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“Roma paga per portare rifiuti a Vienna che ci si scalda. Non estraiamo il gas dallo Jonio. Lo fa la Grecia che poi ce lo rivende. È normale?”. Fa discutere sui social il tweet odierno di Bruno Vespa, il quale si è chiesto se sia normale che un Paese dipendente dal punto di vista energetico rinunci al proprio gas sotto il mare e al trattamento della spazzatura per trasformarla in energia. Un tweet che ha ricordato la dura verità di un Paese capace di farsi del male da solo e che fa dell’ambientalismo un uso distorto che finisce per essere ostacolo alla stessa sostenibilità.  Formiche.net ha chiesto un commento a Chicco Testa, manager industriale di lungo corso, presidente di Sorgenia e di Assoambiente.  “Siamo prigionieri di alcuni tabù che non hanno nulla a che fare con la difesa dell’ambiente”, ha fatto sapere Testa. “Semplicemente sono il frutto di atteggiamenti antiscientifici e di un fondamentalismo che rifiuta un approccio pragmatico e realistico”, ha aggiunto.

Come può un Paese dipendente all’80% dall’energia straniera rinunciare a farsi un po’ di energia in casa? Follia? Pigrizia? Autolesionismo? Forse. Fatto sta che, primo: l’Italia importa gas dall’Algeria e dalla Russia nonostante sotto i propri fondali marini vi siano discreti giacimenti di petrolio e gas. Basterebbe solo fare un buco con trivelle di moderna tecnologia e per questo sicure e avremmo una bolletta meno cara. Ma non è così (qui l’intervista recente a Davide Tabarelli, presidente Nomisma Energia). Secondo, l’Italia è un eccellente produttore di spazzatura, complice una differenziata ancora zoppicante e una carenza strutturale di impianti di smaltimento. Peccato, perché i rifiuti, a saperli trattare, produrrebbero energia a buon mercato per migliaia di persone.

I rifiuti, soprattutto quelli di Roma divenuta in questi anni simbolo della crisi gestionale della spazzatura tricolore, vengono puntualmente spediti all’estero su camion e treni, con costi esorbitanti per la collettività. Ma con vantaggi per chi li riceve e li tratta. C’è dell’assurdo ma dal 2017, come svelò a suo tempo la Bbccirca 70mila tonnellate di rifuti di Roma vengono convertiti quest’anno in energia elettrica che sarà impiegata in 170 mila case, in Austria. E questo in virtù di un accordo siglato nel 2016 con l’Ama, che fa partire tre treni da Roma con a bordo 700 tonnellate di spazzatura prodotta dai romani e impilata in container a tenuta stagna. I treni superano le Alpi e arrivano all’impianto della Evn di Zwentendorf, a circa 60 chilometri da Vienna.  Qui i rifiuti vengono bruciati e convertiti in gas che genera vapore. A sua volta, il vapore viene incanalato nella vicina centrale elettrica e convertito in energia che va ad alimentare circa 170 mila case della Bassa Austria e di Vienna.

Sfatiamo i tabù sulla difesa dell'ambiente? Il commento di Chicco Testa

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