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Il presidente Donald Trump sta subendo uno dei punti più bassi della sua esperienza alla Casa Bianca, con l’avvio della procedura d’impeachment come conseguenza di una denuncia effettuata da un agente (probabilmente un veterano della Cia assegnato al monitoraggio delle conversazioni della Situation Room) riguardo a un potenziale abuso di potere avvenuto durante una telefonata con l’omologo ucraino, Volodymyr Zelensky, a cui l’americano ha chiesto un “favore” per portare sotto processo Hunter Biden, il figlio dell’ex vicepresidente americano attualmente principale candidato democratico alle presidenziali del prossimo anno.

La comunità di intelligence pare esporsi contro la presidenza, i due partiti sono in fermento perché stiamo entrando nel pieno della campagna elettorale, la strategia generale dietro a Trump vacilla. Un quadro presente proiettato sul futuro che Formiche.net ha chiesto di spiegare a Germano Dottori, docente di Studi Strategici alla Luiss di Roma e autore di “La Visione di Trump“, in libreria da quest’estate per Salerno Editrice.

Che cosa significa questo avvio della procedura di impeachment per Trump e per la sua visione del mondo?

Dal mio punto di vista, comporta senza dubbio un serio danno d’immagine per Trump. Genera anche notevoli dubbi sulla reale portata della sua promessa di rispetto delle sovranità nazionali altrui, che era, e tuttora è, la vera novità del messaggio politico portato dal tycoon sulla scena politica statunitense. Novità evidentemente sgradita a molti. Adesso un’intera narrazione rischia di entrare in crisi. Per capire il livello di compromissione del progetto trumpiano bisognerà tuttavia attendere di conoscere alcuni dettagli decisivi. Non sappiamo, ad esempio, ed è cruciale, se l’irrituale richiesta informale fatta da Trump a Zelensky fosse collegata o meno ad una qualche forma di conseguenza, come la concessione o meno di aiuti militari a Kiev.

Possiamo dire che esca colpito anche Biden, però…

Anche se Trump ha sbagliato, possiamo dire che in ogni caso Biden esce da tutto questo persino peggio di lui. Aveva fama di essere un gentleman, uno dei pochi ancora in giro, un family man sul quale temo molti ironizzeranno presto. Una questione diversa riguarda i numerosi progressisti che lo ammirano all’estero: dovranno chiedersi se veramente l’America dei loro sogni è quella pronta a revocare un prestito internazionale ad un Paese in cui sia in corso un’inchiesta scomoda che coinvolge qualche illustre cittadino americano.

Dove potrà arrivare tutto questo? Ieri Jospeh Maguire, il Dni (il capo di tutte le agenzie di intelligence statunitensi), mi pare abbia fatto una dichiarazione anche forte durante la sua deposizione alla Commissione Intelligence della Camera, quando ha difeso il suo funzionario e detto che si tratta di una situazione “senza precedenti”. Possibile che tra i repubblicani qualcosa cambi in tema di equilibri interni e, diciamo così, correnti e/o visioni?

C’è una circostanza fondamentale dalla quale occorre partire. A far esplodere lo scandalo è stato un funzionario dell’intelligence distaccato presso la Casa Bianca, non esattamente una persona qualsiasi e meno che mai uno sprovveduto. La protezione che pare ora essergli accordata dai vertici dei servizi americani sembra avvalorare la tesi di un sistema di apparati almeno in parte profondamente ostile all’agenda del presidente Trump e forse anche alla sua persona. Davvero non una buona base su cui costruire una visione politica e la sua concretizzazione in una strategia e misure diplomatiche concrete. Chi potrà più interloquire serenamente con il presidente americano? Trump del resto lo aveva capito già tempo fa: tutti ricorderanno come pretese di non essere accompagnato da alcun funzionario in occasione del bilaterale di Helsinki con Vladimir Putin.

Che peso avrà tutto questo su Usa 2020?

Presto per dirlo. Un recente sondaggio di Rasmussen Report qualche giorno fa dava per la prima volta Trump in vantaggio su Biden. Credo che valutazioni di questo tipo abbiano contribuito a diffondere tra i dem la sensazione che l’ex vice di Barack Obama fosse ormai sacrificabile. L’inchiesta verrà molto probabilmente gestita in funzione dell’evoluzione della campagna elettorale. Concordo con Gregory Alegi quando afferma che Nancy Pelosi eviterà di trasmettere presto la richiesta di impeachment al Senato, dove in questo momento potrebbe essere facilmente affossata. C’è tuttavia un però: le circostanze potrebbero cambiare qualora emergessero fratture tra i repubblicani in merito all’opportunità di difendere ad oltranza Trump. Se tra i senatori del Grand Old Party affiorasse un gruppo di personalità favorevoli alla rimozione del presidente, l’incentivo a trattenere l’inchiesta nella Camera dei Rappresentanti potrebbe affievolirsi.

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