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La pandemia ha prodotto un contraccolpo sulle economie, essenzialmente dovuto ai lockdown prolungati e alle limitazioni imposte nel comparto produttivo dei vari Paesi. Contemporaneamente, l’isolamento e le necessità, hanno portato all’impostarsi tra le collettività di nuove abitudini di consumo, anche (o sopratutto) in termini di scelta di prodotti, e ad accelerare processi di acquisto e fruizioni come quelli del commercio digitale.

Il CeSI ha dedicato un paper, firmato da Francesca Manenti,  al Sudest asiatico — tra le regioni in cui la crisi potrebbe far sentire maggiormente i suoi effetti. L’analisi si occupa di come i vari governi della fascia geografica/gepolitica stiano spingendo affinché l’e-commerce diventi un tassello fondamentale per la ripartenza/ripresa post-Covid.

L’area è un interessante caso di studio per il sovrapporsi di una duplice circostanza: mentre il Fondo monetario internazionale considera la regione come l’unica al mondo in cui si registrerà un segno positivo nella crescita economica, secondo la Banca Mondiale nel 2020 potrebbero esserci undici milioni di nuovi poveri. Tutto in una zona delicata per gli equilibri globali, in cui si snodano le sfere d’influenza delle grandi potenze, e relativamente nuove situazioni di instabilità come quelle che ruotano attorno al Mar Cinese Meridionale potrebbero inasprirsi.

Il contesto è disomogeneo. Ci sono esempi eccezionali, come Singapore, che dimostra nella gestione dell’epidemia una capacità di controllo dell’ambiente tecnologico eccezionale — sistemi di tracciamento, testing ed efficienza sanitaria, con picchi simbolici come il cane robotico che nei parchi cittadini monitora che i cittadini mantengano la social distancing (immagini riprese da tutto il mondo come esempio di best practice quasi utopiche in altri Paesi). Capacità dal valore statuale, a cui le collettività rispondono già abituate all’impatto delle tecnologie più avveniristiche sulle proprie vite, e che trovano sbocco chiaramente nella sfera e economica.

Il governo della città-stato, in mezzo alla crisi, ha varato un pacchetto di misure per permettere alle aziende piccole e medie soprattutto dell’entroterra – colonna vertebrale del tessuto economico anche in certi stati – di ottenere una copertura finanziaria per espandere il business sia nazionale che estero. E di farlo anche (o soprattutto) grazie all’ingresso in nuovi mercati attraverso piattaforme e canali di vendita on line. Iniziative del tutto simili sono state lanciate dal governo malese.

“Le iniziative in Malesia e Singapore sono le cartine di tornasole di un trend che, sebbene con velocità diverse, sta attraversando tutto il Sudest asiatico”, spiega Manenti. Anche nella regione, come nel resto del mondo, i servizi di acquisto online e di delivery hanno avuto un incremento durante le chiusure anti-virali.

Tuttavia, va sottolineato che davanti a contesti iper tecnologizzati come Singapore, o a quelli fortemente sviluppati come la Malaysia, e quell’inno crescita come Vietnam, Filippine e Thailandia, esistono contesti come Laos, Timor Est, Cambogia o Birmania dove lo sviluppo tecnologico è più lento. Non solo: all’interno degli stessi paesi ci sono gap strutturali tra aree municipali e quelle rurali (caratteristica dell’areale, simile per certi aspetti al contesto cinese). E poi c’è un digital divide di carattere culturale, per esempio, il numero di donne dotate di cellulare è ancora inferiore a quello degli uomini in quasi tutto il Sudest asiatico.

Ma “il commercio digitale può farsi promotore di uno sviluppo inclusivo del tessuto sociale e dare nuova valorizzazione delle specificità locali anche in un contesto disegnato sui canoni della globalizzazione”, secondo l’analisi di Manenti. E l’importanza data dall’Asean, il sistema multilaterale che raggruppa i paesi della fascia sub-continentale asiatica, alla creazione di un ambiente favorevole allo sviluppo dell’e-commerce e dell’economia digital, è la misura del valore di queste sfide per lo sviluppo della regione.

Il commercio digitale farà ripartire il Sudest asiatico. L'analisi del CeSI

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