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Ancora un round al Viminale sulla manovra. Matteo Salvini continua a tessere piano piano la tela della prossima legge di Stabilità (qui l’intervista odierna a Innocenzo Cipolletta), di concerto con le parti sociali. Questa mattina, poco dopo le 10, sedevano al tavolo con Salvini circa 46 sigle, tra imprese, dirigenza e lavoratori. Tra queste la Cida, la rappresentanza dei dirigenti del pubblico e del privato.

Il presidente Cida, Mario Mantovani, ha fornito una sua versione dei lavori al Viminale. “Abbiamo ribadito la necessità di evitare tagli al welfare, potenziando invece sanità e previdenza per bilanciare le tendenze demografiche, con l’invecchiamento della popolazione”, ha detto. Un messaggio, ribadisce il presidente, “a favore di una politica economica di stabilità, intesa non come conservazione dell’esistente, ma come affermazione di coraggio e responsabilità”. Mantovani chiede “un impegno straordinario di manutenzione dello Stato sociale, cui si devono affiancare politiche per la famiglia, per l’istruzione, per il sostegno alle transizioni lavorative, anche attraverso modelli di formazione continua”.

“L’impegno è di tale portata e durata da non poter essere affrontato con le sole forze di una legge di Bilancio, con l’impegno pur deciso e chiaro di uno o più partiti politici, con l’emanazione di nuove leggi e decreti urgenti. Per questo abbiamo chiesto, quindi, di concentrare gli sforzi del governo sulla composizione di un quadro di stabilità e di riduzione del rischio-paese, avviando nel contempo un percorso di lungo termine, con partecipazione ampia ed equa di cittadini e imprese”.

NO AL SALARIO MINIMO

Non è finita. Entrando poi nel merito delle iniziative concrete, Mantovani sottolinea ad Adnkronos/Labitalia di aver “ribadito il nostro giudizio negativo sul salario minimo, preferendo una più ambiziosa proposta di lavoro organizzato, che superi in prospettiva la distinzione fra lavoro autonomo e quello dipendente e sia finalizzata ad alleggerire e rendere flessibile l’impianto retributivo e i livelli organizzativi corrispondenti, sviluppandoli nei contratti più specifici, a livello aziendale. Altra proposta concreta che abbiamo portato al tavolo con il governo, riguarda la necessità di managerializzare il nostro sistema produttivo, caratterizzato da una fitta presenza di medie-piccole e micro-imprese. L’attuale carenza di manager limita le potenzialità di crescita e di queste realtà produttive e impedisce l’ingresso di capitali esterni”, spiega Mantovani.

I DUBBI SULLA FLAT TAX

La Cida è oggettivamente perplessa anche sulla flat tax, la creatura della Lega per eccellenza. “Abbiamo manifestato critiche anche sulle ipotesi di una flat tax, peraltro non ancora definita in concreto, che secondo le nostre elaborazioni, in base alle indicazioni raccolte ai tavoli di confronto con le forze politiche, comporterebbe una riduzione delle entrate tributarie di circa 25 miliardi”, spiega Mantovani. “A nostro giudizio, sarebbe preferibile una riduzione delle imposte sui redditi delle società (Ires) e incorporazione dell’Irap favorendo la localizzazione di nuove imprese italiane ed estere, la permanenza di quelle esistenti e lo sviluppo dell’occupazione nei settori a maggiore redditività”.

 

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