Spagna formiamo il cosiddetto gruppo dei Pesco 4, gli Stati membri più ambiziosi rispetto all’integrazione del panorama militare e di difesa della Ue”. Questa presa d’iniziativa si traduce, soprattutto, nella guida di nove progetti Pesco che spaziano dalle corvette di nuova generazione ai sistemi senza pilota, sia terrestri che aerei. Questo attivismo ha garantito all’Italia una posizione di leadership in tutti i tradizionali domini militari, con un impegno di lungo periodo.

EDF: “MEDAGLIA D’ARGENTO” PER L’ITALIA

Per quanto riguarda il Fondo europeo di difesa (Edf), ufficialmente lanciato alla fine di giugno e finanziato con 7,9 miliardi fino al 2027, c’è da registrare l’ottimo risultato raggiunto dall’Italia, così come sottolineato dallo stesso rappresentante permanente: “Dobbiamo sinceramente dire che l’Italia finora ha giocato in maniera adeguata le sue carte, classificandosi al secondo posto dopo la Francia per numero e valore di progetti finanziati e aggiudicandosi il 20% dei fondi totali disponibili; la Francia, primo classificato, se ne è aggiudicata il 23%”. Un risultato eccellente se si considera il calibro dei competitor.

LO SPAZIO EUROPEO

Durante l’audizione di Benassi, c’è stata anche la possibilità di affrontare le capacità che l’Unione dovrà sviluppare nel contesto dei nuovi domini operativi. In particolare per quanto riguarda il settore spaziale, da cui dipendono le telecomunicazioni, i trasporti, il commercio, la salute, l’agricoltura e il nostro intero stile di vita. “Tra le principali linee d’azione per il settore spaziale – ha detto l’ambasciatore – occorre evocare la volontà specificamente di Italia e Francia di elaborare una strategia di sicurezza e difesa nello spazio al momento ancora in fase embrionale che, quando sviluppata, richiederà l’avvio di specifici programmi di sviluppo di capacità”. Sempre il rappresentate permanente ha anche ricordato come l’Ue debba fase sempre più fronte a un’intensa e sempre più assertiva competizione da parte di concorrenti strategici, in particolare della Cina che, con la sua rincorsa scientifica e tecnologica, ha sviluppato autonomamente un sistema per basi spaziali in soli dieci anni.

LA DIFESA PASSA ANCHE PER LA RETE

“L’Ue e gli Stati membri – ha proseguito il diplomatico – si trovano a rispondere oggi a sfide e minacce differenti, ma non meno fragilizzanti rispetto quello che in dottrina viene definito attacco armato, atti malevoli che colpiscono al cuore la società, con mezzi cyber, digitali o satellitari, e che possono invalidare le strutture civili come trasporti ed energia, le telecomunicazioni, fino alle stesse strutture sanitarie”. In questi nuovi scenari di insicurezza che minacciano le strutture decisionali a livello nazionale ed europeo, con il rischio della disinformazione fino alla paralisi dell’intero sistema, l’Ue ha mostrato di aver compreso la necessità di sanare le proprie vulnerabilità con progetti condivisi tra industria civile, spaziale e della difesa, sfruttando le competenze di ciascuno per adattare gli strumenti già esistenti e crearne di nuovi.

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