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Nelle forme di una democrazia rappresentativa, propria a tutti gli Stati dell’UE, il Parlamento Europeo esprime l’insieme di quelle volontà politiche, sensibilità valoriali, identità e interessi che riguardano tutti i cittadini europei. Non è riduttivo delle altre principali istituzioni dell’Unione europea constatare come sia soprattutto in seno al PE – dove le “voci” dei popoli europei si levano per spronare i governi, le forze politiche e le società civili – che l’attenzione ai diritti umani, alle libertà e allo Stato di Diritto trovi una specifica risonanza e riceva un marcato impulso.

Come costantemente ribadito dai Trattati e dai Consigli Europei durante gli oltre sei decenni del processo di integrazione, la tutela e la promozione di tali principi fondanti dell’Unione sono una precisa responsabilità per gli Stati Membri ed è proprio nel Parlamento Europeo, quindi, che si deve rispondere in modo efficace al mandato ricevuto dagli elettori, in misura crescente in questi ultimi anni a fronte della preoccupazione che tali valori siano sotto attacco. Per ogni cittadino europeo, infatti, l’imperativo della libertà e dignità umana costituisce la “grund norm” – la norma essenziale e definibile con Emmanuel Kant “la legge morale in me” – imprescindibile per ognuno di noi.

Negandola e offendendola, l’antisemitismo colpisce al cuore l’Europa, violenta la nostra identità, umilia per sottomettere e distruggere. La lotta all’antisemitismo e ai fenomeni che vi si collegano, che lo generano e lo alimentano è quindi una missione vitale per l’Unione. Non si tratta soltanto di prevenire e reprimere l’estremismo radicale e violento di governi e organizzazioni fondamentalmente antisemiti con obiettivi che non sono certo di pace, bensì di sopprimere lo Stato ebraico di Israele. Siamo di fronte a un preciso disegno che mira a risuscitare su ampia scala discriminazioni e odio razzista contro gli Ebrei. Quando ci troviamo dinanzi a questa sfida, per noi Europei non si tratta soltanto di contrastare la violenza.

Come affermato dal Presidente del “World Jewish Congress”, Roland Lauder in un convegno a San Miniato lo scorso 25 Aprile “l’antisemitismo è questione di violenza e soprattutto di indifferenza”. Il pericolo dell’indifferenza lo avvertiamo in modo speciale in Italia. Da diversi anni dobbiamo constatare come i giovani siano poco informati sulla Shoà, educati con programmi scolastici carenti nell’insegnamento della Storia e dell’Educazione Civica, insufficienti nel radicare uno spirito di tolleranza, di dialogo, di rispetto per la libertà religiosa. Ciò che particolarmente preoccupa è che le generazioni più giovani siano pressoché indifese dalle strumentalizzazioni antisemite e anti Israeliane che subiamo ogni giorno da notizie false o distorte di governi come quello iraniano, da associazioni politiche, culturali, religiose di stampo fondamentalista; e da una Rete dove proliferano i complottisti antisemiti presenti tra i frequentatori del mondo virtuale. È apprezzabile che Israele, un paese che è parte integrante dell’Europa e dei suoi valori, abbia preso l’iniziativa di presentare al Parlamento Europeo un Rapporto-denuncia su quanto da anni si nasconde “Dietro la Maschera” del Movimento “Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni– BDS”.

“Dietro la Maschera” spiega in modo organico e approfondito quanto movimenti come le campagne BDS siano il terreno sul quale cresce la pianta dell’odio antisemita, della radicalizzazione e persino del terrorismo. Il Ministero degli Affari Strategici e della Sicurezza di Israele aveva già rivelato in un rapporto del 2018 una serie di rapporti e i profondi legami tra alcune organizzazioni internazionalmente riconosciute come terroristiche, in particolare Hamas e il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, con gli attivisti e le organizzazioni che promuovono il BDS. Tutto questo viene ulteriormente documentato oggi attraverso l’analisi di ben 100 casi riferiti ai promotori di BDS. I loro interventi sui “social media”, le loro dichiarazioni pubbliche, la propaganda che essi diffondono ricadono esattamente nella definizione di “Antisemitismo” dell’Alleanza Internazionale per la Memoria dell’Olocausto – International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) che è stata adottata dal Parlamento Europeo e negli ultimi tre anni recepita formalmente da molti Paesi dell’Unione europea. Si tratta di Austria, Belgio, Bulgaria, Francia, Germania, Grecia, Lituania, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia.

In questo quadro di ampia condivisione appare sorprendente che il governo italiano, sempre molto sensibile e attivo nel sostenere le iniziative multilaterali e nazionali di lotta all’antisemitismo, non abbia ritenuto sino ad ora di adottare questa fondamentale definizione, con effetti che darebbero un contributo rilevante sia all’azione dell’Europa in questo ambito, sia alla prevenzione e sanzione sul piano interno delle crescenti e allarmanti manifestazioni di antisemitismo. Cosa possiamo aspettarci dal nuovo governo Conte e dai Partiti che lo sostengono? È estremamente auspicabile una sollecita decisione.

Da quindici anni Israele si confronta con la campagna BDS. Essa ha l’obiettivo specifico di colpire economicamente e finanziariamente le imprese Israeliane, nonché di pregiudicare i rapporti di cooperazione universitaria, scientifica, e culturale. In realtà si tratta di un assalto al diritto di Israele ad esistere quale Stato ebraico (come espressamente dichiara il suo fondatore Omar Barghouti), e a difendersi. Si legge nel Rapporto: “Israele si trova in una situazione senza precedenti di Nazione che subisce un assalto al proprio diritto di autodeterminazione con lo scopo di provocare cambiamenti non alla sua politica, bensì porre fine alla sua stessa esistenza”.

Falsamente, il BDS si presenta come promotore di pace e coesistenza tra Israeliani e Palestinesi, mentre è l’esatto contrario. Tutto l’impegno dei suoi promotori è rivolto a “Demonizzare”, a “Delegittimare”, e imporre “Doppi Standard” nei confronti di Israele e degli ebrei. Sono le “3 D” che da circa vent’anni Natan Sharansky propone quale decisivo “test” di anti-semitismo. Per millenni, ha ricordato Sharansky, gli ebrei sono stati perseguitati con l’accusa demonizzante di avvelenare i pozzi, di bere il sangue dei bambini, di controllare la finanza globale. Per molte epoche storiche è stata delegittimata la loro fede, e negata la loro aspirazione di essere una nazione riconosciuta. I doppi standard sono stati praticati attraverso “leggi speciali” o stati di fatto che li discriminavano, dal Medio Evo alla Russia imperiale, sino alla Germania nazista.

La prova “3D” è sempre valida. Dimostra, attraverso un’attenta analisi delle tendenze e dei fatti contenuti nel rapporto, quanto il “vecchio antisemitismo” abbia ripreso slancio sotto la pericolosa dissimulazione di “Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni”. La presentazione di “Dietro la Maschera” al Parlamento Europeo dovrebbe essere quindi l’occasione per lanciare un nuovo Piano d’Azione Europeo in tema di anti-semitismo, coinvolgendo tutti gli Stati Membri. Distrazione e indifferenza non sono più accettabili.

La definizione del fenomeno e la sua applicazione giuridica, il divieto di finanziare ONG (con i soldi dei contribuenti europei), note per posizioni e dichiarazioni antisemite, la rimozione dal web di contenuti che promuovano radicalizzazione e fondamentalismo, sono sin d’ora le linee sulle quali le Istituzioni Europee e gli Stati Membri devono muoversi rapidamente. Ricordiamo che un sondaggio in 12 Paesi EU ha recentemente rilevato la percezione di un netto aumento dell’antisemitismo da parte dell’89% di 16.000 europei di religione ebraica, mentre nella Repubblica Ceca un analogo sondaggio dello scorso luglio riferiva un aumento del 189% di incidenti antisemiti riferibili all’ultimo triennio.

Tutto questo non è più accettabile.

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