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Dovremmo gioire o quantomeno apprezzare questi primi spiragli di libertà dopo la grande chiusura. E invece tra gli italiani c’è già chi guarda con nostalgia alla vita pandemica ed è percorso da un brivido lungo la schiena al solo pensiero di tornare alla routine di prima. Verrebbe spontaneo chiedersi cosa ci sia da rimpiangere in un’esistenza fatta di privazioni e di divieti. Eppure, a giudicare dall’ultima rilevazione Swg, i cittadini sembrano avere una sfilza di buoni motivi per non voler tornare alla normalità.

Sì, perché in molti casi il lockdown è servito da scudo per proteggersi da ansie, ossessioni o semplicemente da situazioni alquanto scomode. Un Pandemic cocoon (bozzolo pandemico) come lo chiamano gli studiosi inglesi o una syndrome de l’escargo (sindrome della chiocciola) come la definiscono gli esperti francesi. Etichette variabili che identificano lo stesso fenomeno: la paura di uscire dal guscio per ritornare ad affrontare la vita di tutti giorni.

E così ben il 61% degli italiani sostiene che gli mancherà almeno un aspetto di questa situazione emergenziale. In cima ai fattori di nostalgia troviamo il maggior tempo a disposizione che si è potuto dedicare alla famiglia. Ma se questa motivazione appare ragionevole oltre che abbastanza scontata, le altre invece sono ben più sorprendenti e a tratti paradossali.

 

 

Perché se è vero che il Covid ha annullato la nostra vita sociale, è però altrettanto vero che ha fatto piazza pulita di tutte quelle occasioni poco gradite di fronte alle quali si è obbligati a partecipare oppure si accampano le scuse più strampalate. Il matrimonio del cugino di terzo grado, le assemblee di condominio, le cene di lavoro o quelle di classe: il virus ha cancellato tutte queste incombenze dalla nostra agenda. Quando non ci sarà più la possibilità di evitare tutti questi appuntamenti, una buona parte degli italiani sentirà la mancanza di una giustificazione credibile utile a non partecipare.

Ci sono poi i procrastinatori quelli che soffrono alla sola idea di dover pianificare con anticipo e di avere una vita “comandata” da un orologio. Per loro la pandemia è stata una panacea che li ha permesso di evitare ogni genere di ansia organizzativa. Non appena l’emergenza sarà finita, anche loro finiranno per rimpiangere la possibilità di vivere senza fare progetti.

Il Covid mancherà inoltre agli aptofobi, ossia coloro che hanno il terrore del contatto fisico. Per questi non sarà per niente facile dire addio al distanziamento e tornare a dover schivare baci, abbracci e strette di mano senza avere più una valida ragione.

C’è inoltre perfino chi si è assuefatto all’utilizzo della mascherina e non ha alcuna intenzione di sbarazzarsene anche quando non sarà più necessaria. “Ormai è diventata una coperta di Linus che mi fa sentire protetto” afferma una parte degli intervistati.

E siccome Instagram e la vita reale sono spesso due cose diametralmente opposte, non tutti hanno seguito i consigli dei fitness influencer dedicandosi alla ginnastica casalinga durante il lockdown. Anzi in molti si sono lasciati vincere dalla pigrizia, trascurando quasi del tutto l’attività sportiva. Anche quest’ultimi avranno nostalgia della possibilità di non dover prestare troppa attenzione alla forma fisica.

Insomma, il Paese prova a riaprire i battenti ma squarciare il bozzolo pandemico non sarà un’impresa facile per tutti gli italiani.

Agli italiani non dispiace il "bozzolo pandemico". Il barometro di Arditti

A giudicare dall’ultima rilevazione Swg, i cittadini sembrano avere una sfilza di buoni motivi per non voler tornare alla normalità. Tutti i numeri nel barometro di Roberto Arditti

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