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Il Mediterraneo è una ricchezza. Basterebbe saperle sfruttare al meglio. L’Italia lo fa, con i suoi campioni nazionali, Eni, Terna, Enel e Snam, azionista forte del Consorzio Tap, la società che gestisce il nuovo gasdotto che porterà dal prossimo anno il gas azero in Italia. Il nostro Paese, per la sua posizione geografica, è il baricentro naturale dei grandi Paesi produttori di energia, Nord Africa in testa, ma viceversa anche una fonte di investimenti e sviluppo per i Paesi dell’area mediterranea dell’est, il cosiddetto Eastmed.

Di questo si è parlato questa mattina in occasione del convegno Iai, Energie nel Mediterraneo, il contributo del settore privato allo sviluppo regionale, tenutosi presso la residenza di Ripetta. Oltre al padrone di casa, Ferdinando Nelli Feroci, presidente Iai, hanno preso parte al dibattito i rappresentanti delle principali aziende italiane impegnate nello scacchiere mediterraneo. Lapo Pistelli, direttore relazioni internazionali di Eni, Simone Mori, a capo degli Affari europei per Enel, Davide Sempio, capo relazione esterne di Tap, Luca Torchia, responsabile relazioni esterne di Terna e Luca Sabbatucci, a capo dell’area mondializzazione presso la Farnesina.

UNO SCACCHIERE COMPLESSO

Una premessa. “Il Mediterraneo è un’area che non manca certo di risorse, passate, presenti e future. Ma si tratta anche di un contesto complesso, eterogeneo con tanti pezzi che hanno traiettorie diverse tra loro”, ha spiegato Pistelli. Il quale ha tracciato una rotta per il futuro. “Credo che oggi la sfida per le imprese italiane sia investire soprattutto nel Mediterraneo orientale, l’Eastmed. Che per la regione può essere un vero e proprio punto di forza anche se non credo sia giusto definire l’Eastmed come un hub del gas. Sì, c’è l’Egitto che produce gas ma non basta”. In questo senso, “è un bene che quest’anno sia nato l’Eastmed forum, che ha avuto un primo effetto di mitigare per esempio le relazioni tra Egitto e Israele”.

ENERGIA MOLTO GREEN

Secondo Simone Mori, di Enel, non bisogna mai tralasciare il fattore green quando si parla di energia. “L’unico Paese che sta facendo i compiti a casa in termini di rinnovabili è oggi il Marocco, che importa il 95% delle proprie risorse”, ha premesso il manager di Enel. “Siamo abbastanza convinti che per quanto riguarda lo sviluppo delle rinnovabili nelle regioni mediterranee serva innanzitutto certezza delle regole e una programmazione di lungo termine, che metta i Paesi dell’area in grado di individuare la giusta manifattura per realizzare i progetti. Inoltre, il fatto che questi progetti dell’area mediterranea sia inserita negli accordi di Parigi rafforza il potere contrattuale degli investitori, il che è assolutamente positivo”.

IL RUOLO DI TAP

Se c’è un’infrastruttura che a suo modo simboleggia la capacità energetica del Mediterraneo è poi il gasdotto Tap. Proprio ieri il Consorzio guidato da Luca Schieppati ha annunciato come a partire dallo scorso 25 novembre, il gasdotto ha iniziato a immettere il primo gas nella sezione del gasdotto tra il fiume Maritza (Evros) e la stazione di compressione di Kipoi in Grecia. Si tratta dell’avvio della fase di collaudo del gasdotto che verificherà la sicurezza dell’infrastruttura e la sua piena conformità agli standard operativi e di sicurezza nazionali e internazionali.

“Un’infrastruttura come quella di Tap è destinata a portare sviluppo, concorrenza e competitività nell’area est del Mediterraneo e anche nei Balcani”, ha spiegato Sempio, manager di Tap. “Oggi l’area in questione è molto dipendente dal carbone, ma Tap può cambiare questi equilibri. Il nostro potenziale nel gas sta proprio nel contribuire alla decarbonizzazione dell’area balcanica, portando forniture pulite e meno inquinanti in molti Paesi. Il gas oggi porta sviluppo, imprese, cantieri, risorse, noi italiani in questo siamo stati pionieri. In Albania Tap è arrivato e ha trovato un Paese privo di un’infrastruttura del gas, questo si è dimostrato un terreno fertile per noi. Per questo dico che Tap gioca e giocherà un ruolo fondamentale nello sviluppo dei Balcani”.

L’IMPORTANZA DI AGIRE INSIEME

Un ultimo punto di vista è stato fornito proprio sa Sabbatucci. Per il quale “le trasformazioni energetiche non devono essere appannaggio di un solo attore ma un passaggio epocale coordinato tra gli Stati, compagnie energiche e organizzazioni non governative. Dobbiamo tenere presenti tutti gli attori coinvolti nel processo energetico per lo sviluppo sostenibile, la ricerca e l’innovazione”. In altre parole, “maggiore autonomia energetica delle nazioni significa maggiore autonomia politica ed economica e quindi una maggiore indipendenza in politica estera dei Paesi ma anche rischi di maggiore conflittualità per via dei diversi interessi nazionali qualora i paesi abbiamo raggiunto la propria autosufficienza energetica”. A tal proposito il manager Terna, Torchia, ha sottolineato l’importanza “dello sviluppo delle reti elettriche gioca un ruolo fondamentale per portare una maggiore integrazione politica e sociale nella sponda meridionale tra i paesi del Mediterraneo orientale”.

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