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Si fa un gran parlare della crisi del Movimento 5 Stelle. Di certo molto è cambiato da quando i fondatori di questa novità politica, Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo,usavano il sito di quest’ultimo per diffondere il verbo pentastellato ed ascoltare la voce di quei circoli digitali, denominati “meet up”. Allora andava tutto in “streaming” e vigeva il motto dello “uno vale uno”.

Oggi è la fase della piattaforma “Rousseau” di proprietà di Davide Casaleggio, Grillo è il garante del movimento, ed i grillini hanno preso possesso delle aule parlamentari; dei posti tra istituzioni, governo e sottogoverno. Pare che comandi solo uno, Luigi Di Maio, ministro degli Esteri nel governo col Pd, dopo aver avuto la responsabilità di due dicasteri nel precedente esecutivo con la Lega.

Il giovane Casaleggio, prima di essere noto ai più, scrisse un libricino edito da Beppe Grillo, intitolato “Tu sei Rete”. Era il 2013 ma le bozze di quel testo risalivano a qualche anno prima. Dal 2006 già esistevano i meet-up, cioè quei gruppi auto-organizzati in grado di diffondere il messaggio movimentista direttamente sul territorio. Inoltre, sul sito “BeppeGrillo.it” si faceva pubblicità a questi “meet up” delle varie città, generando un meccanismo partecipativo utile a partecipare sia ai dibattiti in rete, che agli incontri sul territorio.

La teoria delle formiche e del formicaio si trova nelle pagine scritte di Casaleggio Jr. I cittadini sarebbero come delle formiche in un formicaio. Queste creature minuscole seguono regole applicate al singolo per arrivare ad una comunità organizzata di livello complesso e centralizzato. Affinché questo sistema retto dal marketing politico-digitale resista nel tempo è necessario che le formiche non sappiano mai quali sono le regole del formicaio. Insomma, la formica non deve sapere come funziona il formicaio. Altrimenti aspirerebbe a ruoli diversi e generalmente superiori. Una vera e propria pianificazione dall’alto…

La realtà è che i cittadini non sono formiche e spesso succede che vogliano conoscere e sapere. Magari questa voglia di affermazione inizia a crescere proprio tra gli aderenti del movimento, che pronunciandosi sulla piattaforma Rousseau, per esempio, hanno chiesto che il M5S presenti proprie liste alle prossime elezioni amministrative in Emilia Romagna e Calabria. Un segno esplicito di differenziazione da quanto auspicato dal capo politico Luigi Di Maio ch’era di parere opposto. Un segnale evidente che nel formicaio si è rotto l’equilibrio al punto che il garante Beppe Grillo è dovuto scendere a Roma per ricomporre la frattura interna. Il fatto che ora proprio Grillo sia costretto a dichiarare che da gennaio sia necessario ridiscutere il contratto di governo col Pd è emblematico. Un modo per prendere tempo in attesa che torni la quiete dopo la tempesta.

Ma se, invece, alle formiche, dovesse continuare il mal di pancia, il governo in carica rischierebbe, di sicuro, tempi cupi. In tal caso non è facile prevedere che fine politica farebbe Luigi Di Maio. Scontato, invece, il passo di Beppe Grillo che, molto probabilmente, deciderebbe di tornare a calcare le scene dello spettacolo a tempo pieno. Un lavoro sicuro e remunerativo, data l’aria che tira.

Perché quando “anche le formiche s’incazzano” non ce n’è per nessuno.

Grillo, Rousseau e la teoria del formicaio. Cosa si è rotto nel M5S

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