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La marina britannica nelle ultime due settimane ha scoperto nove imbarcazioni russe al limite delle acque inglesi della Manica, del Mar Celtico e attorno alle coste orientali della Scozia. Negli ultimi 14 giorni sono stati avvistati un sottomarino in superficie, un cacciatorpediniere, una corvetta e un pattugliatore, insieme ai loro rimorchiatori di supporto e alle navi di rifornimento. La nave di pattuglia della Royal Navy “HMS Severn”, in servizio nel Canale della Manica e nello stretto di Dover, ha shadowed (ossia ha fatto da ombra, pedinato) un sottomarino di classe Kilo, lo “Stary Oskol”, e poi la corvetta “Boikiy” e la nave pattuglia “Vasiliy Bykov”; mentre l'”HMS Northumberland” ha osservato da vicino il cacciatorpediniere di classe Udaloy “Vice ammiraglio Kulakov” che era in navigazione a nord-ovest delle Ebridi Esterne, al largo della costa occidentale della Scozia.

“Questo è il motivo per cui la Royal Navy è in mare ogni giorno, proteggendo il Regno Unito e i nostri interessi. Anche con le pressioni dovute al Covid, siamo pronti a rispondere con poco preavviso alle minacce sia nelle acque domestiche che in tutto il mondo. Nonostante l’aumento dell’attività russa, sia in superficie che sott’acqua, siamo sempre pronti”, ha commentato con la stampa inglese il Lord ammiraglio Tony Radakin, che guida le forze di Sua Maestà. Non è la prima volta che le unità militari inglesi intercettano attività russe, che sono sia forme di provocazione, sia esercitazioni che raccolta di informazioni di intelligence. Londra e Mosca sono ai ferri corti: su tutto pesa il caso Skirpal di due anni fa, ma la situazione non è mai rientrata. Anzi, se possibile peggiorata.

Se però dietro certe dichiarazioni può esserci letto il confronto in corso, è pure vero che in queste ultime settimane le attività marittime russe sono piuttosto intense. Mosca ha ordinato una sorta di mobilitazione generale della Flotta del Mar Nero, impegnata in esercitazioni live-fire e di carattere logistico organizzativo. Lo stesso vale per quella dell’Artico, che da mesi è particolarmente attiva perché sta segnando la presenza su rotte che diventano via via più strategiche, da Bering alle europee – e quell’attività è shadowed costantemente dai mezzi della Nato: per esempio alla fine del mese scorso, la Royal Air Force è stata costretta a lanciare due Typhoon dalla base di Lossiemouth per intercettare due aerei antisommergibili russi Tu-142 Bear sul Mare del Nord mentre costeggiavano lo spazio aereo del Regno Unito (a diverse di queste intercettazioni hanno partecipato anche unità italiane schierate al Nord sotto egida dell’alleanza).

Lo show of force in Europa – simulazione di una mobilitazione da guerra – è stato accompagnato nel Pacifico. La Reuters racconta che alcuni sistemi anti-aerei S-300 sono stati sbarcati nell’isola di Iturup, una delle Kuril, arcipelago oggetto di una contesa annosa russo-nipponica. A fine novembre, la Marina russa aveva accusato gli Stati Uniti di aver inviato la “USS John S McCain” troppo vicino alle proprie acque lungo il Golfo di Pietro il Grande, davanti Vladivostock: la Settima Flotta statunitense aveva risposto pubblicamente che la dichiarazione era “falsa”, ma Mosca alzando il tiro rivendicava di aver “scacciato” il cacciatorpediniere della Us Navy dalle proprie acque e rilanciava su un aumento delle presenza nel Mar del Giappone

Il segretario alla Marina statunitense, parlando alla Commissione Difesa del Senato mentre annunciava la restaurazione della Prima Flotta per contenere la Cina, ha fotografato la situazione russa: gli Stati Uniti dovranno avere una presenza più visibile soprattutto attorno all’Alaska, perché il Mare di Barents è tornato a essere ingolfato dalle attività militari di Mosca. La Russia non è a tutti gli effetti una forza marittima pronta per la proiezione esterna, ma l’importanza del mare in questo nuovo – e futuro – quadro delle relazioni strategiche tra potenze impone al Cremlino di segnare la propria presenza in quadranti in cui ci sente minacciata. Attività che portano Washington a fronteggiarla con una fisiologica posizione di contenimento che – per lo meno inizialmente – continuerà con la nuova amministrazione.

(Foto: Twitter, @RoyalNavy, la Vice ammiraglio Kulakov osservata dalla Severn)

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