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A 160 anni dall’avvio delle relazioni diplomatiche tra Italia e Stati Uniti, l’esigenza di ripartenza economica imposta dal Covid-19 offre l’occasione per rilanciare i rapporti transatlantici, anche su nuove tecnologie e digitale. È il quadro offerto dal ministro Lorenzo Guerini e dall’ambasciatore d’Italia a Washington Armando Varricchio, protagonisti del webinar organizzato da AmCham Italy insieme a Comin & Partners per presentare i risultati dell’indagine condotta con alcuni dei ceo delle più importanti aziende associate per delineare le priorità sull’asse transatlantico. Dopo i saluti introduttivi di Robert Needham, console generale degli Stati Uniti a Milano, e Luca Arnaboldi, presidente di AmCham Italy, Simone Crolla e Gianluca Comin hanno presentato la ricerca “Scenari transatlantici”. Poi la tavola rotonda, con Leopoldo Attolico, country officer di Citi, Paolo Fiorelli, ceo di MBE Worldwide, Fabio Giambelli, country general manager di Dow, Angela Natale, presidente di Boeing Italia, e Maurizio Taglietti, general manager MetLife.

L’OCCASIONE

Un fil-rouge ha legato i vari interventi: c’è l’occasione giusta per rilanciare i rapporti transatlantici. È offerta dall’amministrazione targata Joe Biden, ma anche dalla comune esigenza di ripartenza economica imposta dal Covid-19. Su questo, numerose sono le convergenze tra le priorità identificate dall’amministrazione Usa e quelle contenute nel Pnrr del governo guidato da Mario Draghi, ha spiegato l’ambasciatore Varricchio, alle sue ultime battute da Washington in vista del trasferimento a Berlino (negli Usa arriverà l’ambasciatrice Mariangela Zappia). Digitalizzazione e transizione green rappresentano il binario comune identificato da Stati Uniti e Italia per superare la pandemia, e su questo può correre il rilancio del rapporto transatlantico.

PIANI CONVERGENTI

L’immagine scelta da Varricchio è il viaggio del 1947 di Alcide De Gasperi. Oggi come allora, ha spiegato l’ambasciatore, “l’Italia guarda agli Stati Uniti”, consapevole che “un ruolo essenziale viene svolto dal mondo dell’economia”, in un “rapporto virtuoso tra istituzioni e imprese”. A differenza del Piano Marshall, tuttavia, “questa volta l’Europa non è solo beneficiaria, ma parte con un grande piano che guarda al futuro”. E se “l’amministrazione Usa guarda alla ricostruzione dell’economia americana” con l’obiettivo di una crescita “fino al 6% del Pil”, allora “il nostro obiettivo, come europei e italiani, è far sì che il programma possa delinearsi mantenendo l’apertura dei mercati e rifuggendo tentazioni protezioniste”.

IL VALORE DEL RAPPORTO ITALIA-USA

Su questa convergenza tra le progettualità europea e americana, l’Italia può giocare un ruolo da protagonista, considerando la “relazione privilegiata con gli Stati Uniti” descritta dal ministro Guerini. Per questo, “è fondamentale mantenere il tema rapporto transatlantico al centro del dibattito nella società civile”, evitando “il rischio di darlo per scontato”. Anche perché “sono noti i tentativi di altri attori internazionali di dichiararlo superato”, ha detto Guerini. Ciò dimostra d’altra parte che il mondo post-Covid-19 è più complesso del contesto precedente, più competitivo, popolato di sfide del tutto nuove.

LA DIMENSIONE DELLA DIFESA

In tal senso, “il dialogo tra Stati Uniti ed Europa non può prescindere dalla dimensione della difesa e sicurezza”, da allargare alle nuove tecnologie, al cyber e al digitale. E così, “ancora oggi possiamo confermare la rilevanza e l’attualità dell’Alleanza Atlantica quale cornice della nostra sicurezza e difesa collettiva, chiamata a un compito difficile – ha detto Guerini – evolversi per fronteggiare nuove sfide rimanendo allo stesso tempio presidio dei valori che, da settantadue anni difendiamo”. E se “i competitor vogliono erodere il nostro vantaggio tecnologico e competitivo”, ha rimarcato il ministro, allora “la solidità dei rapporti commerciali e imprenditoriali diventa centrale per la resilienza dei nostri Paesi”. Su questo, si guarda a “future opportunità di collaborazioni”.

I MARGINI PER IL RAFFORZAMENTO

I margini ci sono, come dimostrano i numeri della ricerca targata AmCham Italy e Comin & Partners, condotta rivolgendo otto domane a 56 multinazionali (36 americane e venti italiane). Nel 2020, l’anno del Covid, le esportazioni dell’Italia verso gli Usa si sono ridotte del 13,5%, molto meno rispetto agli altri indicatori economici, ha testimonianza di un rapporto “resiliente”. La bilancia commerciale rimane positiva per l’Italia, che vende agli Stati Uniti beni e servizi per 49,5 miliardi di dollari e ne acquista per 19,9. Numeri destinati a crescere. Il 55% degli intervistati valuta positivamente lo stato delle relazioni transatlantiche con un “alto grado” di fiducia nei confronti dell’amministrazione Biden. I temi principali per rafforzare la collaborazione sono: commercio, economia digitale, innovazione e sostenibilità. Le aree su cui occorre maggiore coordinamento tra Usa e Ue sono invece: emergenza sanitaria, ripresa economica, difesa e sicurezza. Per quanto riguarda il rapporto bilaterale con gli Stati Uniti, tra i temi su cui il nostro Paese deve puntare ci sono le collaborazioni in ambito tecnologico.

GLI INPUT DELL’IMPRESA

Su questo “il 2021 offre uno scenario più favorevole al business”, ha detto Attolico di Citi, notando che “è illusorio pensare che il miglioramento dei flussi economici sia possibile senza un migliore allineamento dal punto di vista politico e dei valori di riferimento”. E dunque, ha aggiunto Fiorelli (MBE Worldwide), è rassicurante “risentire che l’Italia è europeista e atlantista”. Lo è anche alla luce dei 160 anni di relazioni diplomatiche tra i due Paesi, ha ricordato Natale (Boeing Italia), notando che il rapporto bilaterale sia stato particolarmente proficuo in ambito aerospaziale e che possa esserlo ancora in futuro, tra le nuove tecnologie e la transizione ecologica che coinvolge l’aviazione. Resta la preoccupazione, descritta da Taglietti (MetLife), per le previsioni di “bassa crescita italiana”, accompagnata però dalla “rassicurazione” sul valore del rapporto transatlantico. Secondo Giambelli (Dow), c’è una “opportunità storica” offerta dai piani di ripartenza post-pandemica. I pilastri su cui ripartire, ha concluso, sono “sicurezza, interessi e valori”.

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