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“Nessun colpo di avvertimento è stata sparato sul HMS Defender; la nave della Royal Navy sta conducendo un innocuo passaggio nelle acque territoriali ucraine nel rispetto del diretto internazionale”. Così il ministero della Difesa del Regno Unito ha frenato con una nota l’allarme scontro militare nel Mar Nero. Circa mezz’ora prima, l’agenzie di stampa Interfax aveva citato il ministero della Difesa russo spiegando che un battello della Guardia di frontiera e un jet avevano sparato colpi di avvertimento verso il cacciatorpediniere britannico poiché, secondo loro, era entrato nelle acque territoriali russe (l’annessione della Crimea non è riconosciuta a livello internazionale, dunque quelle acque, entro dodici miglia dalla costa, sono considerate dal Regno Unito a tutti gli effetti ucraine). Si è aggiunta poi la Tass, aggiungendo la convocazione da parte del ministero russo dell’attaché militare presso l’ambasciata del Regno Unito a Mosca. Nel frattempo, anche la Bbc riportava colpi di avvertimento citando il dicastero russo, aggiungendo dettagli sul luogo (a largo di Cape Fiolent, a sud di Sebastopoli) e sul caccia coinvolto (un Su-24M).

In seguito è arrivata la nota della Difesa di Sua Maestà che è servita ad abbassare la tensione, quantomeno a livello mediatico, e che contribuisce ora ad alimentare l’impressione che i russi potrebbero voler testare mezzi di guerra informativa (disinformatia compresa), se non addirittura la ricerca di un casus per un’escalation più corposa. “Crediamo – si legge – che i russi stessero compiendo un’esercitazione di artiglieria nel Mar Nero e che abbiano fornito alla comunità marittima un allarme preventivo sulle loro attività”. Dunque, “nessun colpo è stato diretto al HMS Defender e non riconosciamo il reclamo circa bombe sganciate lungo il suo cammino”.

Ma il ministero della Difesa russo ha poi insistito nuovamente con la tesi dei colpi di avvertimento. “Il cacciatorpediniere era stato avvertito in anticipo che sarebbero state usate le armi in caso di violazione dei confini di Stato russi; esso non si è curato dell’avvertimento”, ha dichiarato il dicastero di Mosca, ripreso anche dall’Ansa. Dunque, un vascello della Guardia di frontiera avrebbe sparato dei colpi di avvertimento “alle 12:06 e alle 12:08 e poi, alle 12:19”, un aereo Su-24M avrebbe sganciato quattro bombe come avvertimento sulla rotta della nave britannica. “In seguito alle azioni congiunte della Flotta del Mar Nero e del servizio di frontiera dell’Fsb – è la versione russa – il cacciatorpediniere Defender ha lasciato le acque territoriali della Federazione Russa alle 12:23”.

Da ultima è arrivata la dichiarazione del ministro britannico Ben Wallace: “Questa mattina, il HMS Defender ha realizzato un transito di routine da Odessa verso la Georgia attraverso il Mar Nero: come è normale per questa rotta, la nave è entrata in un corridoio di traffico di separazione, riconosciuto come internazionale; è uscita dal corridoio in sicurezza alle 09:45 Bst (corrispondenti alle 11:45 locali, dunque prima dell’orario dei colpi comunicato dalla Difesa di Russia, ndr)”. Di più: “Come sempre, le navi russe hanno seguito (shadowed) il suo passaggio e la nave è stata informata delle esercitazioni di addestramento condotte nelle sue più ampie vicinanze”. Nonostante ciò, è stato lo stesso Wallace a confermare alla stampa britannica che il governo di Mosca ha convocato non solo l’attaché militare, ma anche l’ambasciatrice britannica, Deborah Bronnert.

A bordo del Defender c’era tra gli altri Jonathan Beale, corrispondente per la Bbc. Ha detto di aver contato almeno venti velivoli russi seguire dall’alto il passaggio del cacciatorpediniere a largo della Crimea (comunque “volutamente” entro le dodici miglia che delimitano le acque territoriali, ucraine per Londra, russe per Mosca), e una motovedetta avvicinarsi a circa centro metri. Ha udito gli avvertimenti dei russi (“se non cambiate rotta, spareremo”) e persino dei colpi, spiegando però di averli ritenuti “out of range”. Anche perché poco prima i russi avevano avvisato il Defender delle esercitazioni che stavano realizzando nell’area. Durante il passaggio, ha raccontato Beale, l’equipaggio era in elevato stato di allerta. La nave britannica non ha comunque alterato la sua rotta. Il sito del ministero della Difesa di Russia (di solito produttivo in note stampa) non riporta al momento l’accaduto. Alle 10 di oggi (ora locale in Crimea) ha comunicato l’avvenuta esercitazione per il distaccamento di ricerca e soccorso della Flotta del Mar Nero per inscenare il salvataggio di un sottomarino danneggiato. Vi hanno partecipato “più di dieci unità navali”.

I fatti arrivano a pochi giorni dal malfunzionamento dei transponder del cacciatorpediniere Destroyer e della fregata olandese Evertsen. Secondo i dati dell’Automatic Identification System (Ais), le due unità navali si sarebbero mosse nella notte del 18 giugno in direzione di Sebastopoli, fino a due miglia nautiche dal porto. Tuttavia, le webcam piazzate sul porto ucraino hanno mostrato che le unità in questione non si sono mosse (lo US Naval Institute ricostruisce l’accaduto).

Nei giorni scorsi il cacciatorpediniere britannico era arrivato a Odessa per una serie di esercitazioni dopo il precedente passaggio a Istanbul. Fa parte del Carrier Strike Group della Royal Navy guidato dalla portaerei Queen Elizabeth (su cui Formiche.net è salita), protagonista nelle ultime settimane di manovre nel Mediterraneo (anche con l’Italia) e della sosta ad Augusta, in Sicilia. Durante la sosta a Odessa, il Defender ha ospitato la firma di un accordo di cooperazione tra Regno Unito e Ucraina per il rafforzamento delle capacità navali di Kiev. Un accordo trilaterale, siglato dal ministro della Difesa britannico per il procurement Jeremy Quin, il vice ministro ucraino Oleksandr Myroniuk e David Lockwood, ceo del gruppo industriale Babcock (che realizza i cacciatorpediniere Type 45). Accordo che di certo non piace a Mosca. Tra l’altro, nella sua rinnovata postura internazionale (la “Global Britain”) il Regno Unito ha individuato nella Russia la principale minaccia alla sua sicurezza. I rapporti tra Londra e Mosca restano tesi.

Il viaggio del Carrier Strike Group è iniziato da circa un mese, destinato a coprire 26mila miglia nautiche, toccando un quinto dei Paesi del globo (una quarantina), compresi India, Giappone, Corea del sud e Singapore. La destinazione finale è l’Indo-Pacifico, lì dove trovano spazio le ambizioni della Global Britain targata Boris Johnson. Ad accompagnare la portaerei, oltre al Defender, ci sono il cacciatorpediniere Diamond, le fregate Richmond e Kant, un sottomarino nucleare d’attacco, classe Astute. Con loro anche la fregata olandese Evertsen, il cacciatorpediniere della Us Navy “The Sullivans”, che vanta a bordo il sistema di difesa aerea Aegis. Accompagneranno il tutto due unità navali di supporto, la Fort Victoria e la Tidespring. Ben trentadue sono i velivoli a bordo delle varie unità navali, compresi gli F-35 del 617esimo Squadrone della Raf (denominato i “Dambusters”, già in addestramento con un collega italiano) e del 211esimo Squadrone dei Marines americani. Tra gli elicotteri ci sono i multi-ruolo Wildcat (variante navale dell’AW-159 di Leonardo) e i più grandi Merlin (dall’AW-101). A bordo anche il Commando 42 dei Royal Marines.

Lato russo, si registra da mesi (se non anni) la militarizzazione del Mar Nero e della Crimea. A metà aprile, in coincidenza con l’aumento di tensione dell’Ucraina orientale, anche nella Penisola si assisteva a un incremento dell’attività militare, tra esercitazioni terrestri lungo le coste (per i carri armati T-72, i veicoli da sminamento UR-77 e i veicoli da trasporto anfibio UR-80) e le manovre in mare.

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