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Più sinergie tra istituzioni e industria, collaborazioni europee (e transatlantiche) e investimenti certi. È la ricetta italiana per la Difesa dalla nuove minacce missilistiche, emersa oggi dal dibattito organizzato dall’Istituto affari internazionali (Iai) per la presentazione dello studio “Europe’s missile defence and Italy: capabilities and cooperation”, a cura di Alessandro Marrone e Karolina Muti. Moderati dal direttore di Formiche e Airpress Flavia Giacobbe, hanno partecipato il ministro Lorenzo Guerini, il capo di Stato maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli, l’ad di Leonardo Alessandro Profumo, il presidente dell’Aiad Guido Crosetto e l’ad di MBDA Italia Lorenzo Mariani.

IL QUADRO STRATEGICO

A preoccupare è l’evoluzione del quadro strategico, “ulteriormente aggravato dalla sfida pandemica”, ha spiegato il ministro. In tale contesto si colloca la missilistica, “trasversale a tutti i domini, inclusi quello spaziale e cibernetico”, protagonista di “una maggiore diffusione della minaccia”, ha notato Guerini. “Stiamo vivendo – ha aggiunto il generale Vecciarelli – una fase di diffusione della proliferazione missilistica”, con grandi potenze, attori regionali ed entità non statuali impegnati a investire “in armamenti che sono in grado di dare un grande ritorno sotto il profilo dell’efficacia, a fronte di un costo contenuto”. Ciò impone “a chi si deve difendere, un coinvolgimento operativo e finanziario rilevante”, ha detto Vecciarelli.

TRA NATO E UNIONE EUROPEA

Per l’Italia, la risposta si inserisce nel quadro Nato. “La sicurezza nazionale del nostro Paese è saldamente tutelata nel quadro dell’Alleanza Atlantica – ha detto Guerini – la difesa missilistica aerea e integrata mette a sistema le capacità degli Stati membri, militarmente e politicamente, ed è la forma più efficace di difesa e deterrenza”. C’è poi il quadro dell’Ue, che con il rilancio della Difesa comune (e del fondo Edf da quasi 8 miliardi per i prossimi sette anni) vuole dare slancio a capacità strategiche. Tra queste c’è anche la difesa missilistica, e in particolare il programma Twister della Pesco (a guida francese, con a bordo anche l’Italia), per sviluppare un intercettore endo-atmosferico in grado di ingaggiare sia missili balistici a raggio medio e intermedio, sia sistemi ipersonici. D’altra parte, “i Paesi europei devono fare di più per sviluppare insieme capacità militari da integrare”, ha notato Guerini. I benefici, ha detto il ministro, sono “economie di scala, maggiore sviluppo tecnologico e industriale, nonché il rafforzamento della difesa europea in una logica di piena collaborazione con l’Alleanza Atlantica”.

I PROGRAMMI DELLA DIFESA

A livello operativo, ha detto Vecciarelli, “il problema per la difesa missilistica, dovendo fari i conti con le risorse che il Paese ritiene di poter mettere a disposizione, è rimanere flessibili, entrando in dinamiche di multi-dominio”. Bisogna proteggere il territorio nazionale (esposto, vista la particolare conformazione della Penisola), ma anche i militari impegnati in missione. I segnali sugli impegni nazionali sono positivi, visto il recente contratto di Francia e Italia per la nuova generazione del sistema Samp/T, che per il nostro Paese vedrà l’estensione anche all’Aeronautica, oltre a Esercito e Marina. “Ci porrà nelle migliori condizioni di difendere il territorio”, ha spiegato il generale. La Difesa sta poi lavorando sui sistemi di “counter-Uas”, per il contrasto a droni e missili da crociera: “Ci siamo impegnando perché nel medio-periodo si possa disporre di adeguate contromisure”. Si aggiunge alla “space situational awreness, perché dallo spazio arriveranno le minacce”.

L’APPROCCIO INDUSTRIALE

Trattasi, gli ha fatto eco Alessandro Profumo, di “approccio stratificato”, in cui si sommano tecnologie, forze e domini. “L’integrazione e l’interoperabilità sono estremamente rilevanti”, ha aggiunto il manager. Satelliti, sensori, radar, sistemi di comando e controllo, tecnologie di intelligenza artificiale e sistemi di comunicazione sicura dovranno “essere messi insieme per avere informazioni sicure alla velocità della luce”. Poi serviranno gli “effectors”, gli intercettori, capaci di avere velocità pari a quella di una minaccia che corre a rapidità ipersonica, mantenendo alta manovrabilità. “Come Leonardo – ha assicurato Profumo – vogliamo essere uno dei player di questo sistema integrato”, guardando “con favore” alle iniziative europee e alle collaborazioni con altri partner “like-minded”.

LA SFIDA FINANZIARIA

La sfida, oltre che tecnologica, è finanziaria. “Prendiamo atto che nel quadro di risorse che consideriamo già limitate – ha detto Guido Crosetto – quelle per la missilistica rappresentato normalmente il 3-4% degli investimenti all’interno del bilancio ordinario della Difesa”. Perciò, ha spiegato il presidente dell’Aiad, “oltre a capire a parole l’importanza strategica di questo settore, occorre predisporre le risorse adeguate”. D’altra parte, “la certezza delle risorse e la continuità degli investimenti vanno a tutela del ruolo che il Paese può assumere nei programmi europei e nelle collaborazioni bi-multi laterali”.

LE TECNOLOGIE CHE SERVONO

Basti considerare, ha notato Lorenzo Mariani, che negli ultimi due anni gli Stati Uniti hanno speso solo sul segmento circa 3 miliardi di dollari l’anno. “Anche se la parte difesa fosse pari al 20%, il numero sarebbe comunque lontanissimo per l’Europa”, ha detto il manager di MBDA, la joint venture missilistica europea. Sono distanze da colmare, a fronte di sfide tecnologiche particolarmente complesse. Si tratta di riuscire a contrastare missili “che volano fino a 8mila chilometri orari, percorrendo più di un chilometro in un secondo, manovrando su piani orizzontali e verticali”. Quella ipersonica è una minaccia “peggiore” di quella balistica tradizionale, richiedendo soluzioni “complesse, che non possono essere concepite da un singolo Paese”. Ciò richiesta uno “sforzo europeo – ha detto Mariani – da assistere con certezza di finanziamenti”.

LA RISPOSTA DEL MINISTRO

Le sollecitazioni sul fronte finanziario sono state accolte dal ministro Guerini, che ha ricordato gli “importanti passi in avanti” compiuti con l’ultima legge di bilancio, la prima con un fondo pluriennale ad hoc per la Difesa, ma ha anche promesso “impegno” per confermare il trend. “Affinché il primo passo non resti vano, dovrà essere implementato in futuro con le prossime leggi di bilancio”. Certo, ha aggiunto il titolare di palazzo Baracchini, “tutti gli attori, pubblici e privati, devono avere la capacità di fare sistema nel rispetto dei ruoli di ciascuno”. Significa farlo “in maniera sempre più coraggiosa e convinta, spingendo sulla frontiera degli investimenti che guardano al futuro”. Il messaggio è chiaro: “Non ci possiamo accontentare di portare avanti programmi che assicurano facili e cospicue marginalità finanziarie; dobbiamo spingerci verso un salto di sistema”.

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