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“Noi siamo un’altra cosa”. Ivan Scalfarotto mette da parte il politichese. Le danze nuziali fra Pd e Cinque Stelle sono “l’esatto contrario della nostra idea di riformismo”. Sottosegretario agli Esteri, prima linea di Italia Viva, è candidato per la presidenza in Puglia dove, dice a Formiche.net, corre anche contro l’idea che l’unione fra dem e “populismo” sia ineluttabile.

Scalfarotto, dicono che la Puglia sia l’Ohio delle regionali italiane…

Mischiare dinamiche nazionali e locali è un antico vizio della politica italiana, chiamare in causa l’America forse è eccessivo. Posso solo parlare della mia sfida in Puglia. Dove mi candido contro la destra e contro il Pd. Perché il Pd, in Puglia, non è quello di Bonaccini e Gori. È proprietà di Emiliano, uno che un riformista come me non può di certo sostenere.

Sarà, ma c’è chi dice che anche una parte del Pd a Roma si stia pugliesizzando…

Vero. Ed è una delle ragioni per cui sono uscito dal Pd. Per me l’idea che l’unione fra sinistra democratica e populismo a Cinque Stelle sia ineluttabile è semplicemente inaccettabile. Noi siamo alternativi ai Cinque Stelle, stiamo insieme al governo per cause di forza maggiore. Emiliano non la pensa così. Fu lui il capostipite di quest’idea, cinque anni fa, quando nominò a loro insaputa tre assessori pentastellati, che dovettero dimettersi. Oggi quella stessa convinzione rivive in persone come Franceschini e Bettini.

Se vince Emiliano, i Cinque Stelle rientreranno dalla finestra?

Tutto può succedere. Certo, non dimentichiamo che c’è un terzo candidato presidente, Mario Conca, ex consigliere regionale dei Cinque Stelle, espulso dal Movimento perché fautore del riavvicinamento con il Pd. Sarebbe paradossale per Laricchia tornare indietro e fare un patto con Emiliano.

Lei invece conta sul sostegno delle truppe di Calenda, che però con Renzi non si prende granché. Una cena può aiutare?

Sulla cena lascio decidere a loro (ride, ndr). Sicuramente una prima, grande differenza fra IV e Azione c’è: noi siamo al governo, loro all’opposizione. Ma su tanti temi, dai valori fondamentali come l’europeismo al pragmatismo fino al rifiuto del populismo, abbiamo cose in comune. Sicuramente ne abbiamo più noi delle 14 liste di Emiliano.

Ecco un’altra cosa in comune: a Roma non ci pensate neanche a sostenere un Raggi bis. Al Nazareno, invece, qualcuno un pensiero lo sta facendo…

Virginia Raggi è stato un pessimo sindaco, questo non è in discussione. Basta guardare la stabilità della sua giunta, i risultati sui trasporti, i rifiuti. Chiunque conosca Roma condivide questo bilancio. Non si tratta di politica, ma di pubblica amministrazione, che negli ultimi quattro anni è stata inesistente.

Scalfarotto, parliamo di governo. È vero che adesso volete un rimpasto?

C’è una frase che ripete sempre una delle protagoniste del telefilm danese “Borgen”: non rispondo a domande ipotetiche…

Allora risponda a questa: è un caso o no che lo scandalo Inps sia scoppiato a un mese dal referendum sul taglio dei parlamentari?

Partiamo da un presupposto: non servivano tre parlamentari, ne bastava uno, per realizzare quanto sia moralmente inaccettabile prendere un bonus da 600 euro destinato alle partite Iva. Detto questo, rimane il sospetto di muoversi in una cultura dell’antipolitica fortissima. Come mai, fra tante frodi, l’Inps segnala casi straordinariamente inopportuni, ma non fraudolenti? Qualcuno vuole spostare la sovranità popolare dalle Camere in un altro posto. Non è chiaro quale.

Insomma, c’è maretta con i Cinque Stelle. E con Giuseppe Conte, che ora attaccate sul vaccino…

Nessun attacco. Semplicemente, un vaccino non obbligatorio è del tutto inutile. Ci si chiede perché chiudere l’Italia per mesi se, una volta trovato il rimedio, viene reso facoltativo. Negli anni ’60 non abbiamo debellato così la Poliomelite.

Chiudiamo sugli esteri. Mercoledì Beppe Grillo ha pubblicato un lungo post sulla rete unica in cui boccia l’offerta del fondo americano Kkr a Tim. Sulla rete è in corso una partita non solo industriale, ma anche geopolitica, fra Cina e Usa.

Grillo, ormai è chiaro a tutti, è un leader di partito, e come tale può dire quel che ritiene. Non entro nel merito della partita industriale. Quanto al versante geopolitico, per noi la linea è chiara. Con la Cina bisogna coltivare ottimi rapporti commerciali, ma i partner non vanno confusi con gli alleati. Il nostro posizionamento è dentro la Nato e dentro l’Ue. E non dobbiamo aver paura di rimarcare qualche differenza con i Paesi con cui non condividiamo la forma di governo.

A dire il vero, sul caso di Hong Kong non sono state rimarcate granché. A volte sembra che l’Ue sia usata come scudo per non esporsi…

In parte è vero. Ha sbagliato chi, al governo, ha parlato di non ingerenza negli affari interi di un altro Stato. I diritti umani ci riguardano sempre. Ribadire che per noi sono inviolabili è un dovere, non un atto di inimicizia verso i cinesi. In politica estera gli atteggiamenti ondivaghi non aiutano mai.

Una buona notizia sul fronte americano c’è. L’Italia è stata graziata sui dazi.

Avevamo già evitato i dazi nella scorsa revisione semestrale, questo è un altro successo. Credo che abbia contribuito la nostra opera di moral suasion per convincere il consorzio Airbus (composto da Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna, ndr) a superare le irregolarità segnalate dal Wto. È la prova che l’Italia conta, e fa la differenza.

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Unione fra Pd e M5S? No, grazie. E sulla Puglia... Parla Scalfarotto

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