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Dopo il Montenegro, la Moldova. La Cina punta forte sul paese, con 20 progetti di investimento per un valore di circa 1 miliardo di dollari. Il cliché è sempre lo stesso: l’ambasciata cinese in loco è pronta a creare una ‘piattaforma d’affari’, per i big players di Pechino. Il rischio è che il paese moldavo venga commissariato dalla Cina per la sua strategica posizione geografica sotto l’ombrello della Via della Seta: apparentemente un’opportunità commerciale per tutti, ma alla lunga un potenziale cavallo di troia.

QUI MOLDOVA

I progetti riguardano i settori della salute, della farmacia, dell’industria, dell’informatica, dell’e-commerce, della produzione di prodotti da forno, dei trasporti, della viticoltura, dell’agricoltura e dei servizi di riparazione auto. I big players coinvolti sono nomi di primo piano, come Great Wall Motors, China Overseas Economic Cooperation Corporation, Huawei e China-Europe Association for Technical and Economic Cooperation. Il ragionamento cinese legato alla strategia della BRI, passa anche dalle valutazioni effettuate in questo anno di pandemia.

Il post Covid vedrà l’Europa e i paesi legati all’allargamento a est caratterizzati da un oggettivo rimbalzo dell’attività economica, ma al contempo accompagnato da crescenti rischi derivanti dalle dinamiche geopolitiche. Un passaggio sottile ma decisivo, che è stato oggetto di un recente dibattito in occasione della web conference promossa dall’Istituto di studi economici internazionali di Vienna (wiiw) il 5 maggio scorso. Tra i paesi sotto osservazione anche quelli maggiormente in difficoltà, come Moldova e l’Ucraina, le due nazioni più povere d’Europa, che verosimilmente impiegheranno molti anni per vaccinare le loro popolazioni e quindi per imboccare la via di uscita dal tunnel pandemico. Chi ne sta approfittando?

BRI UGUALE CAVALLO DI TROIA?

Questa la considerazione di fondo che il governo cinese ha fatto: non solo la Moldova è oggettivamente un paese senza risorse proprie che necessita di assist esterni, ma è anche desiderosa di partnership nei settori trainanti come in questo anno è stata la sanità. La zampa del Dragone, dunque, se fino a ieri era dettata dalla logistica legata solo alla BRI, adesso si arricchisce del settore legato ai vaccini ed alla collaborazione nel settore della sanità.

E’noto che Cina è stata relativamente rapida a fuoriuscire dalla crisi pandemica e si è posta in una posizione dominante per continuare a investire, anche in un settore nevralgico come i Balcani. Detto del Montenegro, c’è anche il Kirghizistan a fare notizia. Il paese ha un debito statale estero di quasi 5 miliardi di dollari e oltre il 40% di esso è dovuto alla Export-Import Bank of China per una serie di progetti infrastrutturali nell’ultimo decennio sotto le spoglie della Belt and Road Initiative. Il Kirghizistan ha preso in considerazione le opzioni per lo sviluppo della sua miniera di ferro Jetim-Too, i cui diritti minerari potrebbero essere ceduti proprio per pagare i prestiti ricevuti da Pechino.

UE VS PECHINO

In più va sottolineato un passaggio significativo: le rotte commerciali della Moldova sono favorite dal porto di Giurgiulesti e dalla vicinanza di grandi mercati nei paesi dell’Unione Europea e della Federazione Russa. Lì la Cina ha provato a costruire strade come parte della cosiddetta Belt and Road Initiative e non si fermerà in questo primo anno post Covid, anzi, punterà a inserirsi anche nel settore della transizione ecologica vista la mole di finanziamenti Ue diretti al comparto green. La Commissione Ue vede di buon occhio lo sviluppo infrastrutturale degli stati membri e di quelli coinvolti nel processo di allargamento a est dell’Unione Europea, ma rischia di scontrarsi poi con Stati le cui infrastrutture stradali ed energetiche saranno targate Cina.

twitter@FDepalo

La Via della Seta ripiega verso Est. Dopo il Montenegro tocca alla Moldova

Se nell’Europa del Sud e dell’Ovest la campagna cinese non ha funzionato, il cliché è stato ritentato nel piccolo Stato chiuso tra Romania e Ucraina: l’ambasciata cinese in loco è pronta a creare una “piattaforma d’affari”, per i big player di Pechino. Ma chi riceve poi dovrà pagare un conto salatissimo

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