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Italia e Stati Uniti insieme a Taiwan. Nella hall del lussuoso Regent Hotel di Taipei due delegazioni parlamentari si sono incontrate per discutere del futuro dell’isola e delle crescenti pressioni politiche e militari del governo cinese. Da una parte del tavolo la delegazione interparlamentare d’amicizia Italia-Taiwan, guidata dall’ex ministro leghista all’Agricoltura Gian Marco Centinaio assieme ai parlamentari leghisti Toni Iwobi, Alex Bazzaro, Francesca Gerardi, Elena Lucchini e il consigliere Max Ferrari. Dall’altra quella americana, guidata da due deputati repubblicani: il texano William Hose Flores e Guy Lorin Reschenthaler dalla Pennsylvania.

Il briefing non era previsto nell’agenda ufficiale degli incontri della delegazione italiana, che finora è stata ricevuta dal ministro degli Esteri di Taiwan Jaushieh Joseph Wu e dal vice-ministro della Giustizia Cai Bi John, e oggi incontrerà il vicepresidente Chen Chien-jen. A cercarlo, d’accordo con il ministero degli Esteri taiwanese, è stato proprio Centinaio. L’obiettivo, confida, era anzitutto lanciare un segnale: “Italia e Usa, Lega e Partito repubblicano, si trovano a parlare di Taiwan non all’Onu, non a Washington o a Roma, ma a Taiwan”.

Al centro delle discussioni al Regent la situazione geopolitica e le crescenti pressioni politiche e militari del governo cinese sull’isola. Come lo stesso presidente Xi Jinping ha minacciato, entro il 2020 Pechino vuole annullare le garanzie di indipendenza dell’arcipelago riannettendolo definitivamente alla “terra ferma”.  L’11 gennaio ci saranno le elezioni presidenziali su cui sono puntati gli occhi della comunità internazionale e soprattutto di Cina e Stati Uniti. Il presidente uscente Tsai, leader dell’autonomista Partito democratico progressista (Dpp), per il momento è in testa ai sondaggi sull’avversario nazionalista Han Kuo-yu, leader del Kuomintang, partito che da sempre vuole un riavvicinamento di Taiwan alla Cina. Tsai ha già denunciato interferenze cyber da parte del governo cinese e manovre militari nello stretto di Taiwan. Il governo cinese è inoltre accusato di esser dietro al calo del 30% del turismo nell’isola registrato nell’ultimo anno, un colpo durissimo per l’economia locale. Il timore, non solo del governo, è che i fatti di Hong Kong possano ripetersi presto a Taiwan. “Oggi Hong Kong, domani Taiwan” è il motto che risuona per le strade di Taipei.

Di qui l’importanza diplomatica dell’incontro fra le delegazioni italiana e americana per il ministero degli Esteri taiwanese, che infatti ha insistito per l’organizzazione di una conferenza stampa congiunta. Il briefing al Regent può infatti trasformarsi in un potente manifesto in campagna elettorale.

Non solo Taiwan. Al Regent si è parlato anche di Italia, e della postura internazionale del governo Pd-Cinque Stelle. “Abbiamo spiegato ai nostri migliori alleati la caotica situazione italiana e l’ancor più incomprensibile linea di politica internazionale del governo grillino-piddino – spiega in un comunicato la delegazione leghista – le visite di Grillo all’ambasciata cinese e il silenzio di Di Maio su Hong Kong non sono passati inosservati e sono davvero imbarazzanti”.

Un monito indiretto ma eloquente è arrivato dai deputati statunitensi sui due più grandi crucci italiani del Dipartimento di Stato Usa: la costruzione della rete 5G e l’adesione alla via della Seta cinese (Belt and Road Initiative). Segno che, nonostante le assicurazioni italiane, i timori rimangono in cima all’agenda della diplomazia a stelle e strisce. I leghisti hanno garantito da parte loro che “una volta divenuti maggioranza, non permetteranno mai una così palese linea di sottomissione politica”.

Pranzo a Taiwan. Lega e Usa inviano un messaggio a Pechino

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