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Se oggi si dovesse votare nel Parlamento italiano una mozione per affidare al governo un mandato negoziale in vista del Consiglio Europeo, ci sarebbe una sola possibile intesa capace di raccogliere la maggioranza dei voti: il No al Mes, che potrebbe contare sul sostegno di M5S, Lega e Fratelli d’Italia. Praticamente una riedizione della passata maggioranza gialloverde, allargata al nero meloniano. Sul “cosa fare” invece, non c’è una maggioranza possibile, stante le posizioni ormai divaricate tra pentastellati e Pd sul Mes o il fatto che persino tra M5S e Lega non c’è intesa rispetto agli eurobond (in ogni forma intesi).

È quel che emerge proiettando sui numeri del Parlamento nazionale i voti espressi tra ieri e oggi dai rappresentanti italiani al Parlamento Europeo, impegnato a votare la risoluzione sulle misure da adottare per affrontare la crisi economica e sociale causata dall’epidemia da Covid-19.

Sul paragrafo 17 della risoluzione, che riporta la proposta di Recovery Plan di matrice francese, il M5S ha votato contro, mentre la Lega si è astenuta. L’incoerenza dei grillini è massima, se pensiamo che il premier Giuseppe Conte dice di sostenere la proposta di Emmanuel Macron e che appena ieri Luigi Di Maio ne rivendicava una co-paternità. Non serve a molto gridare allo scandolo per il voto negativo espresso da Lega e Forza Italia sull’emendamento dei Verdi che chiedeva l’introduzione di coronabond con mutualizzazione del debito tra i diversi Paesi. Non era mai stata la linea di mediazione possibile per avere una maggioranza del Parlamento Europeo. La mediazione possibile è proprio la formulazione finale del paragrafo 17, che esplicita la necessità di obbligazioni europee “a sostegno della ripresa” (i recovery bond) garantite dal bilancio dell’Unione Europea (e non degli Stati). Se l’accordo del prossimo Consiglio Europeo fosse così avanzato come il paragrafo votato dal Parlamento Europeo, l’Italia dovrebbe tirare un sospiro di sollievo. Perché il M5S si è espresso contro il Recovery Plan? Misteri dell’ideologia e conseguenze del populismo. Di certo, non è un favore alla credibilità di Conte agli occhi dei suoi omologhi europei.

Per la Lega, la strategia è ovviamente quella del tanto peggio, tanto meglio: non vogliono il Mes, non vogliono il fondo per la ripresa e non vogliono nemmeno gli eurobond. Si accontenteranno – dicono – se la Bce comprerà tutti i titoli italiani, monetizzando il debito e dunque spalmandolo su tutti i cittadini europei. Salvini, Borghi, Bagnai e compagni non temono né inflazione, né bolle speculative, né che a un certo punto la Bce stessa sia costretta a mettere un limite agli acquisti di Btp italiani. Anzi, se ciò dovesse accadere, avrebbero già pronte le trombe dell’ItalExit e del ritorno alla liretta.

Mentre si consuma il dramma tra M5S e Pd, ormai chiaramente separati in casa (condizione penosa che può durare anche anni, come sanno purtroppo molte famiglie), resta sullo sfondo la domanda che ogni osservatore internazionale si chiede: cosa andrà concretamente a dire e a chiedere Giuseppe Conte al Consiglio Europeo? Non potendo confessare il sogno recondito di volere prestiti a fondo perduto (come scrive magistralmente Mario Seminerio in questo articolo), il presidente del Consiglio italiano continuerà a opporsi al Mes e a chiedere gli eurobond, senza peraltro specificarne caratteristiche e dettagli, come sarebbe necessario fare. Sosterrà la linea francese sul Recovery Fund (nonostante l’incomprensibile voto contrario del M5S di ieri), si acquatterà dietro Macron ma continuerà a inscenare una commedia degli equivoci sul nuovo Mes da leggere e capire nei dettagli e nelle potenziali clausole vessatorie: lui, che è avvocato, sa quando ti fregano sulla garanzia del tostapane!

Intanto, in Europa, ogni giorno che passa si scopre chi è il peggior nemico dell’Italia: non la Germania o la Francia, ma il partito unico sovranista-populista del M5S e della Lega, che alla prova dei fatti vota contro gli interessi degli italiani. E che probabilmente si compiace con Pechino e Mosca di quanto stiamo svolgendo bene il loro compitino.

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