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“Per una grande azienda dell’aerospazio e difesa la ricerca dell’innovazione e della cosiddetta next generation technology rappresenta una sfida costante; Lockheed Martin la affronta con 60mila ingegneri che ogni giorno cercano di guardare al futuro e anticiparlo, ma anche con una catena di circa undicimila fornitori, nicchie di tecnologia innovativa”. Parola di Luigi Piantadosi, responsabile Europa del campione americano del settore, intervenuto lo scorso venerdì al workshop “Verso il Mediterranean Aerospace Matching 2021” organizzato dal Distretto aerospaziale pugliese (Dta).

TECNOLOGIE UNMANNED

“Tra le sfide più rilevanti in termini di innovazione – spiega il managar – c’è senza dubbio quella legata al pilotaggio da remoto e autonomo (manned/unmanned) che interessa ormai tutti i campi: aereo, terrestre, navale e persino spaziale, lì dove si aprono grandi opportunità per l’esplorazione umana confermate dalla recente intesa tra Italia e Stati Uniti”, siglata dal sottosegretario Riccardo Fraccaro e dal numero uno della Nasa Jim Bridenstine. D’altra parte, ha aggiunto Piantadosi, “proprio dagli Usa emerge il trend in campo unmanned per il settore militare: non c’è una sola richiesta da parte dei vertici militari americani per sistemi che non abbiano già insita una componente potenzialmente unmanned”.

TRA ELICOTTERI E AEREI

“Verso questa direzione si muove il programma Future Vertical Lift per la nuova generazione di elicotteri, che tra le tante tecnologie rivoluzionarie che porterà, include anche la possibilità di selezionare il sistema di pilotaggio”. Significa, ha notato il direttore Europa di Lockheed Martin, “la capacità di volare autonomamente senza pilota in caso di missioni semplici, con un pilota per quelle più complesse e con due per quelle più sensibili, militari”. È “un grandissimo passo in avanti nel mondo dell’ala rotante, per cui Lockheed Martin dispone già di una tecnologia matura (Matrix), che potrà in un futuro vicino essere utilizzata su qualsiasi velivolo esistente (legacy) per trasformarlo in velivolo unmanned”. Un’altra area di grande sviluppo riguarda invece quello che viene chiamato “Advanced Teaming”, ovvero “la capacità per velivoli pilotati di lanciare e utilizzare droni più piccoli unitamente all’operazione che stano svolgendo, in campo militare come civile, ad esempio per funzioni di sorveglianza e monitoraggio”.

ARCHITETTURE DIGITALI

La sfida maggiore riguarda però i Big data, o meglio “le infrastrutture per la trasmissione dei dati e la gestione in sicurezza dell’enorme mole di informazioni di cui i nuovi sistemi hanno bisogno e che essi stessi raccolgono; Lockheed Martin – ha spiegato Piantadosi – guarda in tal senso alle architetture digitali già sviluppate o in corso di sviluppo nel mondo del civile come, ad esempio, quelle per i veicoli driver-less o self-driving”. Immaginiamo “la quantità di informazioni che un mezzo senza pilota raccoglie istantaneamente e deve scambiare con altri veicoli, mantenendo la capacità di modificare la propria azione a seconda dell’input ricevuto; moltiplichiamo tutto questo per decine di milioni di veicoli e abbiamo l’idea della quantità di terabytes da dover gestire”. Con le bande attuali, ha rimarcato il manager, “non sarebbe possibile, ragion per cui è sempre più ricorrente la necessità del 5G esteso anche alle applicazioni militari”.

RICERCA E SVILUPPO

Ma le opportunità di sviluppo in questa dimensione passano per sperimentazioni, ricerca e sviluppo, proprio come le attività promosse dal workshop del Distretto pugliese. “Negli Stati Uniti – ha notato Piantadosi – sono molti i centri (come il Darpa) che portano avanti tale impegno, provando a capire la sfida legata alla massa di dati/informazioni da gestire e distribuire; l’auspicio è che anche in Italia e nel Dta si possano lanciare programmi in cui si invita l’industria a sperimentare, sempre nella consapevolezza che per le aziende ogni investimento conserva una dose di rischio, e che lo sviluppo deve poi tradursi in prodotti capaci di entrare sul mercato”. Resta “fondamentale” la collaborazione con le istituzioni nazionali e con i grandi Paesi che guidano la ricerca, Stati Uniti in primis, “nell’ottica di un sempre maggiore rafforzamento dei rapporti transatlantici perché è da lì che arrivano i grandi investimenti”.

In tal senso, eventi, fiere e incontri possono sicuramente aiutare. “Da molti anni conserviamo il sogno di un appuntamento italiano, e speriamo che prima o poi si riesca a realizzarlo”, ha detto Piantadosi. Eppure, è soprattutto “importante avere la capacità di entrare nel concreto, portando la grande azienda all’incontro con piccole imprese che conservano nicchie di tecnologie”. Grandi aziende come Lockheed Martin, ha concluso, “sono sempre alla ricerca di tecnologie innovative; è questa la sfida del futuro, per cui occorre dare sempre maggiore visibilità alle aziende italiane”.

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