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Quando si parla di Pubblica amministrazione, soprattutto italiana, a qualcuno viene l’orticaria. La nostra burocrazia per anni è risultata tra le più lente e macchinose al mondo, bruciando interi punti di Pil a causa della tempistica che rallentava gli affari delle imprese. Ma forse oggi qualcosa sta cambiando. La digitalizzazione ha reso tutto un po’ più facile, fluidificando quei processi che troppe volte si sono arenati. L’Italia si è attrezzata da tempo dando vita a Sogei, la società controllata dal Mef, oggi guidata dal ceo Andrea Quacivi. D’altronde, come rileva una recente ricerca a cura dell’European House Ambrosetti, oggi le imprese italiane spendono quasi 60 miliardi di euro, nella gestione dei rapporti con la Pa. Il gioco comunque, vale la classica candela. In Italia una Pa efficiente stile Germania o Francia darebbe vita a 146 miliardi di Pil aggiuntivo.

LA PA CHE SERVE

La Pubblica amministrazione “è indispensabile per assicurare la creazione di valore e di benessere degli individui, creando e mantenendo un ambiente economico favorevole alla crescita. In generale, gli enti che compongono la Pa hanno il fondamentale compito di plasmare una realtà in cui i cittadini possano condurre agevolmente, liberamente e nel modo più agile possibile le proprie attività, rendendo gli adempimenti”, si legge nella ricerca, “imposti dalle norme agevoli. In breve, ciò si traduce in risparmi di tempo e di risorse che rendono più efficace l’operato dei privati e più solido il successo delle imprese, e al tempo stesso assicurano il raggiungimento di un obiettivo collettivo e una maggiore equità e coesione sociale. Più un’amministrazione è efficiente e ben organizzata, migliori saranno i servizi e più efficace e agile sarà il contributo dei privati alla crescita economica”. Il dato è dunque presto tratto. “Quando l’amministrazione è inefficiente, ovvero quando l’ingranaggio di funzionamento dello Stato si inceppa, è l’intero sistema socioeconomico a pagarne le conseguenze in termini di irrigidimento e perdita di competitività. È qui che si rende quindi necessaria un’opera di “sburocratizzazione”, ossia di semplificazione e razionalizzazione degli enti pubblici esistenti e delle competenze e poteri a loro assegnati”.

UN FALSO MITO

Burocrazia più efficiente uguale più Pil, lo si è capito. C’è però da dire che spesso e volentieri la Pa italiana è preceduta da una pessima fama. Per esempio, una delle credenze è che abbiamo troppi dipendenti. Ma è davvero così? Non esattamente. Quando si parla di Pubblica amministrazione italiana, “non solo se ne ignorano i casi di successo, ma se ne evidenziano i tratti più negativi”, spiegano dall’Ambrosetti. Occorre cioè “fare chiarezza e riportare il dibattito in Italia all’interno di una dimensione fattuale, smascherando i falsi miti che impediscono di comprendere quanto di buono realizzato dalla Pa nazionale. Innanzitutto, la percezione comunemente diffusa è che la Pa italiana sia un apparato di dimensioni eccessive, dotato di un corpo dipendenti troppo numeroso ed eccessivamente retribuito.  I dati dimostrano che si tratta di un falso mito: i dipendenti pubblici in Italia sono proporzionalmente inferiori rispetto agli altri Paesi europei in rapporto alla popolazione totale. Con solo il 5,3% di dipendenti pubblici in rapporto alla popolazione: il Paese si colloca in fondo alla classifica europea, davanti a Grecia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Paesi Bassi, Austria e Bulgaria. Germania e Spagna hanno una dimensione simile alla nostra, mentre la Francia ha una proporzione quasi doppia rispetto all’Italia”.

IL COMMENTO DI QUACIVI (SOGEI)

Sulla necessità di una Pa efficiente e soprattutto all’altezza della seconda manifattura d’Europa, è intervenuto lo stesso Quacivi, che guida Sogei dall’agosto del 2017. “Digitalizzare significa valorizzare due caratteristiche che contraddistinguono da sempre l’Italia, concretezza e creatività”, ha scritto su Linkedin. “La nostra concretezza si fonda su solide basi, in infrastrutture tecnologiche efficienti ed efficaci e in piattaforme digitali abilitanti. La nostra creatività è legata al nostro modo di essere e di interpretare il futuro, nel digitale vi è un forte impulso è uno straordinario e vivace fermento di idee di donne e uomini consapevoli che le nostre energie migliori nei prossimi anni debbano essere indirizzati su questi temi che presentano incredibili e indiscutibili margini di miglioramento, gli obiettivi sono alla nostra portata e tutti insieme in un newdeal pubblico e privato possiamo farcela”. Di qui la speranza che il nuovo governo incentivi sempre di più una digitalizzazione verticale della Pa. “Sono sicuro che il ministro Paola Pisano (dell’innovazione, ndr) e il Team per la Trasformazione Digitale – Presidenza del Consiglio dei Ministri sapranno catalizzare questo cambiamento attraverso un semplificato coordinamento fra gli attori coinvolti, con l’individuazione di ruoli chiari tra quello politico, quello di indirizzo amministrativo e quello di execution”.

Perché una Pa efficiente e digitale può spingere il Pil

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