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“È tempo di collaborazione, coordinamento e raccordo positivo. Soltanto il coro sintonico delle nostre istituzioni può condurci a superare le difficoltà”, è il monito che il presidente Mattarella ha rivolto a ciascuna istituzione in questi giorni.

E non si può certo affermare che i Sindaci, in questi mesi, abbiano arretrato rispetto alle proprie responsabilità e al proprio senso delle istituzioni. Nella prima fase dell’emergenza, durante il lockdown, abbiamo rinunciato al potere di ordinanza, avocando allo Stato questa prerogativa perché il momento, così grave e così complesso, imponeva un’assunzione di responsabilità ancora maggiore, in un’ottica di omogeneità e spirito di servizio che ha realmente consentito una gestione più rapida, più efficace, più accettata dalla popolazione stessa.

In questi ultimi giorni, in cui la curva dei contagi ha ripreso a salire secondo proporzioni allarmanti, siamo consapevoli di doverci nuovamente impegnare per dare risposte straordinarie, talvolta difficili da comunicare e da rendere accettabili.

In relazione alle misure varate con l’ultimo Dpcm, infatti, alcune restrizioni non sono pienamente coerenti fra loro.

Molti settori che oggi si ritrovano nuovamente chiusi avevano fatto ricorso a un grande sacrificio, dimostrando coraggio e volontà di guardare al futuro, anche indebitandosi, per adeguarsi a protocolli e norme sanitarie e tentare di risollevarsi. E di risollevare il Paese, contribuendo al benessere psico-fisico delle nostre comunità, al riavvicinamento sociale e alla condivisione di esperienze collettive.

Mi riferisco in particolare al settore dello sport e della cultura, con la chiusura delle attività dilettantistiche, di palestre e piscine, cinema, teatri e sale da concerto, intere filiere di professionalità del tessuto culturale e sportivo nazionale nuovamente chiuse.

Non ci sono dati di sanità pubblica che dimostrino che cinema o palestre siano responsabili dell’infezione. Da amministratori pubblici locali siamo consapevoli del fatto che nuove misure restrittive fossero necessarie, tuttavia la scelta del Governo avrà effetti economici disastrosi per settori già molto duramente provati.

Come vicepresidente vicario dell’Associazione nazionale dei comuni italiani continuerò, insieme al presidente Antonio Decaro e a tutti i colleghi e alla struttura Anci, a impegnarmi per dare quel supporto essenziale a garantire la stabilità finanziaria dei comuni, a partire dalla legge di bilancio che ci attende, ma ai sacrifici che chiederemo alla popolazione, ai lavoratori e alle attività vanno corrisposti ristori certi, immediati e proporzionati; vanno garantite la proroga dalla cassa integrazione e l’applicazione di ammortizzatori sociali; vanno sospesi affitti, utenze, imposte.

Non possiamo purtroppo affermare che si sia fatto tutto il possibile in questi mesi per evitare nuovamente, e così presto, lo stress del nostro sistema sanitario. Il sistema del trasporto pubblico locale non è stato rafforzato abbastanza e solo all’ultimo si è fatto ricorso ai mezzi del trasporto privato; il sistema di contact tracing ancora non è perfezionato né adeguato, in termini di organici, alle esigenze della popolazione; la pianificazione dell’aumento delle terapie intensive e dei posti letto non si è pienamente realizzata.

Anche dal punto di vista del potenziamento territoriale, non si è fatto abbastanza per creare presidi di vaccinazione presso le farmacie, per costituire triage sui territori, per garantire la banda larga per la Dad.

Tali debolezze gestionali e organizzative risultano in questo modo oggi molto complesse da governare, e a queste va ad aggiungersi un sentimento di sfiducia, di paura e tensione sociale, già presente tra i cittadini, che rischia di diventare un ulteriore fonte di focolai.

I sindaci ci sono, come sempre: siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità, lo facciamo tutti i giorni, e a collaborare lealmente con tutti i livelli istituzionali con strumenti concreti e misure realistiche.

Sport e cultura, sacrificati senza un perché. Scrive Pella (Anci)

Di Roberto Pella

Non ci sono dati di sanità pubblica che dimostrino che cinema o palestre siano responsabili dell’infezione. Eppure sport e cultura sono i due grandi sacrificati dal nuovo Dpcm. Mentre le terapie intensive e il trasporto pubblico pagano il prezzo di una pianificazione che non c’è mai stata. L’intervento di Roberto Pella, vicepresidente vicario di Anci, deputato di Forza Italia

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